Cr: ddl 32 riforma Regione/Autonomie locali, relatore Capozzella (4)
(ACON) Trieste, 18 dic - RCM - Tralasciando volutamente di
ribadire il fallimento della riforma delle autonomie locali della
precedente maggioranza e volendo, invece, prestare attenzione
solo a quello che sarà il futuro assetto ordinamentale del Friuli
Venezia Giulia, il relatore di minoranza Mauro Capozzella (M5S)
ha parlato all'Aula in termini di 'fiduciosa attesa per l'azione
dell'attuale maggioranza consiliare, formata prevalentemente da
ex sindaci ed ex amministratori locali, quindi la più qualificata
a realizzare una rivisitazione del sistema Regione/Autonomie
locali'.
Capozzella ha, quindi, espresso un giudizio positivo
sull'eliminazione, prevista nel disegno di legge n. 32,
dell'obbligo per i Comuni di aderire all'Unione territoriale
intercomunale di riferimento, nonché dell'obbligo di esercitare,
tramite l'Uti di riferimento, le funzioni comunali elencate negli
articoli 26 e 27 della legge regionale 26/2014 di riordino del
sistema in esame come l'aveva voluto la Giunta Serracchiani. Però
evidenzia che, al di là di una legittima volontà di ritornare
alla situazione antecedente la l.r. 26/2014, 'non si è in
condizione di cogliere quello che vuole essere l'approdo finale
di questo percorso di controriforma'.
Infatti - aggiunge Capozzella - nella legge di stabilità 2019 si
provvede a costituire un fondo di diversi milioni di euro 'per
assicurare il funzionamento e l'attività istituzionale dei
costituendi enti intermedi, ma di essi non si conoscono ancora
numero, funzioni, modalità organizzative e non è neppure emersa
con chiarezza da parte dell'assessore alle Autonomie locali la
disponibilità a fornire, non solo alla maggioranza consiliare ma
all'intero Consiglio regionale, una sorta di 'road map' del
percorso che vuole compiere, per consentire, a chi ha la volontà
di farlo, di partecipare a questo importante intervento
legislativo per l'avvenire della nostra Regione e dei nostri
territori. Da ciò, il nostro voto di astensione in sede di
Commissione'.
Prosegue il pentastellato: 'Condivisibile dover sopperire
all'inadeguatezza organizzativa di tanti piccoli Comuni ad
adempiere in modo finanziariamente sostenibile e
amministrativamente efficiente ai propri doveri istituzionali,
per garantire l'eguaglianza e l'uniformità delle prestazioni
comunali a tutti i cittadini, a prescindere dal loro luogo di
residenza.
'Coerentemente con questa impostazione, la futura legge di
riforma degli enti locali dovrà perseguire quantomeno le seguenti
finalità: la salvaguardia e la promozione delle peculiarità
culturali, linguistiche, storiche, ambientali ed economiche
presenti in regione; la valorizzazione dell'autonoma iniziativa
dei cittadini, singoli o associati, per lo svolgimento di
attività d'interesse generale nonché delle autonomie funzionali;
la razionalizzazione e la semplificazione dei livelli di governo
locale; l'attuazione del principio di sussidiarietà tra i diversi
livelli istituzionali, attribuendo il maggior numero possibile di
funzioni amministrative ai Comuni, enti più vicini agli interessi
dei cittadini, anche mediante le forme più appropriate di
esercizio associato delle funzioni; la partecipazione,
nell'ambito delle competenze e nelle forme consentite dalla
Costituzione e dallo Statuto speciale, al processo d'integrazione
europea e allo sviluppo della cooperazione interregionale,
nazionale, internazionale e transfrontaliera; la garanzia a tutta
la popolazione delle medesime opportunità e livelli minimi di
servizio, indipendentemente dalle caratteristiche del territorio,
dalla collocazione geografica e dalle dimensioni del Comune di
residenza; la sostenibilità dello sviluppo dei singoli territori
e del territorio regionale nel suo complesso'.
In un moderno ed efficiente sistema integrato Regione/Autonomie
locali, per Capozzella la Regione FVG (considerata anche la
dimensione) non può che avere un ruolo snello di ente
principalmente deputato alla pianificazione, alla programmazione
e al coordinamento delle linee di sviluppo e delle azioni per il
territorio e per la comunità; i Comuni e i sindaci devono
assumersi il compito di compartecipare, anche in via associativa,
a tale attività di indirizzo politico regionale. Ciò anche
tramite il potenziamento dei compiti del Consiglio delle autonomi
locali, effettiva sede nella quale viene ad essere assicurata la
partecipazione degli enti locali alla determinazione delle
politiche regionali, sia di natura normativa che d'indirizzo
amministrativo.
Fondamentale, dunque, per il consigliere di opposizione, 'il tema
delle forme e delle modalità attraverso le quali la Regione e i
Comuni esercitano le funzioni e organizzano i servizi,
assicurandone l'economicità e l'efficacia in tutto il territorio.
Si tratta di valorizzare e incentivare la costituzione di
gestioni associate tra i Comuni, promuovendo in particolare lo
sviluppo delle unioni e delle convenzioni, nonché sostenendo la
fusione di Comuni, per assicurare l'effettivo e più efficiente
esercizio delle funzioni e dei servizi loro spettanti e
individuando, tramite un processo concertativo, la dimensione
territoriale ottimale e le modalità di esercizio associato'.
Inoltre, la volontà di superare la soluzione proposta dalla legge
regionale n. 26 del 2014 per la soppressione delle Province,
avvenuta con la legge costituzionale n. 1 del 2016, a detta di
Capozzella impone di ragionare circa la necessità o meno della
presenza di un ente locale di area vasta, che istituzionalmente
si ponga in linea mediana tra Regione e Comuni. A prescindere
dalla questione del nome, per il relatore non può trattarsi di
'un ente intermedio di natura elettiva, rappresentando ciò una
prospettiva antistorica e antieconomica, ma debba invece essere
un ente i cui organi vengono eletti mediante elezioni di secondo
grado e pertanto formato da amministratori locali. E che al
futuro ente di area vasta sia riconosciuto il prioritario compito
di esercitare delle funzioni chiaramente definite: le funzioni
amministrative già provinciali, quelle che dovranno
necessariamente essergli devolute dalla Regione nella sua
rinnovata fisionomia, e infine quelle di natura sovracomunale e
comunale che i Comuni singoli o associati non sono adeguati a
svolgere. Il tutto per contribuire a un rinnovato significato
della nostra Specialità'.
Tornando all'analisi del disegno di legge, il consigliere ha
evidenziato quelli che, per lui, sono i principali futuri
effetti: il definitivo svuotamento delle Uti data l'abrogazione
degli articoli 26 e 27 (funzioni comunali) e dell'articolo 42
(sistema di finanziamento regionale) della Lr 26/2014; il rinvio
alla normativa statale in materia di gestione associata
obbligatoria delle funzioni comunali fondamentali, potenzialmente
già realizza, senza la necessità di ulteriori interventi
legislativi, con una profonda ridefinizione dell'associazionismo
comunale (infatti, 152 dei 215 nostri Comuni, quindi il 70,9%,
hanno una popolazione inferiore a 5.000 abitanti e 91 sono anche
classificati montani; pertanto si potranno veder imposto
l'obbligo di gestire in forma associata (mediante convenzione o
Unione, le quali devono raggiungere la soglia dei 10.000 o 3.000
abitanti) le dieci funzioni comunali fondamentali individuate
dall'articolo 19 del decreto legge 78/2010); si determina,
sicuramente in materia di edilizia scolastica, la ricostituzione
delle Province di Udine, Pordenone, Gorizia e Trieste, nonché
delle Comunità montane della Carnia, del Gemonese, del Natisone e
della Zona omogenea del Carso; il ripristino dell'organizzazione
del Servizio sociale dei Comuni secondo un modello
sostanzialmente analogo a quello previgente la l.r. 26/2014.
Capozzella ha, perciò, preannunciato che il voto del M5S sul
provvedimento in esame dipenderà da come saranno recepiti 'quelli
che si è inteso individuare come i nostri caratteri qualificanti
la prossima riforma del sistema Regione/Autonomie locali del
Friuli Venezia Giulia'.
(foto su www.consiglio.regione.fvg.it; immagini alle tv)
(segue)