II Comm: fine audizioni lavoro frontaliero (2)
(ACON) Trieste, 16 nov - RCM - Siamo così abituati, in questa
regione, da tempo immemore a convivere con il lavoro frontaliero,
da non esserci mai soffermati veramente ad analizzare il
fenomeno. Siamo a fianco della Regione per un'opera di
sensibilizzazione che si voglia portare avanti, anche presso i
nostri parlamentari. Così il portavoce di Confartigianato sul
tema del lavoro frontaliero giunto sul tavolo della II
Commissione del Consiglio regionale presieduta da Alessio Gratton
(Sel-FVG), presente l'assessore Loredana Panariti.
C'è la necessità di fare chiarezza sulla tipologia delle persone
che vengono a lavorare da noi, sul tema fiscale e quant'altro -
ha aggiunto il rappresentante della Cgil. Si tratta di un
fenomeno che in FVG riguarda 10mila lavoratori, la maggior parte
utilizzati in nero. Perciò bisogna fare percorsi specifici per
far emergere il lavoro irregolare, a iniziare dal riconoscimento
della specificità del lavoratore frontaliero anche se la tematica
necessita di un intervento nazionale. Ci sono poi i problemi
dell'impiego nel settore pubblico, del riconoscimento del titolo
di studio, delle prestazioni legate alla residenzialità e dunque
alcuni diritti che sono negati, degli esposti all'amianto che in
quando stranieri non si vedono riconoscere la gratuità delle cure
sanitarie.
In chiusura, l'assessore Panariti ha affermato che si tratta di
una discussione affrontata anche in altre occasioni, ma che da
noi è singolare in quanto siamo l'unica realtà regionale che vede
persone non solo andare a lavorare fuori, ma che da fuori
arrivano per lavorare da noi. Così non accade, ad esempio, né in
Piemonte né in Valle d'Aosta, dove il flusso è solo verso
l'esterno.
Un altro aspetto negativo che va risolto è la mancanza di dati
certi a causa del sommerso, fenomeno maggiore di quanto si pensi
e che si registra nel settore dei servizi alla persona, ma molto
anche in edilizia. Perciò la prima cosa da fare è avere prontezza
del fenomeno.
Non meno importanti, le relazioni strette con i Paesi di
provenienza di questi lavoratori. Si stanno costruendo scambi di
buone pratiche attraverso progetti regionali - ha detto la
Panariti -, ma non siamo ancora in grado di indicare delle strade
a livello nazionale. Perciò bisogna rafforzare le relazioni tra i
Paesi e capire cosa fa, o cosa potrebbe fare, ognuno per i propri
lavoratori.
Al pari, strumenti regionali di politica sociale sono legati al
requisito della residenza, perciò si tratta di fare chiarezza sul
tema, capire cosa deve essere legato ad essa e cosa, invece, al
fatto che comunque si tratta di una persona che ha lavorato in
questo territorio. Perché non ci sono solo ripercussioni
finanziarie difficili, ma anche amministrative.
Attenzione a non aspettare di avere tutti i dati prima di agire -
è stato l'ultimo monito del rappresentante della Uil alla Regione
- perché sono 20 anni che come organizzazioni sindacali cerchiamo
di sapere di quante persone stiamo effettivamente parlando e non
siamo ancora riusciti a saperlo. Mentre è facile avere i numeri
di chi ha rapporti di lavoro con la Svizzera piuttosto che con
San Marino o con il Principato di Monaco, così non è quando si
tratta degli Stati comunitari perché mancano regole precise in
tal senso.
(fine)