Cr: ddl minoranze linguistiche, relatore Honsell (8)
(ACON) Trieste, 30 ott - RCM - "Ancora una volta, la Giunta
regionale interviene in modo rapsodico e superficiale".
La riflessione è dell'ultimo relatore di minoranza al disegno di
legge n. 68, Furio Honsell (Open-Sinistra FVG), che avrebbe
preferito si fosse messo mano "al coacervo di normative
esistenti, elaborando un testo unico che in maniera organica
offrisse una serie di norme fondamentali per la salvaguardia, la
valorizzazione e lo sviluppo delle tre famiglie linguistiche
presenti nel nostro territorio. Invece il ddl interviene
intarsiando le leggi esistenti con lo spirito di favorire
finanziariamente alcune specifiche dinamiche, e punirne e
censurarne altre".
Per Honsell, la Giunta non ha "un'idea di come perseguire una
politica linguistica di autentica promozione e tutela di quel
patrimonio straordinario che è ancora stato così poco valorizzato
nella nostra regione, volto cioè a trasformare - attraverso forme
di educazione plurilingue rivolta alle diverse fasce d'età - il
multilinguismo sociale esistente in una competenza effettiva in
diverse lingue dei nostri cittadini e delle nostre cittadine. Gli
effetti di questa legge andranno a rompere percorsi e processi
virtuosi, ancorché complessi, che sono maturati in decenni di
impegno".
Per il relatore, il ddl 68 "intende trattare in modo uniforme le
tre minoranze del Friuli Venezia Giulia, quando invece le
caratteristiche di queste tre minoranze quanto a numeri, leggi di
tutela pre-esistenti e modalità organizzative sono profondamente
diverse e non omologabili a un unico modello".
Per quanto concerne il tedesco e lo sloveno - ha sottolineato
Honsell -, comitati e commissioni linguistiche hanno approvato la
nuova legge, ma altrettanto non si può dire del friulano non
essendoci un comitato di tutti i soggetti operanti nella tutela e
promozione della lingua friulana, seppure sia stata condivisa
dall'Agenzia Arlef.
Tra le altre critiche all'articolato, Honsell ha poi citato
l'esclusione da qualsiasi riferimento all'università e ai suoi
centri di ricerca in glottodidattica per la formazione del
personale docente e la costruzione di materiale didattico,
limitandosi all'operato dell'associazionismo e del volontariato.
La costituzione di un albo di associazioni, disciplinato
nell'art. 19, esclude tutti gli operatori dell'editoria:
l'attuale crisi del settore, nelle piccole lingue in particolare,
necessiterebbe invece di interventi straordinari. Non si può,
poi, mettere associazioni secolari (il giornale La Patrie dal
Friûl, Glesie Furlane o la casa editrice Kappa Vu, per citarne
alcune tra le principali - ha detto Honsell) in competizione tra
loro, alla caccia di qualche contributo e senza alcuna garanzia
di continuità, mentre altre società a responsabilità limitata
sono state "messe in sicurezza".
Si parla di varietà linguistiche solamente per il tedesco (art.
23) e lo sloveno (art. 11), quando il territorio è molto più
ricco di varietà linguistiche friulane. "Se si vuole davvero
affrontare criticamente il tema delle varianti linguistiche si
deve avere bene chiaro che cosa siano. Se non c'è una duplice
azione di tutela e di orientamento didattico, parlare di varianti
linguistiche è linguisticamente sterile", ha rimarcato il
relatore.
Sarebbe stato importante intervenire per ottenere finalmente, nel
contratto di servizio della Rai, l'informazione in friulano ai
sensi della legge 482/1999.
L'art. 36 prevede una Conferenza per il tedesco, in analogia a
quanto avviene per le altre due lingue. Ma sarebbe molto più
utile organizzare un'unica Conferenza generale, che coinvolga
tutte le minoranze linguistiche della regione, per discutere in
modo scientificamente disciplinato aspetti comuni e differenze.
In conclusione, per Honsell il ddl, affrettato nel suo iter,
rischia di provocare profondi squilibri.
(foto su www.consiglio.regione.fvg.it; immagini alle tv)
(segue)