CR per 40° terremoto: intervento sindaco Honsell (2)
(ACON) Udine, 6 mag - COM/RCM - "Benvenuto in Friuli, benvenuto
a Udine per commemorare insieme a noi quel giorno di immane
tragedia e devastazione che cancellò per l'eternità, in pochi
istanti, tante vite, ricordi, esperienze, affetti, progetti".
Queste le parole di accoglienza del sindaco di Udine, Furio
Honsell, per il presidente della Repubblica. Parole che
immancabilmente evocano una tragedia, ma il sindaco non ha
mancato di sottolineare che "il 6 maggio 1976 fu anche il giorno
che segnò l'inizio della ricostruzione del Friuli, una
straordinaria epopea che sa di leggenda. Fu lezione di resilienza
per tutte le comunità che anche in futuro vorranno chiamarsi
tali.
"Fu un paradosso: il Friuli seppe trasformare una tragedia in un
Rinascimento. Friuli, terra di emigrazione sin dall'800, che a
fronte delle devastazioni del terremoto avrebbe potuto non
sollevarsi mai più. Invece, facendo leva sulla determinazione
della sua gente, sulla coesione sociale, sulla solidarietà
locale, nazionale e internazionale, scrisse una pagina memorabile
di storia dell'Umanità che mitigò il dolore per le perdite umane
restituendo l'orgoglio a una comunità unita, facendole
raggiungere un livello di benessere mai immaginato prima. La
maturità dei friulani di allora fu esemplare. Vollero far
ripartire la ricostruzione dalle fabbriche e l'unica nuova
fabbrica che chiesero di costruire fu la 'fabbrica della
conoscenza': l'Università. 'Il Friul al à di salta fur dal
taramot' non alla maniera dei morti, con i piedi, con una nuova
emigrazione, ma alla maniera dei vivi, 'cul cjaf' (con la testa).
Nelle tendopoli ci fu la raccolta decisiva di firme per una legge
di iniziativa popolare per l'istituzione dell'Università di
Udine.
"Oggi è stata scoperta una lapide dedicata a uno dei protagonisti
di quel Rinascimento e vengono ricordati tanti singoli nomi di
persone, ma non dobbiamo lasciarci ingannare pensando che quella
fu una stagione nella quale vissero alcuni giganti ai quali va
singolarmente il merito.
"Se fu possibile consegnare alla Storia della nostra Patria un
esempio così sublime, il merito fu di ogni singolo friulano, di
ogni singolo cittadino che venne da fuori a prestare soccorso ed
a aiutare. E fu merito dell'autorevolezza della politica e delle
istituzioni sia nazionali che locali, e della fiducia che i
cittadini riponevano in tali istituzioni, proprio quelle che oggi
invece vengono denigrate da tanta antipolitica. Fu merito della
forza di quelle organizzazioni e di quegli organismi intermedi
che oggi tanti giudicano inutili, come i partiti e i sindacati.
Ci fu una straordinaria partecipazione popolare, ma questa non fu
individuale, bensì collettiva, come ai tempi della Resistenza.
Signor presidente, il Friuli è stato insignito della medaglia
d'oro per la lotta di Liberazione per quanto seppe fare 71 anni
fa, e qualcosa di molto simile accadde 40 anni fa: ci fu una
presa di coscienza collettiva e una decisiva spinta al
rinnovamento del concetto di pratica della cittadinanza, il
terremoto fu la molla per una partecipazione attiva a una vicenda
collettiva della regione, per una diffusa assunzione di
responsabilità.
"Un passaggio straordinariamente innovativo, ma decisivo, fu
proprio la delega operativa sostanziale ai sindaci. Il conferire
loro l'autonomia di funzionari regionali permise di superare,
grazie anche alla Commissione speciale, quella carestia di
responsabilità che è la burocrazia, di quel governo di nessuno,
che oggi paralizza noi sindaci rendendoci subalterni a un
apparato dirigenziale esecutivo irresponsabile. Quell'autonomia
di potere delegato ai sindaci permise anche di risolvere i
conflitti che inevitabilmente emersero senza dover consegnare
all'ignavia di un farraginoso sistema giudiziario amministrativo
o di controllo, quanto poteva molto più rapidamente essere deciso
direttamente.
"Quella fu una stagione nella quale la politica seppe essere
vicina ai cittadini, seppe essere attiva proprio perché non fu
delegittimata, o commissariata da superburocrati o da organi di
controllo autoreferenziali. Anche questa è una lezione che viene
dal Friuli: fiducia ai cittadini, fiducia ai sindaci che sono da
loro eletti, fiducia nella politica e nella sua organizzazione.
Questa fiducia, questa autonomia, questa operatività deve
continuare a essere delegata a chi opera sul territorio perché è
l'unica soluzione anche per affrontare le grandi e urgenti
questioni di questa nostra epoca, come il flusso dei richiedenti
asilo che a decine vengono scartati dai Paesi del Nord Europa ed
entrano dall'Austria in Friuli giungendo quotidianamente a Udine.
"A nome di tutti i sindaci del Friuli e delle comunità che
rappresentano, le porgo i più calorosi saluti, signor presidente,
in quest'anno che ricorda i 40 anni del terremoto, i 70 anni del
voto alle donne (anche se nella Libera Repubblica Partigiana
della Carnia le donne votarono già nel 1944) e i 150 anni
dell'ingresso di quasi tutto il Friuli nell'Italia Unita, dopo il
plebiscito seguito alla Terza Guerra di Indipendenza.
"Sia sempre vivo il ricordo di coloro che perirono nel terremoto
del Friuli del 6 maggio 1976, ma anche il ringraziamento a coloro
che seppero ricostruirlo".
(foto; immagini tv)
(segue)