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CR: ddl agricoltura, caccia e pesca, relatrice minoranza Dal Zovo (9)

29.06.2017
15:59
(ACON) Trieste, 29 giu - MPB - Un provvedimento in cui le disposizioni in materia di risorse agricole forestali e ittiche sono di mera manutenzione, di carattere finanziario, che ben potevano essere presentate in sede di assestamento di bilancio, ma così facendo - avverte la relatrice di minoranza Ilaria Dal Zovo (M5S) - non si sarebbe potuta introdurre la mini rivoluzione lampo, oltretutto davanti a una Commissione consiliare diversa dalla IV che è competente per la caccia. E infatti - insiste la relatrice - sui temi della caccia, gli interventi sono molto più corposi e invasivi ed è un paradosso voler modificare una norma con il dichiarato intento di sanare gli obblighi derivanti da una sentenza di incostituzionalità per far passare alcune modifiche che rendono la novella stessa incostituzionale.

Dal Zovo ha quindi analizzato alcuni gli aspetti della omnibus ritenuti più discutibili. In merito ai ritardi di Agea nei pagamenti, un emendamento giuntale prevede l'anticipo di risorse ai GAL: il fatto che a essi, in difformità con quanto avviene per i privati, non sia richiesta la restituzione entro il 31 dicembre dell'anno fa pensare che i ritardi di Agea si ripresenteranno a breve; assurda la modifica del vincolo di destinazione portato da 10 a 5 anni per gli agriturismi quando le imprese artigiane e industriali possono delocalizzare dopo 3 anni pur avendo beneficiato di incentivi e contributi regionali; quanto alla caccia, sono inaccettabili le norme che ampliano l'attività, le competenze e gli interventi dei cacciatori senza una revisione organica del sistema vigente. Nel dettaglio, Dal Zovo indica gli articoli 58-66 che prevedono la concessione di contributi per la realizzazione di centri di lavorazione della selvaggina: obiettivo nobile voler contrastare il bracconaggio dando la possibilità ai cacciatori di commercializzare la carne degli animali che abbattono in maniera sicura e controllata, ciò che non convince sono le modalità di attuazione del contrasto al bracconaggio attraverso la concessione di risorse pubbliche a investitori privati, quando tra l'altro resta irrisolto il problema di coprire le distanze tra il luogo dell'abbattimento e il macello stesso.

All'articolo 70, che si occupa di fauna selvatica migratoria, l'emendamento che consente di uccidere fino a 25 colombacci per giornata di caccia e che modifica il calendario venatorio, potrebbe essere oggetto di ricorso da parte dello Stato, essendo obbligatorio il parere dell'ISPRA sugli atti di pianificazione venatoria e illegittimo l'utilizzo dello strumento "legge" al posto dell'atto amministrativo. Appare poi illegittima anche la previsione, all'articolo 75, che il Piano Faunistico Regionale (PFR) possa essere modificato in alcune parti attraverso una delibera di Giunta quando è atto soggetto a VAS, VIA e parere obbligatorio ISPRA.

E se opportuna è la previsione ex-novo di pagare i danni prodotti dallo sciacallo dorato con i fondi per i grandi carnivori, lascia dubbi di legittimità la formulazione dell'articolo che prevede di dare ai cacciatori la possibilità di sopprimere gli ungulati feriti a seguito di incidente stradale, previsione questa ritenuta anche altamente pericolosa. Quanto all'art.73 che introduce deroghe alle riserve di caccia per favorire l'abbattimento dei cinghiali, per Dal Zovo che in merito ha annunciato un emendamento, se effettivamente sussiste un problema di sovrappopolazione di cinghiale, deve essere l'amministrazione pubblica - il corpo forestale - a gestire il rilascio dei permessi in deroga e a coordinare gli interventi avvalendosi dei cacciatori formati, anche sostituendosi alle riserve.

Considerata assurda la previsione di una diminuzione dei controlli di correttezza dell'operato dei cacciatori da parte dell'organo che eroga le sanzioni, inserendo la previsione che il tesserino possa essere controllato solo durante l'attività venatoria. E assurdo anche che si voglia introdurre la possibilità di vendere fino a 5 ungulati (rispetto a un solo capo attualmente previsto) e fino a 100 capi di selvaggina di penna e/o lagomorfi, perché ciò tende a trasformare il cacciatore in una figura diversa, di imprenditore/commerciante. In questo modo - evidenzia Dal Zovo - non serviva nemmeno fare la norma sui macelli poiché se tutti gli 8000 cacciatori presenti in FVG utilizzano la norma potremmo avere la vendita fino a 40.000 capi.

Rimangono alcune questioni, sollevate con emendamenti ritirati per essere ripresentati in Aula: con uno di questi si vuole cancellare l'iter autorizzativo per il transito fuoristrada dei mezzi dei cacciatori nei territori soggetti a vincolo idrogeologico, nelle aree protette oppure le strade di viabilità forestale, come ora avviene per i mezzi di soccorso, per i disabili o per il raggiungimento del fondo da parte dei titolari: evidente la sproporzione di questo diritto dato al cacciatore rispetto ad altre categorie di cittadini, tanto più che - fa notare la relatrice - l'accesso ai mezzi fuoristrada delle aree agro-silvo-pastorali è una delle condizioni predisponenti del fenomeno del bracconaggio, senza considerare il rischio di incendi dell'erba e boschivi a causa delle marmitte catalitiche. C'è poi la concessione, sempre in deroga e senza parere ISPRA, di ampliare il lasso di tempo (giorni e ore) per la caccia a cinghiale, cervo e capriolo. Per il cinghiale 365 giorni all'anno, da 2 ore prima del sorgere del sole a 4 ore dopo il tramonto (d'estate praticamente per quasi tutta la notte); per il capriolo da 2 ore prima del sorgere del sole a 2 ore dopo: tutto ciò in spregio a ogni regola di sicurezza, convivenza e di non disturbo della quiete pubblica; tenuto conto che l'utilizzo a caccia di fari, visori notturni o altri mezzi di intensificazione della luce costituisce violazione penale, si vorrebbe far credere che è possibile effettuare in piena oscurità, in sicurezza e coerenza con la legge, la caccia di selezione che implica la valutazione della specie, del sesso e dell'età? - chiosa Dal Zovo citando anche l'emendamento sugli appostamenti "temporanei", che vorrebbe sostanzialmente renderli tutti definitivi e non soggetti ad alcuna pianificazione ed autorizzazione; una previsione palesemente illegittima, in quanto in contrasto con la definizione stessa di appostamento temporaneo, che non deve comportare "alcuna modifica del sito".

(immagini tv)

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