News


II Comm: illustrato ddl prodotti bio e agricoltura sociale

10.01.2018
12:14
(ACON) Trieste, 10 gen - RCM - Illustrate alla II Commissione del Consiglio regionale le modifiche suggerite dalla Giunta alla legge regionale 15/2000 sui prodotti biologici, tipici e tradizionali introdotti nelle mense pubbliche e per iniziative di educazione alimentare, oltre a disposizioni in materia di agricoltura sociale.

Prima dell'esposizione, è stato ricordato che la Regione ha competenza propria in tema di agricoltura, ma non ce l'ha quanto a welfare e sociale. Se poi oggi è prevista la compartecipazione alle spese del personale delle mense e per fare attività didattica, il disegno di legge in esame riporta tutto al solo acquisto dei prodotti, che appunto devono essere bio, tradizionali e tipici. Inoltre, si è inteso uniformare quanto era stato demandato ai territori: a seguito del processo di riforma delle autonomie locali, le competenze inerenti la LR 15/2000 sono state riacquisite dalla Regione a decorrere dal 1° luglio 2016 per quanto riguarda le Province e dal 1° agosto 2016 per quanto riguarda le Comunità montane.

Analizzando i 12 articoli che compongono il provvedimento si vede che sono divisi in due Capi: il primo (articoli 1-7) riguarda le modifiche alla LR 15/2000 finalizzate ad adeguare la disciplina per la concessione dei contributi dopo la riacquisizione della competenza amministrativa in capo alla Regione; il secondo (articoli 8-12) dà attuazione alla normativa statale ormai consolidata in materia di agricoltura sociale (legge 141/2015).

In particolare, con il Capo I si concentrano le risorse regionali verso l'obiettivo principale della legge, ossia la diffusione di prodotti agroalimentari tradizionali e di qualità nelle mense pubbliche (si elimina la concessione di contributi per iniziative di educazione alimentare, affidando tale compito all'Ersa e prevedendo l'onere per i beneficiari dei contributi di aderire alle relative iniziative); si limitano i beneficiari agli enti pubblici gestori delle mense degli asili nido e delle scuole (non sono più previsti, quali beneficiari, i servizi di refezione collettiva diversi da quelli scolastici); si limitano le spese ammissibili all'acquisto dei prodotti (non si ammettono più quelle per il personale delle mense); si estende la tipologia di prodotti per cui è concesso il contributo anche ai prodotti certificati con il marchio regionale Aqua (previsto nella LR 21/2002 sulla valorizzazione dei prodotti agricoli e alimentari di qualità); si prevedono già le modalità per la presentazione delle domande e per la concessione dei contributi, in modo da rendere immediatamente applicabile la legge; si afferma una maggiorazione del contributo per l'utilizzo di prodotti biologici a "chilometri zero"; si aggiornano i riferimenti alla normativa comunitaria.

Durante l'illustrazione è stato anche reso noto che, con decreto ministeriale, saranno definite le percentuali minime di utilizzo di prodotti biologici nonché i requisiti e le specifiche tecniche necessari per qualificare il servizio di refezione scolastica quale mensa biologica. Nelle more dell'attuazione della norma statale, e quindi in attesa di conoscere le risorse finanziarie che saranno concretamente messe a disposizione del Friuli Venezia Giulia, si interviene con le modifiche della LR 15/2000 sia per dare continuità a quanto fatto finora, sia per dare rilievo anche a prodotti regionali di eccellenza che rischiano di non essere compresi nell'applicazione della legge statale quali i prodotti agroalimentari tradizionali (Pat), i prodotti a denominazione di origine protetta (Dop), a indicazione geografica protetta(Igp), le specialità tradizionali garantite (Stg) e i prodotti certificati con marchio Aqua.

Passando al Capo II, la legge statale si prefigge di promuovere l'agricoltura sociale quale aspetto della multifunzionalità delle imprese agricole finalizzato allo sviluppo di interventi e di servizi sociali, sociosanitari, educativi e di inserimento socio-lavorativo anche per facilitare l'accesso alle prestazioni essenziali da garantire alle persone, alle famiglie e alle comunità locali in tutto il territorio nazionale e in particolare nelle zone rurali o svantaggiate.

La legge innanzitutto introduce la definizione di agricoltura sociale, facendo rientrare in questo ambito una serie specifica di attività che vanno dall'inserimento socio-lavorativo di persone svantaggiate a servizi terapeutici con l'ausilio di animali e della coltivazione delle piante, all'organizzazione di fattorie sociali e didattiche. Inoltre individua, quali operatori dell'agricoltura sociale, sia gli imprenditori agricoli sia le cooperative sociali il cui fatturato derivi, entro certi parametri, dall'esercizio delle attività agricole.

L'attuazione della norma statale è demandata a un decreto ministeriale non ancora adottato. Perciò si demanda alle Regioni e alle Province autonome il compito di adeguare le proprie disposizioni in materia per consentire il riconoscimento degli operatori dell'agricoltura sociale e rendere pubblici i relativi nominativi. Il ddl in esame si prefigge, pertanto, l'obiettivo di introdurre gli strumenti normativi e amministrativi necessari a rendere applicabile in FVG la disciplina statale in materia di agricoltura sociale non appena sarà approvato il decreto che individua i requisiti delle attività.

All'illustrazione, sono seguite le audizioni con i soggetti e le categorie maggiormente coinvolti. L'esame del provvedimento è, invece, già in calendario per martedì prossimo, 16 gennaio, a partire dalle 14.30. Vista la trattazione di argomenti legati ad aspetti socio-sanitari, domani (11 gennaio) la III Commissione consiliare esprimerà un parere sulle parti di competenza.

(immagini tv)