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CR: relazione liste d'attesa per prestazioni sanitarie (4)

19.09.2017
16:08
(ACON) Trieste, 19 set - RCM - Il problema delle liste d'attesa per le visite specialistiche, gli esami diagnostici o il ricovero per interventi è molto sentito, sia per i tempi di erogazione talvolta eccessivi sia per la sensazione che le prestazioni, rese in tempi lunghi dal Servizio sanitario pubblico, diventino inspiegabilmente tempestive se richieste a pagamento, ancorché effettuate dallo stesso personale e con le stesse strutture. Ecco che, nel 2009, il Consiglio regionale ha approvato una legge specifica sul far rispettare i tempi massimi di attesa delle prestazioni sanitarie nell'ambito del Servizio sanitario regionale (Ssr).

Ad affermarlo all'Aula, Stefano Pustetto (Misto), relatore per conto della III Commissione consiliare in merito ai dati forniti dalla Giunta regionale sui risultati ottenuti dalla LR 7/2009 nel biennio 2015/2016. Dove, per il conseguimento di tale finalità, si è puntato su un processo di responsabilizzazione che ha coinvolto i direttori generali, i medici di famiglia, i pediatri di libera scelta, i cittadini e la direzione centrale della Salute.

I direttori generali, garanti del rispetto dei tempi di attesa previsti - ha fatto sapere Pustetto -, si vedono vincolato il 25% del loro compenso integrativo al raggiungimento dell'obiettivo. I medici e i pediatri sono obbligati a indicare nella ricetta il criterio di priorità entro il quale deve essere eseguito l'esame. La Regione si è impegnata a investire, in rapporto al bisogno, in personale e risorse. I cittadini sono tenuti al pagamento delle prestazione in caso di mancata disdetta o mancato ritiro del referto. Di contro, gli è stata garantita la possibilità di conoscere i limiti di tempo massimo previsti attraverso affissione presso le sale d'attesa e nella sede del loro medico, e possono rivolgersi alle strutture private accreditate, anche in condizioni di extra budget, nel momento in cui il Ssr non sia in grado di garantire i limiti di attesa. Alle Aziende sanitarie e ospedaliere è stato chiesto che, nella programmazione annuale, il rispetto della tempistica sia garantito se non in ogni singola Azienda, almeno nell'area vasta tenuto conto dei criteri di accessibilità geografica, orario di apertura e volumi erogati.

Il consigliere ha quindi ricordato che i criteri di priorità per le prestazioni specialistiche ambulatoriali prevedono un tempo massimo di attesa di 10 giorni per quelle classificate brevi (B); di 30-60 giorni, a seconda che si tratti di visite o prestazioni strumentali, per le differite (D); 180 giorni per le programmate (P). Le linee di gestione e il patto tra Regione e direttori generali del Ssr hanno previsto, per il 2016, il raggiungimento delle seguenti soglie: 95% per la priorità B; 90% per la priorità D; 85% per la priorità P.

Attualmente sono monitorate 43 delle 593 prestazioni che il Ssr eroga: dati che non possono essere confrontati con quelli degli anni precedenti per la diversa modalità di raccolta.

Nel 2016 il totale delle prestazioni specialistiche si è ridotto in modo significativo (- 1.552.033) prevalentemente per la riduzione delle prestazioni di laboratorio con impegnativa di tipo P. Due le spiegazioni possibili: la riorganizzazione dell'offerta presso l'Azienda integrata di Udine; la rinuncia dei cittadini a eseguire esami programmati causa difficoltà economiche.

Sull'esecuzione degli esami nei tempi previsti, si rileva: un significativo miglioramento delle prestazioni di tipo B, che nel biennio 2015/2016 passano dal 64% al 74%; un miglioramento dell'1% delle prestazioni di tipo D, che passano al 75% al 76%; la conferma delle prestazioni di tipo P all'85%.

Un'analisi più dettagliata permette di evidenziare una realtà molto differenziata sia per quanto riguarda le tipologie degli esami/visite specialistiche, sia le performance delle singole Aziende sanitarie. Per quanto riguarda i primi, le criticità maggiori sono rappresentate dalla risonanza magnetica, Tac, elettromiografia, esofago-gastro-duodeno-scopia, elettrocardiogramma da sforzo e fundus oculi. Per quanto riguarda le visite specialistiche, le maggiori difficoltà si registrano per la neurologia, l'endocrinologia, la gastroenterologia, la chirurgia vascolare e la visita ortopedica. Di contro sono le Aziende dell'area vasta Udinese quelle in maggiore affanno.

Un discorso a sé e in parte contradditorio, che andrà monitorato, è l'apporto del privato, che se da un lato vede il totale delle prestazioni erogate in calo di 124.753 unità con un impegno economico da parte della Regione in lieve flessione, dall'altra registra aumenti anche elevatissimi per alcune prestazioni. Ad esempio, le visite chirurgiche nel 2015 furono 380, diventate 5.100 nel 2016; chirurgia vascolare da 17 a 1.083; dermatologia da 3.653 a 12.853.

Per quanto riguarda invece il rispetto della tempistica per gli interventi programmati, si rileva che gli interventi di tipo A (da eseguirsi entro 30 gg) sono effettivamente effettuati nel 70% dei casi; per quelli di tipo B (entro 60 gg) la percentuale è del 68%, per quelli C (180 gg) 87% e si raggiunge il 100% per quelli da eseguirsi entro l'anno. Anche qui, l'analisi dei dati evidenzia come le differenze tra Azienda e Azienda siano molto marcate anche in rapporto alla tipologia dell'intervento.

Concludendo - ha detto Pustetto -, i fattori che concorrono alla lievitazione delle liste di attesa sono numerosi e talora molto complessi, pertanto un approccio serio, che permetta una corretta gestione delle liste di attesa più che un loro azzeramento, non può che partire da dati affidabili e omogenei, che fotografino nel dettaglio l'operato di ogni Azienda sanitaria, pubblica o privata, della regione. Inoltre, i dati forniti dalla direzione alla Salute mettono in evidenza un quadro in miglioramento, che andrà però monitorato nel tempo non solo perché le analisi si riferiscono al singolo biennio 2015/2016, ma anche perché i numeri relativi ad alcune prestazioni lasciano ampio margine di interpretazione.

Per arrivare a dati così analitici e così trasparenti, si è dovuto lavorare parecchio - ha detto con orgoglio l'assessore alla Salute, Mariasandra Telesca -. C'è un miglioramento, ma al contempo c'è ancora molto da fare.

La relazione ha infine trovato il consenso di 26 consiglieri, astenuti 9, nessun contrario.

(immagini tv)

(segue)