VI Comm: audizione rettore ateneo Trieste (1)
(ACON) Trieste, 10 mag - RCM - La VI Commissione del Consiglio
regionale si è interrogata sul fenomeno dell'abbandono
universitario e sulla situazione dei giovani ricercatori, e lo ha
fatto chiamando in audizione i rettori rispettivamente
dell'ateneo di Trieste, Maurizio Fermeglia, di Udine, Alberto
Felice De Toni, e della Scuola internazionale superiore di studi
avanzati (Sissa) di Trieste, Stefano Ruffo.
Due i grandi ambiti dell'abbandono, per Fermeglia: quello in
ingresso e quello in itinere.
L'abbandono in ingresso vede, quale causa esterna, ovvero non
imputabile all'università, il calo della popolazione giovanile
italiana, perciò una soluzione potrebbe essere l'apertura agli
stranieri, anche organizzando corsi in inglese. Altra causa
esterna, gli immigrati e i loro figli non sono attratti
dall'offerta educativa causa la mancanza di incentivi economici;
come soluzione si sta pensando a borse di studio, anche perché
l'istruzione è il primo passo fondamentale per l'integrazione.
Risorse per il diritto allo studio insufficiente. Così come si
auspica un sostegno economico per le tasse universitarie che sono
sentite come troppo alte (siamo i terzi in Europa), a fronte di
servizi non all'altezza e insufficienti: si stanno migliorando le
aule di studio, mettere a disposizione più ore delle biblioteche,
migliorare i servizi di trasporto regionale (compito, questo,
della Regione). Ci sono, poi, due cause interne che provocano
l'abbandono in ingresso: corsi di studio poco appetibili, che si
sta cercando di riorganizzare; l'inadeguatezza dei corsi di
studio alle esigenze del mercato del lavoro (si è avviato un
dialogo con gli stakeholder per migliorare i corsi di studio).
L'abbandono in itinere vede, per il rettore di Trieste,
innanzitutto la scarsa preparazione degli studenti dopo le scuole
superiori, registrata in maniera costante negli ultimi anni. Come
strategia, si può pensare all'offerta di corsi sulle materie in
cui la scuola è deficitaria, posto che - ha riflettuto Fermeglia
- in primis i ragazzi oggi non sanno scrivere in un buon
italiano. La scarsa motivazione è la seconda causa di abbandono:
in questo giocano un ruolo importante anche i media, che non
hanno fatto un buon servizio alle università in questi anni,
preferendo spingere sulla possibilità di fare guadagni facili
invece che sulla motivazione allo studio. Il mondo del lavoro,
poi, non è ricettivo: bisogna, allora, far capire ai ragazzi qual
è la visione complessiva a cui puntare, quale lo scopo da
raggiungere. Se queste sono cause esterne, per le cause interne
si segnalano metodologie didattiche obsolete dei docenti (i quali
spesso sono essi stessi demotivati dalla loro personale
situazione specie in rapporto al trattamento nel resto d'Europa)
e l'inadeguatezza dei crediti formativi universitari (Cfu): la
soluzione è introdurre strumenti didattici più moderni.
Quanto alle prospettive dei ricercatori, Fermeglia ha segnalato
che il loro spazio nel sistema accademico dipende, tra l'altro,
da limiti nel turnover del personale docente per mancato
rimpiazzo di chi se ne va; settori scientifici disciplinari
troppo ristretti; predilezione agli avanzamenti di carriera;
scarsa propensione agli spostamenti (le cause sono varie, non
ultima perché non si garantiscono i servizi alle famiglie che
devono seguire il docente nella nuova sede). Ma dipende anche dai
limitati finanziamenti alle università, causati dal calo del
numero degli studenti piuttosto che dalla scarsa propensione del
privato a sostenere la ricerca, o dai troppo adempimenti
amministrativi. Non da ultimi, vi sono la situazione dei
laboratori di ricerca, che registrano strumenti e infrastrutture
obsoleti, e un inadeguato sistema dei trasporti in regione.
Invece lo spazio nel sistema della ricerca è segnato da una
situazione regionale satura, orientata al reclutamento
internazionale (anche se questo è un bene, a detta di Fermeglia)
e con imprese scarsamente interessate a ricerca e didattica.
Le priorità di intervento sono borse di studio finalizzate a
sostenere le famiglie, incentivandole a iscrivere i ragazzi;
investimenti per l'edilizia universitaria, obsoleta; sostegno a
creare laboratori pubblico/privati rivolti alle imprese; la
divulgazione scientifica per avvicinare i giovani all'alta
formazione.
(immagini tv)
(segue)