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II Comm: fine audizioni lavoro frontaliero (2)

16.11.2017
17:17
(ACON) Trieste, 16 nov - RCM - Siamo così abituati, in questa regione, da tempo immemore a convivere con il lavoro frontaliero, da non esserci mai soffermati veramente ad analizzare il fenomeno. Siamo a fianco della Regione per un'opera di sensibilizzazione che si voglia portare avanti, anche presso i nostri parlamentari. Così il portavoce di Confartigianato sul tema del lavoro frontaliero giunto sul tavolo della II Commissione del Consiglio regionale presieduta da Alessio Gratton (Sel-FVG), presente l'assessore Loredana Panariti.

C'è la necessità di fare chiarezza sulla tipologia delle persone che vengono a lavorare da noi, sul tema fiscale e quant'altro - ha aggiunto il rappresentante della Cgil. Si tratta di un fenomeno che in FVG riguarda 10mila lavoratori, la maggior parte utilizzati in nero. Perciò bisogna fare percorsi specifici per far emergere il lavoro irregolare, a iniziare dal riconoscimento della specificità del lavoratore frontaliero anche se la tematica necessita di un intervento nazionale. Ci sono poi i problemi dell'impiego nel settore pubblico, del riconoscimento del titolo di studio, delle prestazioni legate alla residenzialità e dunque alcuni diritti che sono negati, degli esposti all'amianto che in quando stranieri non si vedono riconoscere la gratuità delle cure sanitarie.

In chiusura, l'assessore Panariti ha affermato che si tratta di una discussione affrontata anche in altre occasioni, ma che da noi è singolare in quanto siamo l'unica realtà regionale che vede persone non solo andare a lavorare fuori, ma che da fuori arrivano per lavorare da noi. Così non accade, ad esempio, né in Piemonte né in Valle d'Aosta, dove il flusso è solo verso l'esterno.

Un altro aspetto negativo che va risolto è la mancanza di dati certi a causa del sommerso, fenomeno maggiore di quanto si pensi e che si registra nel settore dei servizi alla persona, ma molto anche in edilizia. Perciò la prima cosa da fare è avere prontezza del fenomeno.

Non meno importanti, le relazioni strette con i Paesi di provenienza di questi lavoratori. Si stanno costruendo scambi di buone pratiche attraverso progetti regionali - ha detto la Panariti -, ma non siamo ancora in grado di indicare delle strade a livello nazionale. Perciò bisogna rafforzare le relazioni tra i Paesi e capire cosa fa, o cosa potrebbe fare, ognuno per i propri lavoratori.

Al pari, strumenti regionali di politica sociale sono legati al requisito della residenza, perciò si tratta di fare chiarezza sul tema, capire cosa deve essere legato ad essa e cosa, invece, al fatto che comunque si tratta di una persona che ha lavorato in questo territorio. Perché non ci sono solo ripercussioni finanziarie difficili, ma anche amministrative.

Attenzione a non aspettare di avere tutti i dati prima di agire - è stato l'ultimo monito del rappresentante della Uil alla Regione - perché sono 20 anni che come organizzazioni sindacali cerchiamo di sapere di quante persone stiamo effettivamente parlando e non siamo ancora riusciti a saperlo. Mentre è facile avere i numeri di chi ha rapporti di lavoro con la Svizzera piuttosto che con San Marino o con il Principato di Monaco, così non è quando si tratta degli Stati comunitari perché mancano regole precise in tal senso.

(fine)