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III Comm: relazione su Misura attiva di sostegno al reddito

23.05.2017
16:13
(ACON) Trieste, 23 mag - AB - Dopo essere passata al vaglio del Comitato di controllo, la prima relazione informativa sull'attuazione della LR 15/2015 predisposta dagli assessori regionali alla Salute Telesca e al lavoro Panariti che fotografa i dati derivanti dal monitoraggio del primo anno di sperimentazione della Misura attiva di sostegno al reddito (MIA) è stata presentata dagli stessi assessori anche alla III Commissione del Consiglio regionale, che l'ha approvata a larga maggioranza (due sole astensioni).

La legge regionale 15/2015 ha introdotto la MIA per assicurare un sostegno economico alle persone che non dispongono di un'adeguata fonte di reddito: un intervento finanziario di integrazione al reddito erogato nell'ambito di un percorso concordato (patto di inclusione) che ha come obiettivo il superamento delle condizioni di difficoltà del nucleo familiare beneficiario.

Dal 22 ottobre 2015 al primo settembre 2016 sono state presentate 15.745 domande e i beneficiari (nuclei con almeno una erogazione monetaria ricevuta) sono stati 14.102.

L'afflusso di domande iniziali è stato elevatissimo, superiore a quanto previsto: nei primi tre mesi di avvio sono state accolte e inserite a sistema 8.518 domande (oltre il 50% del totale delle domande del primo anno): un numero importante, se si considera che nell'arco del 2015 i fruitori del Fondo di solidarietà (l'intervento che la MIA andava a sostituire e che aveva soglia ISEE più elevata) erano stati 5.373.

L'afflusso di domande è stato differenziato a livello territoriale, concentrandosi soprattutto nelle aree urbane. I nuclei unipersonali rappresentano il 33% del totale, quelli con tre o più componenti sono il 49% del totale. Prevalgono le famiglie con figli (57,5% del totale); di queste l'85% ha almeno un figlio minorenne. Analizzando la cittadinanza del richiedente in regione prevalgono i nuclei con richiedente italiano (61,9%9 rispetto il 38,1% del richiedente straniero. Al crescere della numerosità dei figli prevale la cittadinanza straniera (per il 60% dei nuclei con 3 o più figli il richiedente è straniero). I nuclei che presentano al loro interno un componente con invalidità sono il 15% del totale.

Quanto ai patti di inclusione, al primo settembre 2016 risultano stipulati 8.819 patti, pari al 67% dei beneficiari. Il 48,5% dei patti persegue finalità di pura inclusione sociale (area abitativa, relazionale cure genitoriali e parentali) mentre il restante 51,5% contiene obiettivi riferiti all'area lavorativa e formativa.

Dalla relazione emerge inoltre un dato consistente, il 36% di working poor, ossia i lavoratori poveri che nonostante un'occupazione accedono alla misura in quanto si trovano in condizioni di povertà reale.

(immagini tv) AB