III Comm: relazione su Misura attiva di sostegno al reddito
(ACON) Trieste, 23 mag - AB - Dopo essere passata al vaglio del
Comitato di controllo, la prima relazione informativa
sull'attuazione della LR 15/2015 predisposta dagli assessori
regionali alla Salute Telesca e al lavoro Panariti che fotografa
i dati derivanti dal monitoraggio del primo anno di
sperimentazione della Misura attiva di sostegno al reddito (MIA)
è stata presentata dagli stessi assessori anche alla III
Commissione del Consiglio regionale, che l'ha approvata a larga
maggioranza (due sole astensioni).
La legge regionale 15/2015 ha introdotto la MIA per assicurare un
sostegno economico alle persone che non dispongono di un'adeguata
fonte di reddito: un intervento finanziario di integrazione al
reddito erogato nell'ambito di un percorso concordato (patto di
inclusione) che ha come obiettivo il superamento delle condizioni
di difficoltà del nucleo familiare beneficiario.
Dal 22 ottobre 2015 al primo settembre 2016 sono state presentate
15.745 domande e i beneficiari (nuclei con almeno una erogazione
monetaria ricevuta) sono stati 14.102.
L'afflusso di domande iniziali è stato elevatissimo, superiore a
quanto previsto: nei primi tre mesi di avvio sono state accolte e
inserite a sistema 8.518 domande (oltre il 50% del totale delle
domande del primo anno): un numero importante, se si considera
che nell'arco del 2015 i fruitori del Fondo di solidarietà
(l'intervento che la MIA andava a sostituire e che aveva soglia
ISEE più elevata) erano stati 5.373.
L'afflusso di domande è stato differenziato a livello
territoriale, concentrandosi soprattutto nelle aree urbane. I
nuclei unipersonali rappresentano il 33% del totale, quelli con
tre o più componenti sono il 49% del totale. Prevalgono le
famiglie con figli (57,5% del totale); di queste l'85% ha almeno
un figlio minorenne. Analizzando la cittadinanza del richiedente
in regione prevalgono i nuclei con richiedente italiano (61,9%9
rispetto il 38,1% del richiedente straniero. Al crescere della
numerosità dei figli prevale la cittadinanza straniera (per il
60% dei nuclei con 3 o più figli il richiedente è straniero). I
nuclei che presentano al loro interno un componente con
invalidità sono il 15% del totale.
Quanto ai patti di inclusione, al primo settembre 2016 risultano
stipulati 8.819 patti, pari al 67% dei beneficiari. Il 48,5% dei
patti persegue finalità di pura inclusione sociale (area
abitativa, relazionale cure genitoriali e parentali) mentre il
restante 51,5% contiene obiettivi riferiti all'area lavorativa e
formativa.
Dalla relazione emerge inoltre un dato consistente, il 36% di
working poor, ossia i lavoratori poveri che nonostante
un'occupazione accedono alla misura in quanto si trovano in
condizioni di povertà reale.
(immagini tv)
AB