III Comm: audizione su assistenza sanitaria nelle carceri
(ACON) Trieste, 12 feb - RCM - Tolmezzo a parte, nelle carceri
del Friuli Venezia Giulia tra il 2016 e il 2017 i detenuti sono
aumentati, lo stesso dicasi per i casi di autolesionismo e i
tentati suicidi (ma inferiori al triennio 2010-2012) dove a
incidere è la convivenza forzata tra persone provenienti da Paesi
belligeranti. Inoltre, la Regione sta finanziando 750mila euro
per un progetto triennale che prevede misure alternative al
carcere per i tossicodipendenti.
Sono i dati principali emersi dall'audizione, da parte della III
Commissione del Consiglio regionale, con la Giunta regionale e
col Garante per le persone private della libertà personale in
merito ai servizi di assistenza sanitaria negli istituti
penitenziari del Friuli Venezia Giulia.
Dopo aver ricordato che la Regione ha assunto le funzioni di
sanità penitenziaria dal primo gennaio 2014, ovvero da quando le
sono stati trasferiti i fondi statali, e le assicura tramite le
Aziende per l'assistenza sanitaria (Aas), gli auditi hanno
parlato degli strumenti per la collaborazione inter-istituzionale
a vantaggio della popolazione: Osservatorio permanente regionale
per la sanità penitenziaria (Regione, amministrazione
penitenziaria, Aas, Autorità giudiziaria) e Protocollo d'intesa
tra Regione FVG e Provveditorato dell'amministrazione
penitenziaria del Triveneto (definisce le forme di collaborazione
tra i due ordinamenti per l'erogazione dell'assistenza sanitaria
ai carcerati).
Per quanto attiene la popolazione detenuta nel biennio 2016-2017,
si è appreso che a Gorizia gli ingressi 2016 sono stati 107 e 35
le presenze al 31 dicembre di quell'anno, passati a 149 ingressi
e 55 presenze nel 2017; a Pordenone 191 ingressi al 2016 con 61
presenze al 31 dicembre, aumentati a 242 ingressi nel 2017 e 70
presenze alla fine dell'anno; a Tolmezzo gli ingressi del 2016
sono stati 199 e 191 le presenze, scesi rispettivamente a 130 e
180 nel 2017; Trieste ha registrato 508 ingressi 2016 e 199
presenze al 31 dicembre, saliti a 548 e 218 l'anno dopo; 323 gli
ingressi a Udine con 128 presenze a fine dicembre 2016, diventati
368 ingressi e 155 presenze nel 2017. Il totale degli ingressi
nelle case circondariali regionali sono quindi stati 1.328 nel
2016 aumentati a 1.437 nel 2017, 579 sono state le presenze al 31
dicembre 2016 passate a 678 un anno dopo.
A seguire, sono state esplicate l'assistenza primaria e quella
specialistica intra-penitenziaria, la presenza sanitaria nelle
carceri regionali, ma anche i percorsi diagnostici e di
ospedalizzazione esterni agli istituti. In via di definizione - è
stato detto - sono le procedure per la gestione appropriata delle
emergenze/urgenze, l'individuazione di posti letto di degenza
ordinaria dedicati ai detenuti, la standardizzazione della
presenza medica e assistenziale presso gli istituti penitenziari.
Le Aas e le carceri - si è appreso poi - stanno sviluppando
percorsi ad alto contenuto di integrazione disciplinare anche
attraverso l'attuazione di due progetti specifici: il "Piano
regionale per la prevenzione del rischio suicidario e autolesivo
in carcere" (vi lavora un sottogruppo tecnico-regionale per la
prevenzione del rischio suicidario) e il "Progetto regionale per
le misure alternative per detenuti tossicodipendenti" (è stato
istituito un Tavolo tecnico per la realizzazione degli obiettivi
del protocollo siglato tra ministero della Giustizia, Regione FVG
e Tribunale di sorveglianza).
Quanto al primo progetto è emerso che, dopo un'inversione di
tendenza registrata tra la seconda metà del 2013 e i primi mesi
del 2015, il tasso di autolesionismo registrato nel 2016 in
regione è più del doppio di quello nazionale, e lo stesso dicasi
per i tentativi di suicidio. L'età più a rischio per il tentato
suicidio va dai 21 ai 24 anni, mentre la provenienza vede gli
asiatici al primo posto e a seguire gli africani, con dati molto
lontani per quanto riguarda cittadini italiani o comunque europei.
In questo caso, le strategie prevedono: la condivisione degli
interventi da parte delle amministrazioni sanitarie e di
giustizia, coerente con l'evidenza che le scelte autolesive e
suicidarie sono prevalentemente derivanti dalle condizioni di
vita e non da patologie; il regolare monitoraggio degli
interventi e degli esiti, con miglioramento della qualità dei
dati; la definizione e l'aggiornamento di protocolli operativi
tra istituto penitenziario e Azienda sanitaria.
Il secondo progetto, invece, è strutturato in due attività
principali: potenziamento dei rapporti di collaborazione tra
soggetti istituzionali ed enti; introduzione di strumenti e
modalità organizzative innovativi per la presa in carico
personalizzata. Per farlo, la Regione si è impegnata con un
finanziamento pari a 250mila euro per ciascuno degli anni 2017,
2018 e 2019, per un totale di 750mia euro.
Se così è emerso dalla Giunta, dal Garante arriva l'allarme che
in FVG si registra una situazione di emergenza, dove il direttore
del carcere di Pordenone è lo stesso di Tolmezzo e Gorizia;
sempre l'istituto di Pordenone non sarà sostituito con quello di
San Vito al Tagliamento prima della fine del 2019, nel frattempo
sono diversi i casi che si registrano di depressione se non di
autolesionismo; a Udine vi è la peggior situazione per convivenze
forzate tra cittadini stranieri che poco si tollerano causa
diversità culturali o religiosi; positivo che a Gorizia sia stata
tolta la sezione degli omosessuali, che creava quanto meno
imbarazzo; restano inaccettabili le "celle zero", quelle prive di
arredi dove i detenuti scontano le punizioni; sono in aumento le
reclusioni per gioco d'azzardo. Non da ultimo, si dovrebbe
riflettere non solo sui casi di suicidio da parte dei detenuti ma
anche tra le guardie penitenziarie, della cui condizione si parla
sempre troppo poco.
(immagini tv)