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III Comm: audizione su assistenza sanitaria nelle carceri

12.02.2018
13:52
(ACON) Trieste, 12 feb - RCM - Tolmezzo a parte, nelle carceri del Friuli Venezia Giulia tra il 2016 e il 2017 i detenuti sono aumentati, lo stesso dicasi per i casi di autolesionismo e i tentati suicidi (ma inferiori al triennio 2010-2012) dove a incidere è la convivenza forzata tra persone provenienti da Paesi belligeranti. Inoltre, la Regione sta finanziando 750mila euro per un progetto triennale che prevede misure alternative al carcere per i tossicodipendenti.

Sono i dati principali emersi dall'audizione, da parte della III Commissione del Consiglio regionale, con la Giunta regionale e col Garante per le persone private della libertà personale in merito ai servizi di assistenza sanitaria negli istituti penitenziari del Friuli Venezia Giulia.

Dopo aver ricordato che la Regione ha assunto le funzioni di sanità penitenziaria dal primo gennaio 2014, ovvero da quando le sono stati trasferiti i fondi statali, e le assicura tramite le Aziende per l'assistenza sanitaria (Aas), gli auditi hanno parlato degli strumenti per la collaborazione inter-istituzionale a vantaggio della popolazione: Osservatorio permanente regionale per la sanità penitenziaria (Regione, amministrazione penitenziaria, Aas, Autorità giudiziaria) e Protocollo d'intesa tra Regione FVG e Provveditorato dell'amministrazione penitenziaria del Triveneto (definisce le forme di collaborazione tra i due ordinamenti per l'erogazione dell'assistenza sanitaria ai carcerati).

Per quanto attiene la popolazione detenuta nel biennio 2016-2017, si è appreso che a Gorizia gli ingressi 2016 sono stati 107 e 35 le presenze al 31 dicembre di quell'anno, passati a 149 ingressi e 55 presenze nel 2017; a Pordenone 191 ingressi al 2016 con 61 presenze al 31 dicembre, aumentati a 242 ingressi nel 2017 e 70 presenze alla fine dell'anno; a Tolmezzo gli ingressi del 2016 sono stati 199 e 191 le presenze, scesi rispettivamente a 130 e 180 nel 2017; Trieste ha registrato 508 ingressi 2016 e 199 presenze al 31 dicembre, saliti a 548 e 218 l'anno dopo; 323 gli ingressi a Udine con 128 presenze a fine dicembre 2016, diventati 368 ingressi e 155 presenze nel 2017. Il totale degli ingressi nelle case circondariali regionali sono quindi stati 1.328 nel 2016 aumentati a 1.437 nel 2017, 579 sono state le presenze al 31 dicembre 2016 passate a 678 un anno dopo.

A seguire, sono state esplicate l'assistenza primaria e quella specialistica intra-penitenziaria, la presenza sanitaria nelle carceri regionali, ma anche i percorsi diagnostici e di ospedalizzazione esterni agli istituti. In via di definizione - è stato detto - sono le procedure per la gestione appropriata delle emergenze/urgenze, l'individuazione di posti letto di degenza ordinaria dedicati ai detenuti, la standardizzazione della presenza medica e assistenziale presso gli istituti penitenziari.

Le Aas e le carceri - si è appreso poi - stanno sviluppando percorsi ad alto contenuto di integrazione disciplinare anche attraverso l'attuazione di due progetti specifici: il "Piano regionale per la prevenzione del rischio suicidario e autolesivo in carcere" (vi lavora un sottogruppo tecnico-regionale per la prevenzione del rischio suicidario) e il "Progetto regionale per le misure alternative per detenuti tossicodipendenti" (è stato istituito un Tavolo tecnico per la realizzazione degli obiettivi del protocollo siglato tra ministero della Giustizia, Regione FVG e Tribunale di sorveglianza).

Quanto al primo progetto è emerso che, dopo un'inversione di tendenza registrata tra la seconda metà del 2013 e i primi mesi del 2015, il tasso di autolesionismo registrato nel 2016 in regione è più del doppio di quello nazionale, e lo stesso dicasi per i tentativi di suicidio. L'età più a rischio per il tentato suicidio va dai 21 ai 24 anni, mentre la provenienza vede gli asiatici al primo posto e a seguire gli africani, con dati molto lontani per quanto riguarda cittadini italiani o comunque europei.

In questo caso, le strategie prevedono: la condivisione degli interventi da parte delle amministrazioni sanitarie e di giustizia, coerente con l'evidenza che le scelte autolesive e suicidarie sono prevalentemente derivanti dalle condizioni di vita e non da patologie; il regolare monitoraggio degli interventi e degli esiti, con miglioramento della qualità dei dati; la definizione e l'aggiornamento di protocolli operativi tra istituto penitenziario e Azienda sanitaria.

Il secondo progetto, invece, è strutturato in due attività principali: potenziamento dei rapporti di collaborazione tra soggetti istituzionali ed enti; introduzione di strumenti e modalità organizzative innovativi per la presa in carico personalizzata. Per farlo, la Regione si è impegnata con un finanziamento pari a 250mila euro per ciascuno degli anni 2017, 2018 e 2019, per un totale di 750mia euro.

Se così è emerso dalla Giunta, dal Garante arriva l'allarme che in FVG si registra una situazione di emergenza, dove il direttore del carcere di Pordenone è lo stesso di Tolmezzo e Gorizia; sempre l'istituto di Pordenone non sarà sostituito con quello di San Vito al Tagliamento prima della fine del 2019, nel frattempo sono diversi i casi che si registrano di depressione se non di autolesionismo; a Udine vi è la peggior situazione per convivenze forzate tra cittadini stranieri che poco si tollerano causa diversità culturali o religiosi; positivo che a Gorizia sia stata tolta la sezione degli omosessuali, che creava quanto meno imbarazzo; restano inaccettabili le "celle zero", quelle prive di arredi dove i detenuti scontano le punizioni; sono in aumento le reclusioni per gioco d'azzardo. Non da ultimo, si dovrebbe riflettere non solo sui casi di suicidio da parte dei detenuti ma anche tra le guardie penitenziarie, della cui condizione si parla sempre troppo poco.

(immagini tv)