CR: attività estrattive, relatore maggioranza Lauri (3)
(ACON) Trieste, 6 lug - RCM - Realizzare finalmente e in tempi
brevi il Piano regionale delle attività estrattive (Prae),
subordinando le nuove autorizzazioni al rilascio delle
concessioni per l'esecuzione della manutenzione degli alvei come
previste dalla legge regionale 11/2015 sulla difesa del suolo; a
valutare i fabbisogni, anche alla luce della presenza sul mercato
di materiale riutilizzabile derivante dal riciclo degli inerti da
demolizione e di privilegiare la risistemazione dei vecchi siti
estrattivi abbandonati e l'ampliamento di quelli esistenti
all'apertura di nuove cave.
Sono questi, per il secondo relatore di maggioranza, Giulio Lauri
(Sel), gli obiettivi del disegno di legge sulle attività
estrattive.
Dal momento che quella estrattiva - ha aggiunto Lauri - è a tutti
gli effetti un'attività di natura economica realizzata da imprese
private, nel momento in cui si chiede al settore di intraprendere
un percorso di cambiamento caratterizzato da una maggiore
attenzione per l'interesse pubblico di tutela dell'ambiente e dal
contributo al mantenimento della sicurezza idraulica dei corsi
d'acqua, si tratterebbe anche di accompagnarla dal punto di vista
normativo ed economico, indirizzando così con maggiore efficacia
una evoluzione positiva dell'intero sistema.
Se un difetto, per Lauri, va trovato in questo ddl, così come in
altre norme regionali che presenterebbero una natura
intersettoriale, è proprio di essere orientato a una profonda
trasformazione del sistema che muove da considerazioni di
carattere ambientale, senza operare nel contempo anche
sull'intero contesto normativo che riguarda altri aspetti
ambientali e la disciplina dei rifiuti, sugli aspetti di
incentivazione economica e sui possibili risvolti occupazionali
che tale cambiamento potrebbe determinare nella fase transitoria
di passaggio dal vecchio sistema a quello nuovo.
Nella pianificazione dell'attività estrattiva - così ancora il
relatore - va, infatti, tenuta nella debita considerazione la
distinzione fra materiali lapidei di minore valore economico e
maggiore disponibilità, quali la sabbia la ghiaia e il pietrisco
calcareo, materiali molto pregiati e rari quali la pietra
ornamentale e alcuni tipi di pietrisco calcareo come il
marmorino, e altri ancora di minore valore e molto meno presenti
ma ugualmente richiesti dal mercato come i gessi e i laterizi.
Ecco che allora che il Prae può essere uno strumento molto utile
per pianificare l'attività estrattiva, da un lato indicando al
sistema economico le zone interdette all'attività estrattiva per
motivi ambientali, dall'altro indicando a esso e alle stesse
amministrazioni comunali le zone su cui sarà possibile
programmarne lo svolgimento, individuando nuove destinazioni
d'uso.
Durante il passaggio in Aula - ha chiosato il consigliere - è
auspicabile siano risolti ulteriori aspetti su cui la norma non
appare al momento pienamente soddisfacente. In particolare
restano da affrontare i seguenti nodi: è necessario il passaggio
del Prae in Commissione consiliare così come già avviene per
molti altri atti di programmazione territoriale e ambientale in
capo alla Giunta regionale; il calcolo della percentuale di
materiale litoide già autorizzato ed effettivamente scavato che
darà luogo o meno a una nuova autorizzazione deve essere
effettuato per sottobacini geografici e rapportato anche alla
effettiva distanza fra gli impianti di lavorazione a disposizione
del proponente e le zone di concessione degli inerti da estrarre
nei fiumi; vanno precisate le modalità con cui il proponente, la
Regione e il Comune si accordano su un eventuale nuovo progetto
di valorizzazione e risistemazione finale del sito alla
conclusione della coltivazione, prevedendo in ogni caso lo
screening o la valutazione di impatto ambientale del nuovo
progetto; è utile introdurre l'istituto della "sorpresa
geologica" e specificare come essa possa determinare modifiche
limitate al progetto di coltivazione iniziale, costituendo in tal
caso una variante non sostanziale; specificare maggiormente i
requisiti del collaudatore, assegnando alla Regione almeno il
compito di accompagnare i Comuni nella scelta di figure
effettivamente qualificate, contribuendone alla selezione; va
completata la disciplina transitoria definendo le modalità di
rinnovo delle autorizzazioni di più immediata scadenza.
(immagini tv)
(segue)