Cr: ddl 32 riforma Regione/Autonomie locali, relatore Di Bert (2)
(ACON) Trieste, 17 dic - CMC - Un documento snello, che
fornisce un'immediata risposta al sistema delle autonomie locali,
in attesa di una riforma più ampia e complessa che nel 2019
definirà il nuovo soggetto di area vasta.
Così afferma Mauro Di Bert (Progetto FVG/Ar), nella relazione di
maggioranza all'Aula sul ddl n.32 di riordino del sistema
regionale delle Autonomie locali, osservando come la nostra sia
rimasta l'unica regione dove sono state soppresse le Province
"nel nome di una specialità che troppo spesso ci si è dimenticati
di esercitare in tanti altri settori decisamente più strategici".
Con l'approvazione e l'entrata in vigore del disegno di legge in
esame, si avvia - per Di Bert - una fase transitoria regolata da
norme semplici: il provvedimento non cancella infatti, tutto ciò
che è stato introdotto quattro anni fa con la legge 26, ma
interviene in modo scientifico, mantenendo ciò che funziona e
ridisegnando il resto, tanto che il sistema delle unioni
territoriali rimane, dando alle amministrazioni locali la facoltà
non solo di scegliere se partecipare o meno, ma anche con quali
altre amministrazioni convenzionarsi.
Venendo meno l'obbligatorietà - continua Di Bert - si inizia un
percorso verso una politica di programmazione e di pianificazione
su area vasta, con un progetto politico chiaro e coerente che
entro il 2019 porterà all'istituzione di un ente sovra comunale,
magari anche di nomina elettiva.
Punto qualificante del ddl è l'autonomia restituita a tutti i
Comuni anche i più piccoli per i quali, per esempio, resta un
obbligo alla convenzione, ma a salvaguardia dei servizi, con
libertà di scegliere con chi associarsi. Il provvedimento infatti
- spiega Di Bert - riporta all'applicazione della normativa
statale che prevede la gestione associata obbligatoria delle
funzioni comunali, per i Comuni fino a 5.000 abitanti, mentre le
Unioni costituiscono forme facoltative per l'esercizio associato
anche delle altre funzioni.
Vengono poi abrogati - spiega il consigliere - gli articoli che
imponevano unioni e fusione decise sulla carta e viene sancita
chiaramente l'autonomia che va assolutamente riconosciuta a degli
enti territoriali che hanno fortemente contributo alla crescita e
al benessere delle proprie comunità.
Nel settore del welfare, con l'abolizione dell'articolo 56, si
torna alla legge 6/2006 con la quale viene disciplinata
l'organizzazione del Servizio sociale dei Comuni assicurando
uniformità territoriale nei livelli minimi di offerta e
omogeneità di risposta ai bisogni della popolazione.
Le modifiche apportate al sistema dei finanziamenti non penalizza
più chi decide di restare fuori dalle Unioni territoriali, ma
introduce più semplicemente un sistema premiante per quei Comuni
che decidono in modo del tutto autonomo di "fare sistema". Con
questo avvio di riforma organica anche nei trasferimenti
finanziari viene garantita una congrua certezza di risorse, tesa
a favorire una programmazione da parte dei Comuni che possono
garantire i livelli essenziali dei servizi ai propri cittadini,
in un'ottica di decentramento e autonomia.
(foto su www.consiglio.regione.fvg.it; immagini alle tv)
(segue)