Cr: ddl assetto Servizio sanitario, repliche dell'ass. Riccardi (6)
(ACON) Trieste, 5 dic - RCM - Ci è stato detto che questa non è
una riforma, ma solo una leggina. Allora se è così, non capisco
come mai siamo tutti qui attenti, a seguirla.
Parte con una considerazione sarcastica, l'assessore alla Salute,
Riccardo Riccardi, nella sua replica di chiusura del dibattito
generale sul disegno di legge n. 27.
Questo è il primo obiettivo della nuova legislatura - ha
proseguito Riccardi -, e lo abbiamo affrontato distinguendo la
realtà dalla percezione. E la realtà dice che abbiamo un Sistema
sanitario che perde in credibilità, pur avendo un saldo ancora
positivo tra la gente che va altrove e gente che viene qui a
curarsi. Abbiamo le due Aziende sanitarie più grandi che non
funzionano, stanno peggio delle altre. I risultati 2017 del
Sistema di valutazione dei Sistemi sanitari regionali, presentati
dai ricercatori dell'istituto di management della Scuola
Sant'Anna di Pisa, dicono che abbiamo un sistema piantato.
Ogni giorno - ha reso noto l'assessore - vengo accusato perché ho
escluso qualcuno piuttosto che qualcun altro dal gruppo di
esperti chiamati a valutare il nostro Ssr e presentare delle
proposte. Me ne assumo la responsabilità e sono contento di aver
fatto quella scelta. Siamo arrivati con due ipotesi e noi
laicamente abbiamo lavorato su quelle due ipotesi, senza
distinzione di parte. Non c'è un modello perfetto, ma c'è il
modello che permette di correggere l'esistente.
Abbiamo due temi diversi: il tema di ciò che va fatto dentro gli
ospedali, e di ciò che va fatto fuori gli ospedali con una
struttura sociosanitaria arretrata. Su questo abbiamo cercato di
tenere insieme ospedali e territori, ma guardando a un processo
serio di concertazione e di riforma istituzionale. Noi oggi
facciamo una cosa che non stata fatta prima: facciamo che la
legge del governo della sanità deve parlare con la legge del
governo degli enti locali, le precedenti leggi - la 17 del 2014
di riordino del Ssr e la 26 sempre del 2014 sul riordino del
sistema della autonomie locali - questo non lo facevano.
Riccardi ha, quindi, citato tre elementi per lui centrali ma poco
dibattuti: il tema delle risorse e della sostenibilità che fanno
parte del lavoro che il presidente Fedriga sta facendo con lo
Stato; l'integrazione del sistema sociosanitario; la cooperazione
sanitaria in tema di sanità, perché questa è una Regione che
sull'offerta straniera ha il budget al 3,8%. L'assessore ha, poi,
affermato che "l'unica delle riforme sanitarie registrate (dalla
riforma Illy alla riforma Serracchiani, passando per quella di
Tondo) che ha funzionato un pezzettino è quella di Gianpiero
Fasola del 1995. Noi abbiamo fatto l'unica scelta che si poteva
fare per intervenire in 6 mesi, ovvero abbiamo messo mano alla
parte del governo del Sistema sanitario, alla sua parte
strutturale. Voi avete impiegato un anno e mezzo a fare ciò che
avete fatto, noi non avevamo tempo da perdere. La pura
pianificazione sanitaria sarà oggetto di una riforma successiva.
A seguire, il responsabile della salute regionale ha risposto
alle critiche sollevate dai consiglieri di opposizione alla
scelta dell'Azienda zero: una scelta organizzativa forte - l'ha
definita Riccardi -, ma che da sola non basta. Non interverrà,
come avviene oggi, nei confronti di singoli al comando delle
Aziende, mentre permetterà di capire perché il sistema sulle
proiezioni rispetto alle previsioni parla di 80 milioni di
perdite.
L'"Hub and Spoke" non lo costruisci perché sta in una norma - ha
proseguito -. Questo modello avvicina il sistema e soprattutto
mette gli ospedali minori che sono Spoke direttamente in
relazione con lo stesso Hub (succederà per Gorizia e Monfalcone,
come per Palmanova e Latisana su Udine). Tenere insieme l'Azienda
Isontina con la Bassa Friulana è innaturale. Invece questa
operazione di riduzione del numero delle Ass riduce i costi di
alcune centinaia di migliaia di euro.
Altro tema, il rapporto con le università, ai cui rettori la
Giunta - ha detto Riccardi - ha spiegato che qui chi governa e ha
la responsabilità del sistema salute è la Regione, secondo regole
che devono essere uguali per tutti e con l'intenzione di regolare
un rapporto con il sistema universitario che potrà avvenire con
quella che sarà una rinegoziazione di ciò che sarà il nuovo
protocollo, ma è evidente che si modifica l'equilibrio mantenuto
sino a oggi.
Da ultimo, Riccardi ha affermato che si può immaginare un Ssr che
sia sostenibile, ma non è possibile finché si continua ad avere
un amento ogni anno, come avvenuto negli ultimi anni, di 200
milioni di euro di parte corrente e il 10% della spesa, con un
sistema degli investimenti crollato dagli anni 2000 da oltre 100
milioni all'anno a quelli dell'ultima legislatura, che sono metà
di quelli della legislatura precedente e che sono pari a 34 mln
all'anno. Un sistema di questo genere non regge - ha detto -. È
vero che abbiamo carenza di posti letto, lunghi tempi di attesa,
ma prima ci deve essere la redistribuzione delle risorse.
Riccardi ha, quindi, chiosato sostenendo che questa è una prima
tappa, importante, e che con la sanità non si può fare
sperimentazione perché si farebbe a discapito dei cittadini.
(foto su www.consiglio.regione.fvg.it; immagini alle tv)
(segue)