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III Comm: esame linee indirizzo assistenza disturbi autistici

19.01.2017
17:44
(ACON) Trieste, 19 gen - RCM - Esame, in III Commissione consiliare presieduta da Franco Rotelli (Pd), delle linee di indirizzo regionali per il percorso assistenziale dei disturbi dello spettro autistico (Dsa) in età evolutiva.

I consiglieri, presente l'assessore Maria Sandra Telesca, hanno dapprima ascoltato le considerazioni della Consulta regionale delle associazioni delle persone disabili e delle loro famiglie, di 5 associazioni di famiglie per l'autismo di Udine, Pordenone, Trieste, Pasian di Prato, poi quelle della stessa Telesca. Le audizioni erano state richieste dal Gruppo Autonomia Responsabile.

È un punto di inizio - ha così detto il presidente della Consulta - che noi auspichiamo abbia tempi brevissimi di attuazione, in particolare per quanto attiene l'istituzione del gruppo di lavoro che dovrà definire le linee di indirizzo per l'età adulta, oltre a un adeguato monitoraggio della situazione evitando discrepanze di applicazione sul territorio regionale.

Dalle associazioni, invece, una lista di punti critici: i dati epidemiologici regionali sono sottostimati rispetto alle rilevazioni nazionali e internazionali; manca una analisi della situazione storica per verificare cosa potenziare e quali strutture far diventare centro di coordinamento; le ore previste per gli interventi riabilitativi sono insufficienti e non in linea con le raccomandazioni internazionali; il ruolo delle famiglie nella partecipazione al progetto riabilitativo è assente; l'istituzione scolastica è stata trascurata. Non da ultimo, il documento potrebbe non essere in linea con i nuovi Lea (Livelli essenziali di assistenza) sull'autismo, perciò la richiesta è che sia rivisto con una maggiore collaborazione da parte del mondo accademico e di rappresentanti delle famiglie coinvolte con i Dsa.

Tra i primi dati che si possono ricavare dalle linee regionali è il fatto che "l'autismo è una condizione che implica, per le famiglie, un importante carico sia sul piano emotivo che su quello economico. Nei Paesi anglosassoni è stato calcolato che, nell'arco della vita, una famiglia spende circa 2,4 milioni di dollari per i supporti educativi e riabilitativi e per le terapie". Inoltre "la presa in carico deve essere precoce, intensiva e curriculare da parte di un'équipe costituita da professionisti competenti a cui deve essere garantita una formazione specifica e continua". Non da meno, "il programma di presa in carico deve prevedere durante tutto il percorso il coinvolgimento della famiglia, che diventa parte operativa integrante del programma, e degli operatori del contesto extra-familiare, principalmente la scuola".

Ecco che l'obiettivo del documento è definire un percorso diagnostico, abilitativo e assistenziale del bambino/adolescente omogeneo a livello regionale in tutte le sue fasi attraverso la messa in rete degli operatori specificamente formati, individuando "team diagnostici" e "team di presa in carico" aziendali. Ma anche: facilitare il rilievo precoce del sospetto di autismo da parte del pediatra di libera scelta per l'invio tempestivo ai team diagnostici; avviare il minore alle strutture diagnostiche preposte per l'avvio del percorso che effettuano la prima visita entro 30 giorni; coinvolgere, nel programma di intervento pianificato e condiviso con la famiglia, tutti gli ambiti di vita del bambino per una maggiore efficacia dei risultati; prevedere l'adeguamento del progetto individualizzato in base alle esigenze età-correlate e alla situazione del paziente attraverso periodiche verifiche da parte del team di competenza; istituire un osservatorio regionale per la verifica dell'attuazione e il monitoraggio del programma e un registro regionale dotato di adeguati strumenti informatici; garantire una formazione specifica per l'acquisizione e il mantenimento delle competenze diagnostiche e abilitative degli operatori; promuovere progetti di ricerca traslazionale e di base a valenza regionale che veda la collaborazione di tutti i Servizi coinvolti.

Questo soprattutto perché una rilevazione a livello regionale, che si rifà al 31 dicembre 2014, ha disegnato un quadro disomogeneo per quanto attiene i percorsi di diagnosi, cura e tutela di bambini e adolescenti affetti da Dsa. Dall'analisi si rileva che, nel corso del 2014, sono state formalizzate presso le strutture pubbliche distrettuali e presso la neuropsichiatria ospedaliera dell'Irccs Burlo Garofolo di Trieste 123 nuove diagnosi di autismo, mentre il numero di bambini/adolescenti con diagnosi di Dsa in carico ai Servizi pubblici è 425. A questi ultimi vanno aggiunti 49 maggiorenni. I tempi di accesso al servizio diagnostico, in caso di sospetto di Dsa, variano dai 10 ai 30 giorni.

Abbiamo considerato molto i più piccoli - è stato ammesso da Marco Carrozzi, direttore della neuropsichiatria infantile del Burlo Garofolo che ha preso parte alla stesura del documento -, ma ciò non significa che abbiamo trascurato i grandi. La diagnosi precoce è fondamentale. Le critiche avanzate sono state un po' pretestuose. Bene il suggerimento di inserire l'aspetto sportivo nella vita quotidiana del bambino autistico.

Roberta Ruffilli, direttrice della neuropsichiatria infantile di Pordenone, ha parlato dell'importanza di condividere protocolli di lavoro. Ha poi spiegato come, dai 7 anni in su, sia indispensabile lavorare negli ambienti di vita del bambino, dalla famiglia alla scuola ai centri estivi. Licenziare le linee regionali è importantissimo.

Tra i più critici del documento giuntale, Walter Santarossa (AR), che ha contestato numeri, protocolli, modello di efficacia, linee nazionali non tenute in considerazione, componenti del tavolo di lavoro, e ha chiesto che quest'ultimo torni a sedersi e si chiami a parteciparvi maggiormente le associazioni delle famiglie. Si tratta di coinvolgere strutturalmente i portavoce dei genitori, forse poco rappresentati dalla Consulta dei disabili - ha rimarcato il collega di Gruppo Roberto Barillari -, e aumentare lo spessore scientifico del tavolo di lavoro.

Se ci abbiamo messo 6 mesi a stilare il documento - ha aggiunto l'assessore Telesca -, è proprio perché abbiamo ascoltato tutti, anche il privato sociale, poi abbiamo accolto alcune delle loro richieste e altre no, ma abbiamo chiamato tutti i rappresentanti delle associazioni. Queste linee di indirizzo sono il primo passo per arrivare alle regole. Ci sarà un momento di confronto tra noi su quanto ascoltato oggi, ma dobbiamo andare avanti, dobbiamo garantire l'omogeneità ai cittadini.

(immagini tv) RC