LN: Zilli, immunodeficienze primitive, Regione trascura 70 pazienti
(ACON) Trieste, 3 mag - COM/MPB - "Le immunodeficienze
primitive sono malattie rare, i pazienti adulti in Friuli Venezia
Giulia sono oltre 70 (tutti afferenti all'Azienda ospedaliera di
Udine) e la Regione che fa? Smantella un gioiello della sanità
friulana, sanità il cui costo va ricordato è interamente a carico
dei cittadini del FVG".
A dirlo Barbara Zilli (LN) in seguito alla risposta alla sua
interrogazione urgente in Aula.
"Ho raccolto prontamente le denunce dell'Associazione
immunodeficienze primitive, che chiede da mesi la giusta
attenzione per garantire ai pazienti il diritto alle cure. Da
parte sua, l'assessore Telesca ha dimostrato di essersi
completamente disinteressata della questione.
"Le carenze che impediscono un valido funzionamento del centro di
Udine sono state denunciate da mesi. Ora che anche l'unico medico
che si occupava dei pazienti ha scelto di trasferirsi altrove, la
Regione colpevolmente offre soluzioni inadatte e insufficienti.
Infatti, affidare la trattazione di casi così complessi alla
reumatologia, non è la giusta soluzione.
"Imbarazzante il richiamo al DM 70/2015, secondo cui non si
potrebbe creare una struttura ad hoc per preservare il patrimonio
e l'esperienza accumulata in questi anni poiché il bacino
d'utenza minimo prevede un numero di abitanti tra i 2 e 4
milioni.
"La soluzione è duplice: bandire immediatamente un concorso per
un nuovo immunologo in modo da evitare il desolante
pellegrinaggio dei nostri pazienti in Veneto e, al contempo,
creare un reparto specializzato in immunologia e allergologia,
soluzione questa applicabile alla nostra regione, visto che per
la sua costituzione è sufficiente avere un milione di abitanti.
"La Regione, anziché dedicare risorse umane e materiali per
potenziare e strutturare il servizio prezioso finora reso, che
riconosceva Udine come un centro per l'immunologia tra i migliori
in Italia, preferisce allontanare medici e pazienti e
avvantaggiare i sistemi sanitari delle regioni contermini. Non è
di certo questo il modello sanitario che vogliamo".