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V Comm: proposte modifica disciplina referendum regionali

27.04.2017
16:35
(ACON) Trieste, 27 apr - AB - Sono tre le proposte di modifica della normativa regionale sull'indizione e lo svolgimento dei referendum abrogativo, propositivo e consultivo d'iniziativa popolare delle leggi regionali, che sono state illustrate in V Commissione del Consiglio regionale.

Tutte muovono dallo stesso presupposto: non è possibile che sia l'Ufficio di presidenza del Consiglio regionale o, qualora non raggiunga l'unanimità, sia il Consiglio regionale a decidere l'ammissibilità di un referendum che chiede l'abrogazione di una legge che esso stesso ha approvato. Viene a mancare quel carattere di terzietà che, come richiamano i proponenti dei diversi provvedimenti, ad esempio ha impedito lo svolgimento di referendum abrogativi in materia di sanità e di Uti e un referendum propositivo in materia di Statuto di autonomia.

Per ovviare a questa situazione, tutte e tre le proposte di legge individuano quindi un organo terzo che decida sull'ammissibilità della richiesta referendaria.

Quella a firma di Alessandro Colautti e Paride Cargnelutti (AP) assegna questo compito a un "Comitato di garanzia per i procedimenti referendari e di iniziativa legislativa", che resta in carica per la legislatura e delibera a maggioranza assoluta dei suoi componenti: è composto dal presidente del Consiglio regionale (che lo presiede), dal presidente della V Commissione consiliare regionale, dal segretario generale del Consiglio regionale, dall'avvocato della Regione, da due magistrati (ordinari o speciali) in quiescenza designati dal Consiglio regionale, da quattro professori di ruolo in materie giuridiche (due per ciascuna Università di Trieste e Udine) da cinque avvocati indicati dai presidenti degli organi forensi di Trieste, Gorizia, Udine, Pordenone e Tolmezzo.

Barbara Zilli (LN) propone una "Commissione regionale per i referendum" composta da 9 elementi, che delibera a maggioranza assoluta dei suoi componenti: il presidente del Consiglio regionale (che la presiede), due professori universitari di ruolo esperti in materie giuridiche espressione dei due Atenei di Trieste e Udine, due magistrati espressione della Corte d'Appello di Trieste e del TAR, quattro avvocati con oltre 15 anni di esercizio, designati dal Consiglio regionale ed espressione due della maggioranza e due delle minoranze.

Il MoVimento 5 Stelle, prima firmataria Elena Bianchi, propone una "Commissione regionale di garanzia per i procedimenti referendari e di iniziativa legislativa" totalmente apolitica e molto snella, composta da cinque membri eletti in Consiglio regionale sulla base di candidature presentate da soggetti di comprovata esperienza in diritto pubblico e garantendo la rappresentanza delle opposizioni attraverso il sistema del voto limitato. La Commissione decide a maggioranza assoluta dei suoi componenti. I cinque membri sono: un magistrato a riposo delle giurisdizioni ordinaria, amministrativa e contabile; due professori universitari ordinari e associati in materie giuridiche; due avvocati con almeno 15 anni di esercizio in diritto pubblico. I componenti della Commissione vengono nominati per 6 anni e non sono rieleggibili. La Commissione, a maggioranza assoluta dei suoi componenti, elegge al proprio interno il presidente, che rimane in carica per 3 anni e può essere rieletto una sola volta.

Tutti i tre provvedimenti recano poi disposizioni sul funzionamento degli organi proposti e contengono norme di armonizzazione con la legislazione vigente e tutti i proponenti si sono dichiarati aperti a cercare la migliore soluzione sulla composizione dell'organismo, che comunque dovrà essere super partes e giuridicamente qualificato.

Inoltre, la proposta Colautti-Cargnelutti sostituisce l'iniziativa delle Province (a seguito della riforma Uti) con quella dei Comuni quanto alla possibilità di chiedere referendum abrogativi: se prima era necessario che la richiesta provenisse da almeno due Province, oggi la si lega ad almeno 25 Consigli comunali rappresentativi di almeno tre decimi degli abitanti della regione; inoltre, abbassa da 15.000 a 10.000 il numero delle firme dei cittadini richiedenti il referendum, mentre mantiene invariato a 500 il numero di firme per la presentazione della proposta referendaria.

Il testo a firma Zilli si occupa anche di referendum per la fusione dei Comuni, prevedendo che per essere attuata ci sia la maggioranza in tutti i Comuni coinvolti, anche in quelli più piccoli, e che per iniziare il percorso referendario all'interno dei singoli Consigli comunali serva il pronunciamento a maggioranza qualificata.

La Commissione costituirà in una prossima riunione un comitato ristretto per cercare una sintesi tra le diverse proposte di legge.

(immagini tv)