Patto: no nuove centraline idroelettriche, sì a società regionale per energia
(ACON) Trieste, 21 ott - COM/MPB - Basta speculazione
sull'acqua. È stato un coro di no al "saccheggio" dei torrenti
montani a scopo idroelettrico, sovvenzionato da incentivi
statali, quello ascoltato oggi, domenica 21 ottobre, sulle rive
del lago di Cavazzo dove si è svolta la manifestazione
organizzata dal Gruppo Consiliare del Patto per l'Autonomia per
sensibilizzare le comunità locali sul tema e sollecitare un
intervento forte della Regione per bloccare la costruzione di
altre microcentraline nelle aree di montagna, che, conti
economici alla mano, sembrano più un affare speculativo e
danneggiano irrimediabilmente il territorio.
All'iniziativa - aperta da una camminata dalla riva est a quella
ovest del lago - hanno partecipato numerosi cittadini,
amministratori locali e rappresentanti di una ventina di
associazioni ambientaliste e comitati territoriali impegnati
nella difesa dei corsi d'acqua regionali.
"Partire con una mobilitazione sul tema dell'acqua e dell'energia
come beni comuni dal lago di Cavazzo, significa partire da un
luogo simbolo. Qui - spiegano i consiglieri regionali Giampaolo
Bidoli e Massimo Moretuzzo - è rappresentata la nostra regione,
le sue potenzialità, la sua vocazione turistica e naturalistica,
oggi fortemente a rischio. A livello nazionale si sta discutendo
del nuovo decreto ministeriale sulle energie rinnovabili che
prevede la possibilità di togliere gli incentivi ai microimpianti
su corsi d'acqua naturali, a quelli cioè che producono così poca
energia da non essere sostenibili se non attraverso gli incentivi
che vengono pagati dalle bollette, dalle tasse dei cittadini.
"Con questa manifestazione - e da qui partiamo con una
rivendicazione forte - chiediamo che la nostra Regione avvii
immediatamente una riflessione ampia sul tema e, nel frattempo,
sospenda i numerosi procedimenti autorizzativi per la
realizzazione di nuove centraline, in attesa che il quadro
nazionale si definisca, e che venga costituita - a breve
depositeremo il progetto di legge regionale - una Società
pubblica regionale per la produzione, il trasporto e la
distribuzione autonoma dell'energia elettrica, che permetta di
far sì che i benefici che arrivano dalla produzione di energia
idroelettrica rimangono nelle tasche dei nostri cittadini, a
vantaggio delle comunità locali. Non è più accettabile che i
profitti derivanti dallo sfruttamento delle risorse naturali
finiscano per arricchire società extraregionali".
Unanime, nei numerosi interventi, la difesa del bene acqua - un
diritto, non una merce, è stato ricordato - e la necessità di una
gestione sostenibile di acqua ed energia, fondamentale per il
futuro del Friuli-Venezia Giulia. Stop agli incentivi è la
richiesta di Lucia Ruffato di Free Rivers Italia: "Gli impianti
da realizzare sui corsi d'acqua naturali non vanno incentivati".
Appoggia pienamente la richiesta di una moratoria sulla
realizzazione di nuove centraline idroelettriche Claudio Polano,
del Comitato "Forra del torrente Leale", unica strada possibile
davanti al "dissennato sfruttamento del territorio e delle sue
ricchezze naturali". La battaglia contro le microcentraline
idroelettriche è "una battaglia di principio che riguarda tutto
il ciclo dell'acqua" per Sandro Cargnelutti, presidente regionale
di Legambiente Friuli-Venezia Giulia.
Sulla gestione centralizzata e lontana dalla gente del servizio
idrico, che penalizza particolarmente i cittadini di montagna, è
intervenuto Luca Boschetti, neoconsigliere regionale della Lega e
già sindaco di Cercivento, unico Comune in regione a gestire in
proprio l'acqua.
Franceschino Barazzutti, per i comitati della Val del lago, ha
sollecitato un intervento forte di amministratori e società
civile a tutela dell'acqua, bene pubblico, che va sottratto al
controllo di società esterne alla Regione Friuli-Venezia Giulia.
"Si eserciti la specialità sull'esempio del Trentino-Alto Adige e
della Valle d'Aosta", ha detto, per arrivare a una gestione
autonoma di risorse e beni comuni, come acqua, energia e
paesaggio, che appartengono a tutti, e, come tali, devono essere
gestiti a beneficio delle comunità e dei territori nelle quali
quelle risorse si trovano.