News


CR: Giorno del Ricordo, presidente Iacop (1)

27.02.2017
10:56
(ACON) Trieste, 27 feb - MPB - Il Giorno del Ricordo in memoria delle vittime delle foibe, dell'esodo giuliano-dalmata e delle vicende del confine orientale, che cade il 10 febbraio, è stato commemorato in Consiglio regionale con gli interventi del presidente Franco Iacop e del prof. Davide Rossi, docente di storia e tecnica delle codificazioni e costituzioni europee presso l'Università di Trieste e membro dell'Esecutivo nazionale dell'Associazione Venezia Giulia e Dalmazia (A.N.V.G.D).

Presenti in Aula rappresentanti del mondo associazionistico e accademico.

"L'approvazione, il 30 marzo del 1992, della legge 92 - ha esordito Iacop - fu il punto di arrivo della consapevolezza civile sulla necessità di fare luce sugli aspetti, anche controversi, della storia d'Italia.

"Per celebrare questa giornata nella pienezza dei suoi significati dobbiamo riconoscere che per troppi decenni l'orribile capitolo delle foibe e dell'esodo da Istria, Fiume e Dalmazia è stato nascosto al nostro Paese.

"Il Giorno del Ricordo, pertanto, corrisponde all'esigenza di un riconoscimento umano e istituzionale per troppo tempo mancato.

"La memoria che coltiviamo è anche quella delle sofferenze inflitte alla Comunità slovena e croata negli anni del fascismo, ma non possiamo dimenticare le sofferenze, talvolta fino alla morte, inflitte a italiani immuni da ogni colpa.

E' importante rileggere un capitolo del passato comune e condividere lo sforzo di analizzarlo e interpretarlo proprio nel decennio in cui le Repubbliche di Slovenia e Croazia sono divenute parte di un'Europa nella quale nessuna identità può essere sacrificata.

E' del tutto evidente il significato che nella legge istitutiva sia stata sottolineata l'importanza di rinnovare la memoria della tragedia delle vittime delle foibe, dell'esodo dalle loro terre di istriani, fiumani e dalmati e della più complessa vicenda del confine orientale d'Italia, per fare del Giorno del ricordo un'occasione per convertire la memoria di un'immensa tragedia in una riflessione su quanto le cose siano cambiate e come gli sviluppi maturati lascino sperare in un futuro migliore, improntato ai valori della pace, della cooperazione e dell'accoglienza, privo di violenze e ingiustizie.

"E' doveroso ricordare ciò che è accaduto, senza stancarci di condannare con tutto lo sdegno possibile i crimini efferati e gli orrori della guerra, delle persecuzioni, delle stragi e della pulizia etnica, consapevoli che da allora a mutare non è stato solo il confine orientale, con i suoi vasti intrecci in termini di contatti e scambi fra popoli e differenti culture, valori e aspirazioni, ma tutta l'Europa, la sua storia, l'attualità e ancor di più le prospettive del mondo intero. Non significa ridurre la portata di una pagina tragica, bensì fare una riflessione, con la serenità e l'oggettività che può dare il tempo trascorso.

"La sfida dei nostri tempi si gioca sulla nostra capacità di investire nel futuro di noi stessi e dei nostri figli, non immemori di ciò che è accaduto, e protesi a realizzare un mondo diverso, dove l'odio sia sostituito dal dialogo e dalla voglia di camminare insieme, dettata non già da ragioni sentimentali, ma nel comune interesse di contribuire a scrivere una nuova pagina di terre e popoli che per secoli hanno dialogato e collaborato tra loro. "Non possiamo dimenticare che i 350.000 esuli hanno vissuto un duplice dramma: quello di essere stati costretti ad abbandonare la propria casa e quello, avvenuto subito dopo, di essere stati accolti con indifferenza da quella stessa Italia nel cui abbraccio solidale avevano sperato. Queste cose non possono essere dimenticate, né possono essere giustificate.

"Noi oggi ricordiamo le vittime delle foibe, l'esodo giuliano-dalmata e le vicende del confine orientale anche per dovere nei confronti dei superstiti, dei famigliari delle vittime, delle Associazioni che coltivano la memoria di quelle tragedie. La storia degli ultimi 70 anni ha posto le premesse per ricucire le lacerazioni proprio nell'avanzare del processo di integrazione europea, anche nel quadrante orientale e in questo contesto la nostra Regione può svolgere un ruolo importante ed avere una funzione determinante.

"La Slovenia e la Croazia sono entrate a fare parte dell'Unione europea e questo ha avuto un peso nel superamento delle barriere ideologiche all'interno di un contesto, quello dell'Unione, che è per sua natura fondato sul rispetto delle diversità e sullo spirito di convivenza e reciproco scambio fra etnie, culture e lingue diverse.

"Capire l'importanza del nuovo scenario davanti a noi è un primo passo necessario per costruire un futuro dove la violenza, la discriminazione e l'odio siano solo un doloroso ricordo. Significa uscire dallo stato di paralisi e di angoscia per concentrarci nella scrittura di nuove pagine di storia, dove non si parla più di violenza, odio e vendetta, ma di pace, di crescita, di sviluppo, di cooperazione, con riferimento al comune cammino di popoli e di persone fra loro diversi, ma che si riconoscono nella comune appartenenza europea che fa più ricche le identità nazionali".

(foto - immagini tv)

(segue)