Lega: Calligaris/Polesello, in FVG si accelera su politiche rimpatri
(ACON) Trieste, 10 giu - COM/MPB - "Le politiche di sicurezza
dell'amministrazione regionale segnano un radicale cambio di
passo rispetto al passato. Prima di noi c'era chi usava i soldi
dei cittadini per pagare week-end sulle piste da sci ai migranti,
oppure tornei di calcio e corsi di formazione senza utilità
alcuna. Adesso, con la Lega al governo, le risorse vengono
investite per rimandare al loro Paese, volontariamente e anche
forzosamente, quelle persone che per i più svariati motivi non
desiderano più restare in questa regione o non hanno più il
diritto di restarci".
Lo dichiara il consigliere regionale della Lega, Antonio
Calligaris, intervenendo nel corso del dibattito della VI
Commissione che ha esaminato le parti di competenza
dell'assessore alla sicurezza e immigrazione Pierpaolo Roberti
del disegno di legge n. 54 «Disposizioni multisettoriali per
esigenze urgenti del territorio regionale».
"Apprendo favorevolmente dall'assessore Roberti la disponibilità
di 5 mln di euro stanziati dal Governo centrale e provenienti da
fondi Comunitari per rendere il Friuli Venezia Giulia una regione
apripista nel progetto di rimpatri volontari per quegli immigrati
che volessero tornare al loro Paese ma non dispongono delle
risorse necessarie. Inoltre - continua Calligaris - il segnale
politico che questa amministrazione a traino Lega intende dare è
che il Friuli Venezia Giulia entra a far parte di un sistema
nuovo, basato sulla rete di rapporti internazionali messo a
disposizione dal Ministero degli Interni che, se serve, può
facilitare il rimpatrio forzoso di immigrati che non hanno
diritto di restare sul nostro territorio".
Anche il consigliere regionale della Lega, Simone Polesello,
interviene rispondendo alle polemiche innescate dal
centrosinistra: "quando sento parlare certi esponenti
dell'opposizione mi chiedo se vivono in una realtà parallela a
quella dei cittadini italiani, già da amministratore locale avevo
più volte schernito i progetti della sinistra che, attraverso
fondi pubblici, offrivano un'occupazione a sedicenti profughi.
Infatti, il più delle volte le risorse venivano spese con
scarsissimi risultati giacché praticamente nessuno di questi
richiedenti asilo, al momento di dimostrare concretamente la
propria buona volontà, poi si presentava per lavorare ma
preferiva continuare a bighellonare in giro per Pordenone a spese
della comunità".