M5S: inquinamento aria, dai dati ARPA elevati rischi diossina in FVG
(ACON) Trieste, 29 lug - COM/MPB - Qual è lo stato di salute
dell'aria nel Friuli Venezia Giulia? Certamente non buono. A
confermarlo è il Report dell'Arpa sulla qualità dell'aria che i
portavoce del MoVimento 5 Stelle in Consiglio regionale hanno
studiato in modo approfondito e analizzato in ogni suo aspetto.
"I dati sono allarmanti e troppe sono le criticità emerse da
questo studio. Innanzitutto - spiega Eleonora Frattolin (M5S) -
sono state ridotte le stazioni di misurazione degli inquinanti:
da 44 sono passate a 27, ma nel report del 2014 si parlava di una
riduzione finale a 33 centraline. Perché si e scelto di ridurre
di altre 5? Inoltre da un anno persistono non ben chiariti
problemi tecnici che impediscono ai tecnici di Arpa di eseguire i
modelli teorici necessari per avere un quadro completo della
situazione su tutto il territorio regionale.
"Il report presenta poi banali errori di copia e incolla che si
trascinano inspiegabilmente da tre anni, ma anche vere e proprie
sparizioni. Dal documento dello scorso anno è scomparso infatti
l'indice di diluizione che valuta la dispersione degli inquinanti
in un determinato territorio. Ecco, su tutte queste anomalie -
precisa la portavoce del M5S - chiederemo spiegazioni dettagliate
ai dirigenti dell'Arpa e alla giunta Serracchiani".
Sono i dati però quelli che preoccupano di più.
"Per quanto riguarda il Particolato (PM10 E PM 2,5) il 30 per
cento delle zone di pianura, dove risiedono più di 260 mila
persone, è interessato dal superamento delle PM10. A Trieste in
tutte le stazioni di rilevamento la media annua è sempre
superiore alla soglia di attenzione. Infine nelle aree
industriali si riscontrano valori molto elevati a Torviscosa e si
rileva che l'unica centralina attrezzata per rilevare le polveri
fini (PM 2,5) si trova a Monfalcone. È l'unica in tutte le aree
industriali il Friuli Venezia Giulia.
"Per quanto riguarda il biossido di azoto (NO2) - sottolinea
ancora Frattolin - di fatto, per il 2015, non disponiamo di dati
sull'inquinamento a Trieste derivato dal traffico. Assurdo. Così
com'è assurdo che vengano definiti "coerenti rispetto agli anni
precedenti" i valori del benzene. Intanto si tratta di valori in
leggera crescita rispetto al 2014, ma soprattutto si dovrebbe
puntare decisamente a una riduzione del benzene (come per tutti
gli inquinanti).
"A nostro avviso è grave mostrare una certa soddisfazione per il
fatto che i dati siano rimasti sostanzialmente gli stessi.
"L'aspetto peggiore in assoluto è dato però dall'assenza di
analisi delle diossine. Fortemente cancerogene a dosi bassissime,
le diossine - prodotte principalmente dai grandi impianti
industriali (e in maniera infinitamente più ridotta dagli
impianti di riscaldamento o dalle automobili) - sono estremamente
resistenti alla degradazione chimica e biologica e facilmente
trasportabili dalle correnti atmosferiche, rendendo così
possibile la contaminazione di luoghi lontani dalle sorgenti di
emissione. Nel tempo queste sostanze tendono infatti ad
accumularsi negli organismi viventi. Salendo nella catena
alimentare, la concentrazione di tali sostanze può aumentare,
giungendo ad esporre a rischio maggiore proprio l'uomo.
"Non essendoci analisi puntuali sul territorio, finora Arpa ha
fatto una valutazione della potenziale presenza di diossina nel
Friuli Venezia Giulia, basandosi su dati del 2010 che però sono
stati resi pubblici solo l'anno scorso.
"Bene, da queste stime si evince che solo a Trieste ci sono più
di 13 mila milligrammi all'anno, più della metà del totale della
diossina prodotta in tutta la regione che risulta essere di 21,5
grammi. Per fare qualche confronto l'Austria produce solo 1,5
grammi all'anno, mentre la sola Ilva di Taranto immette nell'aria
14,9 grammi. Ricordiamo che secondo l'Organizzazione Sanitaria
Mondiale (Oms) un bambino di 20 kg non può mangiare alimenti
contenenti più di 20 picogrammi di diossina al giorno. Un
picogrammo è un millesimo di miliardesimo di grammo.
"La situazione di Trieste - aggiunge il portavoce del M5S Andrea
Ussai - è molto grave anche perché manca completamente una rete
di monitoraggio affidabile. La giunta Serracchiani aveva promesso
che la rete sarebbe stata completata entro il dicembre del 2014,
ma di fatto i dati prodotti dalle stazioni di monitoraggio non
sono utilizzabili e molte centraline sono proprio fuori uso.
Crediamo che la politica dovrebbe ritenere urgente individuare le
fonti di un inquinamento così pesante attraverso analisi accurate
e costanti nel tempo".
Nel corso dell'incontro con la stampa che si è tenuto questa
mattina nel palazzo della Regione a Trieste è stato presentato
anche lo studio "Progetto Chicken's POPs" che sarà condotto dal
biologo Federico Grim per individuare i contaminanti organici
persistenti in alcune galline del Maniaghese. Grazie alle analisi
comparate dei congeneri delle diossine sarà possibile rilevare
l'eventuale tipologia delle fonti inquinanti. Ciò potrà dare
indicazioni utili a capire l'effetto cumulativo di diversi
impianti produttivi in un territorio limitato come quello del
Maniaghese al fine di proporre modifiche alla normativa in tema
di autorizzazioni ambientali.
Da ricordare che alla fine del 2015 proprio in alcune aree vicine
a Maniago alcune analisi effettuate da parte dell'Istituto
Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie, su incarico dell'ASL
Friuli Occidentale, avevano evidenziato livelli di contaminazione
da contaminanti organici persistenti (in particolare diossine)
piuttosto rilevanti.