VI Comm: Panariti su certificazione competenze formative
(ACON) Trieste, 22 mar - MPB - Poter far valere non solo le
competenze acquisite in maniera formale, ma anche quelle
derivanti da apprendimento non formale o informale.
L'argomento è stato affrontato dalla VI Commissione del Consiglio
regionale, presieduta da Franco Codega (Pd), con l'audizione
dell'assessore alla formazione Loredana Panariti in merito alla
certificazione delle competenze e alle conseguenti sinergie con
il sistema della formazione professionale.
Tema di attualità, emerso prepotentemente a livello nazionale nel
2012 con la legge 92, conosciuta come legge Fornero, che ha
introdotto un nuovo diritto per il cittadino, quello di fruire di
opportunità di apprendimento accessibili ed efficaci lungo tutto
l'arco della vita, da poter dunque accrescere e aggiornare nel
tempo. Oltre alla legge Fornero e alla successiva intesa
sull'apprendimento permanente, il quadro normativo nazionale è
delineato da alcuni decreti e provvedimenti successivi. Nella
sostanza si tratta di quel procedimento pubblico che consente al
cittadino di vedersi riconosciute con un'attestazione ufficiale
(riferita a standard minimi definiti omogenei e condivisi) tutte
le proprie competenze comunque acquisite, pertanto formalizzate
in un documento.
E' un percorso richiesto a livello nazionale ed europeo e
l'attenzione al tema è dovuta al ruolo che le Regioni, in quanto
enti pubblici titolari, svolgono in merito: alcune hanno già
operato, altre, come il Friuli Venezia Giulia, stanno
intervenendo; nella nostra regione, inoltre, la legge 18 del 2005
riconosce le competenze acquisite.
Così l'assessore ha fatto il punto sul lavoro svolto per
rispondere alla normativa vigente che riconosce al cittadino
questo diritto, sottolineando che quella del rispetto normativo
non è la sola motivazione perché - è stato precisato - tutto ciò
promuove la mobilità geografica professionale delle persone,
favorisce l'incontro tra domanda e offerta nel mercato del
lavoro, accresce la trasparenza degli apprendimenti e dei
fabbisogni, favorisce la spendibilità delle certificazioni in
ambito nazionale ed europeo.
Dunque, vengono regolamentati gli standard di processo per
individuare le competenze (riconducibili a una o più
qualificazioni) e per accertarne il possesso, per poi attestarle
con il rilascio di certificati e documenti di validazione.
Le competenze vanno accertate sulla base di repertori - aperti e
aggiornabili - riferiti a una serie di qualificazioni e profili;
dei 24 repertori di previsti la nostra regione per ora ne ha
definiti 12, spaziando dal turismo alle produzioni alimentari,
dal legno arredo alla meccanica, l'edilizia, l'agricoltura.
Il nostro repertorio è l'unico in Italia a essere correlato con
il quadro nazionale. Contiamo di approvare entro luglio un primo
piano regolamentare con cui definire criteri di gestione, regole
e procedure, requisiti professionali - ha detto l'assessore
annunciando che è in corso una sperimentazione e sottolineando
che nella programmazione sono previste le risorse per procedere
in questo percorso.
Da parte di consiglieri domande di chiarimento sulle modalità di
accertamento delle competenze non formali e informali
(Novelli-FI); sull'ampiezza della platea potenzialmente
interessata, sulle relazioni operative con i Centri per
l'impiego, e sul rapporto tra i diversi livelli regionale,
nazionale ed europeo (Codega); sul collegamento che questo
intervento può avere con il mondo degli educatori e in rapporto
al sostegno al reddito (Cremaschi-Pd); sull'effetto all'interno
del processo formativo (Da Giau-Pd) e sulla sinergia con il
sistema regionale della Formazione professionale (Frattolin-M5S).
A questo proposito è stato precisato che i nostri percorsi
formativi si baseranno da ora in poi sui repertori, venendo così
calibrati in termini di competenze con la possibilità di essere
più flessibili e articolati.
(foto, immagini tv)