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VI Comm: Panariti su certificazione competenze formative

22.03.2016
15:01
(ACON) Trieste, 22 mar - MPB - Poter far valere non solo le competenze acquisite in maniera formale, ma anche quelle derivanti da apprendimento non formale o informale.

L'argomento è stato affrontato dalla VI Commissione del Consiglio regionale, presieduta da Franco Codega (Pd), con l'audizione dell'assessore alla formazione Loredana Panariti in merito alla certificazione delle competenze e alle conseguenti sinergie con il sistema della formazione professionale.

Tema di attualità, emerso prepotentemente a livello nazionale nel 2012 con la legge 92, conosciuta come legge Fornero, che ha introdotto un nuovo diritto per il cittadino, quello di fruire di opportunità di apprendimento accessibili ed efficaci lungo tutto l'arco della vita, da poter dunque accrescere e aggiornare nel tempo. Oltre alla legge Fornero e alla successiva intesa sull'apprendimento permanente, il quadro normativo nazionale è delineato da alcuni decreti e provvedimenti successivi. Nella sostanza si tratta di quel procedimento pubblico che consente al cittadino di vedersi riconosciute con un'attestazione ufficiale (riferita a standard minimi definiti omogenei e condivisi) tutte le proprie competenze comunque acquisite, pertanto formalizzate in un documento.

E' un percorso richiesto a livello nazionale ed europeo e l'attenzione al tema è dovuta al ruolo che le Regioni, in quanto enti pubblici titolari, svolgono in merito: alcune hanno già operato, altre, come il Friuli Venezia Giulia, stanno intervenendo; nella nostra regione, inoltre, la legge 18 del 2005 riconosce le competenze acquisite.

Così l'assessore ha fatto il punto sul lavoro svolto per rispondere alla normativa vigente che riconosce al cittadino questo diritto, sottolineando che quella del rispetto normativo non è la sola motivazione perché - è stato precisato - tutto ciò promuove la mobilità geografica professionale delle persone, favorisce l'incontro tra domanda e offerta nel mercato del lavoro, accresce la trasparenza degli apprendimenti e dei fabbisogni, favorisce la spendibilità delle certificazioni in ambito nazionale ed europeo.

Dunque, vengono regolamentati gli standard di processo per individuare le competenze (riconducibili a una o più qualificazioni) e per accertarne il possesso, per poi attestarle con il rilascio di certificati e documenti di validazione.

Le competenze vanno accertate sulla base di repertori - aperti e aggiornabili - riferiti a una serie di qualificazioni e profili; dei 24 repertori di previsti la nostra regione per ora ne ha definiti 12, spaziando dal turismo alle produzioni alimentari, dal legno arredo alla meccanica, l'edilizia, l'agricoltura.

Il nostro repertorio è l'unico in Italia a essere correlato con il quadro nazionale. Contiamo di approvare entro luglio un primo piano regolamentare con cui definire criteri di gestione, regole e procedure, requisiti professionali - ha detto l'assessore annunciando che è in corso una sperimentazione e sottolineando che nella programmazione sono previste le risorse per procedere in questo percorso.

Da parte di consiglieri domande di chiarimento sulle modalità di accertamento delle competenze non formali e informali (Novelli-FI); sull'ampiezza della platea potenzialmente interessata, sulle relazioni operative con i Centri per l'impiego, e sul rapporto tra i diversi livelli regionale, nazionale ed europeo (Codega); sul collegamento che questo intervento può avere con il mondo degli educatori e in rapporto al sostegno al reddito (Cremaschi-Pd); sull'effetto all'interno del processo formativo (Da Giau-Pd) e sulla sinergia con il sistema regionale della Formazione professionale (Frattolin-M5S).

A questo proposito è stato precisato che i nostri percorsi formativi si baseranno da ora in poi sui repertori, venendo così calibrati in termini di competenze con la possibilità di essere più flessibili e articolati.

(foto, immagini tv)