V Comm: proposte modifica disciplina referendum regionali
(ACON) Trieste, 27 apr - AB - Sono tre le proposte di modifica
della normativa regionale sull'indizione e lo svolgimento dei
referendum abrogativo, propositivo e consultivo d'iniziativa
popolare delle leggi regionali, che sono state illustrate in V
Commissione del Consiglio regionale.
Tutte muovono dallo stesso presupposto: non è possibile che sia
l'Ufficio di presidenza del Consiglio regionale o, qualora non
raggiunga l'unanimità, sia il Consiglio regionale a decidere
l'ammissibilità di un referendum che chiede l'abrogazione di una
legge che esso stesso ha approvato. Viene a mancare quel
carattere di terzietà che, come richiamano i proponenti dei
diversi provvedimenti, ad esempio ha impedito lo svolgimento di
referendum abrogativi in materia di sanità e di Uti e un
referendum propositivo in materia di Statuto di autonomia.
Per ovviare a questa situazione, tutte e tre le proposte di legge
individuano quindi un organo terzo che decida sull'ammissibilità
della richiesta referendaria.
Quella a firma di Alessandro Colautti e Paride Cargnelutti (AP)
assegna questo compito a un "Comitato di garanzia per i
procedimenti referendari e di iniziativa legislativa", che resta
in carica per la legislatura e delibera a maggioranza assoluta
dei suoi componenti: è composto dal presidente del Consiglio
regionale (che lo presiede), dal presidente della V Commissione
consiliare regionale, dal segretario generale del Consiglio
regionale, dall'avvocato della Regione, da due magistrati
(ordinari o speciali) in quiescenza designati dal Consiglio
regionale, da quattro professori di ruolo in materie giuridiche
(due per ciascuna Università di Trieste e Udine) da cinque
avvocati indicati dai presidenti degli organi forensi di Trieste,
Gorizia, Udine, Pordenone e Tolmezzo.
Barbara Zilli (LN) propone una "Commissione regionale per i
referendum" composta da 9 elementi, che delibera a maggioranza
assoluta dei suoi componenti: il presidente del Consiglio
regionale (che la presiede), due professori universitari di ruolo
esperti in materie giuridiche espressione dei due Atenei di
Trieste e Udine, due magistrati espressione della Corte d'Appello
di Trieste e del TAR, quattro avvocati con oltre 15 anni di
esercizio, designati dal Consiglio regionale ed espressione due
della maggioranza e due delle minoranze.
Il MoVimento 5 Stelle, prima firmataria Elena Bianchi, propone
una "Commissione regionale di garanzia per i procedimenti
referendari e di iniziativa legislativa" totalmente apolitica e
molto snella, composta da cinque membri eletti in Consiglio
regionale sulla base di candidature presentate da soggetti di
comprovata esperienza in diritto pubblico e garantendo la
rappresentanza delle opposizioni attraverso il sistema del voto
limitato. La Commissione decide a maggioranza assoluta dei suoi
componenti. I cinque membri sono: un magistrato a riposo delle
giurisdizioni ordinaria, amministrativa e contabile; due
professori universitari ordinari e associati in materie
giuridiche; due avvocati con almeno 15 anni di esercizio in
diritto pubblico. I componenti della Commissione vengono nominati
per 6 anni e non sono rieleggibili. La Commissione, a maggioranza
assoluta dei suoi componenti, elegge al proprio interno il
presidente, che rimane in carica per 3 anni e può essere rieletto
una sola volta.
Tutti i tre provvedimenti recano poi disposizioni sul
funzionamento degli organi proposti e contengono norme di
armonizzazione con la legislazione vigente e tutti i proponenti
si sono dichiarati aperti a cercare la migliore soluzione sulla
composizione dell'organismo, che comunque dovrà essere super
partes e giuridicamente qualificato.
Inoltre, la proposta Colautti-Cargnelutti sostituisce
l'iniziativa delle Province (a seguito della riforma Uti) con
quella dei Comuni quanto alla possibilità di chiedere referendum
abrogativi: se prima era necessario che la richiesta provenisse
da almeno due Province, oggi la si lega ad almeno 25 Consigli
comunali rappresentativi di almeno tre decimi degli abitanti
della regione; inoltre, abbassa da 15.000 a 10.000 il numero
delle firme dei cittadini richiedenti il referendum, mentre
mantiene invariato a 500 il numero di firme per la presentazione
della proposta referendaria.
Il testo a firma Zilli si occupa anche di referendum per la
fusione dei Comuni, prevedendo che per essere attuata ci sia la
maggioranza in tutti i Comuni coinvolti, anche in quelli più
piccoli, e che per iniziare il percorso referendario all'interno
dei singoli Consigli comunali serva il pronunciamento a
maggioranza qualificata.
La Commissione costituirà in una prossima riunione un comitato
ristretto per cercare una sintesi tra le diverse proposte di
legge.
(immagini tv)