Cr: ddl assetto Servizio sanitario, relatrice di minoranza Liguori (5)
(ACON) Trieste, 5 dic - MPB - Per l'ultimo relatore di
minoranza, la consigliera Simona Liguori del Gruppo dei
Cittadini, molte delle sfide più rilevanti da affrontare per
garantire equità ed efficienza del Servizio socio sanitario
prescindono dall'assetto istituzionale e organizzativo.
Liguori ha così confermato la perplessità di fondo circa
l'utilità di procedere a questo riassetto che - ha detto - genera
comunque stress al sistema, basti pensare alle gestioni
commissariali che dureranno prevedibilmente non meno di 18 mesi.
Quanto ai contenuti, per Liguori le modifiche proposte dal ddl
non mutano l'assetto di fondo del Ssr che fa perno sul ruolo
centrale della Regione quale soggetto politico istituzionale del
nostro sistema sanitario. Non a caso la novità proposta consiste
nell'istituzione dell'Azienda regionale di coordinamento per la
salute (ARCS) caratterizzata da uno spettro di funzioni di staff
particolarmente ampio e che si configura inoltre come
tecnostruttura per la gestione accentrata di funzioni
amministrative e logistiche. Scelta - questa - che non può essere
giudicata aprioristicamente, ma neppure essere considerata
panacea di tutte le criticità, dato che fu proprio durante la
Giunta Tondo che venne abolita l'Agenzia regionale della sanità
lamentando che l'ente intermedio tra Aziende e Direzione Salute
finiva per generare delle asimmetrie informative a danno della
Direzione e dunque del sistema sanitario nel suo complesso.
Altri aspetti caratterizzanti il ddl per i Cittadini sono la
scelta di perseguire, in continuità, l'integrazione tra ospedale
e territorio nell'ambito della medesima Azienda e di modificare i
perimetri delle attuali Aziende, riducendone il numero: ciò può
risultare accettabile a condizione che venga garantito un
adeguato livello di autonomia a quelle aree territoriali - ad
esempio l'Isontino e l'Alto Friuli - su cui maggiormente impatta
il riassetto proposto.
In particolare, a proposito dell'area Isontina, Gorizia -
evidenzia Liguori - non sarà più sede di Azienda; il centro
decisionale viene spostato dal territorio verso Trieste
nell'ambito dell'Azienda sanitaria universitaria Giuliano
Isontina (ASU GI); in questo nuovo contesto - avverte la
relatrice - sarà fondamentale che i presidi ospedalieri di base
spoke di Gorizia e Monfalcone possano mantenere una
strutturazione tale da rispondere alle esigenze di cura dei
pazienti e in questo senso devono poter continuare a svolgere
anche quelle funzioni che di norma caratterizzano i presidi
ospedalieri di più elevato livello. Solo in questo modo sarà
possibile realizzare efficacemente il modello "hub and spoke"
dando linfa allo stesso hub quale centro di eccellenza. Se si
vuole una organizzazione sanitaria tecnologicamente adeguata,
attrattiva e con un pool di professionisti di eccellenza -
insiste Liguori - è necessario che gli ospedali isontini con il
loro territorio siano organizzati adeguatamente e non diventino
un'appendice residuale di un'area vasta.
Inoltre, ricordando che la cooperazione sanitaria
transfrontaliera con Slovenia e Austria è considerata indirizzo
strategico, Liguori raccomanda che questa vocazione non sia
dispersa e, anzi, si dia corso al progetto di costituzione di un
network di servizi sanitari transfrontalieri nell'ambito del GECT
Go la cui gestione dovrà restare in capo al Comune di Gorizia.
Con l'auspicio che l'Aula consideri l'introduzione nel testo di
legge di una clausola valutativa, Liguori chiede poi che
l'attenzione del legislatore si sposti dalla singola prestazione
all'intero percorso assistenziale con l'obiettivo che questo
possa svolgersi in modo unitario anche se le singole
prestazioni sono assicurate da strutture diverse.
L'ospedale è un importante tassello del percorso assistenziale
con una concentrazione crescente di tecnologie e complessità di
cure e conseguentemente dei costi ma, all'interno delle Reti
cliniche assistenziali, a tale concentrazione di servizi
specialistici deve corrispondere la diffusione dei servizi
sociosanitari di prossimità per facilitarne l'accesso al
cittadino. A tale proposito la relatrice rileva una notevole
disparità dell'offerta socio-sanitaria tra i territori della
nostra regione.
Da Liguori anche la segnalazione della richiesta di alcuni
amministratori locali di maggiori rappresentatività e potere
decisionale nelle politiche sanitarie dei loro territori e della
necessità di mantenere e migliorare i servizi territoriali
laddove ce ne fosse bisogno, proprio per rispettare anche il
ruolo delle aziende sanitarie che attraverso la loro
articolazione vogliono assicurare prevenzione collettiva e sanità
pubblica, assistenza distrettuale, assistenza ospedaliera.
Infine la relatrice fa proprie le segnalazioni provenienti
dall'Isontino che chiede sia organizzato un Hospice non ubicato
nell'ospedale per acuti con caratteristiche proprie delle
strutture adibite alle cure fine vita; che si porti a compimento
una vera Rete di cure palliative che operi attraverso il lavoro
di equipe multidisciplinari specializzate, strutturata
sull'assistenza domiciliare al malato e alla sua famiglia e una
rete della terapia del dolore che oggi è concepita solo come
servizio ambulatoriale ospedaliero e non come servizio al
domicilio del malato.
Ultima richiesta quella delle Comunità udinesi di attivare cure
domiciliari palliative per i piccoli perchè - la sottolineatura
di Liguori - quando un bambino in fase avanzata di malattia
chiede al genitori di ritornare nella propria casa possa essere
messo nelle condizioni di farlo.
La parola è quindi passata ai consiglieri per il dibattito
generale.
(foto su www.consiglio.regione.fvg.it; immagini alle tv)
(segue)