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III Comm: illustrato ddl 70 su riorganizzazione sanitaria

31.10.2019
18:34
(ACON) Trieste, 31 ott - RCM - Elementi di discontinuità ma anche di continuità, nella riforma sanitaria che si sta configurando per il Friuli Venezia Giulia, con un nuovo rapporto con gli ospedali, con la loro riorganizzazione secondo il principio hub & spoke, e con i mandati alle Aziende sanitarie e alle strutture minori. Una riforma graduale ma improcrastinabile.

Sessantaquattro articoli: sono quelli necessari alla 'riorganizzazione dei livelli di assistenza, norme in materia di pianificazione e programmazione sanitaria e sociosanitaria e modifiche alla legge regionale 6/2006 e alla legge regionale 26/2015' predisposti dall'assessore regionale Riccardo Riccardi e illustrati alla III Commissione consiliare, presidente Ivo Moras (Lega).

Il nodo della presa in carico del paziente - ha esordito Riccardi - è la maggiore criticità che abbiamo, considerati i circa 500mila malati cronici oggi in Friuli Venezia Giulia, che siamo al 18esimo posto in Italia come natalità nelle regioni e che siamo la seconda regione d'Italia in termini di invecchiamento.

Le finalità perseguite con il disegno di legge n. 70 - ha detto ancora l'assessore - sono riassunte nell'articolo 2 e possono essere sintetizzate nella valorizzazione della centralità della persona e della famiglia, nel principio di equità di accesso alle strutture sanitarie, nella costruzione delle condizioni organizzative, tecnologiche e professionali, per una reale presa in carico delle fragilità e delle morbilità (la frequenza percentuale di una malattia in una collettività).

Esso rappresenta la fase II della riforma del Sistema sanitario regionale approvata con la Lr 27/2018. Attraverso il potenziamento dei servizi di assistenza primaria e una progressiva differenziazione delle attività ospedaliere, ci si attende una riduzione dei ricoveri impropri con relativo recupero di risorse. In sintesi, razionalizzazione del sistema con conseguente contenimento dei costi.

Il provvedimento - ha proseguito Riccardi - affronta aspetti di un sistema orientato al governo della domanda dei Livelli di assistenza del Servizio sanitario regionale (Ssr) sul fronte sanitario e sociale, con suddivisione delle funzioni di Assistenza distrettuale, di Prevenzione collettiva e sanità pubblica e di Assistenza ospedaliera per reti di assistenza. E' affrontato il tema della Sanità digitale e sviluppo tecnologico, prerequisiti essenziali per il miglioramento dei processi clinici e amministrativi, e per una sanità capace di portare dati e informazioni in tempo reale a professionisti e cittadini. Così come il tema della Pianificazione e programmazione sanitaria e sociosanitaria, con cui si definiscono soggetti (oltre all'Azienda regionale di coordinamento per la salute) e strumenti sia di pianificazione sia di programmazione, considerate leve determinanti per il miglior impiego delle risorse, con un reale coinvolgimento dei portatori di interesse nella stesura dei Piani annuali a livello locale e consentire una maggiore razionalizzazione delle funzioni decisionali.

Gli articoli relativi agli erogatori delle prestazioni assistenziali, per poter dotare le Aziende sanitarie di uno strumento di contrasto ai tempi d'attesa definiscono in modo chiaro le competenze istituzionali sul rilascio dell'autorizzazione, dell'accreditamento e della stipula degli accordi contrattuali. Inoltre definiscono le modalità di svolgimento dei controlli sulle strutture pubbliche e private convenzionate, nonché stabiliscono le sanzioni amministrative.

Vengono trattate assieme l'assistenza sociale e l'assistenza sanitaria e sono poste le basi affinché l'integrazione sociosanitaria si realizzi attraverso la presa in carico multidimensionale degli utenti.

I distretti restano nella configurazione territoriale attuale e assicurano il raccordo con gli ambiti e l'integrazione sociosanitaria; essi sono le strutture deputate al governo della domanda tramite le funzioni di committenza e controllo, oltre a realizzare la presa in carico degli assistiti e la sanità di iniziativa, sia con riferimento ai casi complessi e alla fragilità, sia per tutte le patologie che presuppongono un processo di cura articolato. In altri termini, la principale innovazione del ddl sta nel fatto che viene individuato nel distretto il soggetto che deve assicurare che gli utenti e le loro famiglie siano supportati nell'organizzazione dell'accesso ai servizi e alle prestazioni previsti nel percorso di cura.

Sono previsti i dipartimenti di assistenza primaria che, unitamente ai dipartimenti di salute mentale, agli ospedali, ai soggetti del terzo settore e agli erogatori privati accreditati, assicurano la produzione delle prestazioni.

Il modello attuale della salute mentale è preservato e orientato in modo da assicurare un maggiore contributo delle risorse disponibili alle attività di presa in carico, alla realizzazione di progetti terapeutico-riabilitativi personalizzati, alla promozione dei processi di inserimento lavorativo e di sostegno abitativo e domiciliare, di contrasto alla marginalità.

E' semplificato l'accesso alle degenze intermedie (come Rsa e Hospice) per favorire la presa in carico anche nei giorni prefestivi e festivi, permettendo di evitare i ricoveri ospedalieri inappropriati ed essere di effettivo supporto ai pazienti e ai loro familiari in momenti delicati della loro vita.

Le farmacie (sono circa 400 quelle in FVG - ha fatto sapere Riccardi) entrano nel sistema e diventano dei punti-salute diffusi nel territorio che, oltre a distribuire farmaci, possono essere ingaggiate per contribuire a fornire servizi di prossimità assieme ai medici di medicina generale e ai pediatri di libera scelta.

L'attività ospedaliera è assicurata tramite il modello hub & spoke, potenziando l'organizzazione in rete. Sono poste le basi per giungere alla progressiva differenziazione delle attività e dei mandati delle sedi ospedaliere, in modo da evitare inutili duplicazioni e sviluppare i settori che, invece, sono in maggiore difficoltà e per i quali si registra fuga di pazienti o liste d'attesa troppo lunghe.

Si conferma il ruolo dei presidi ospedalieri specializzati che assicurano le funzioni hub per l'intero territorio regionale, con la possibilità per il Burlo Garofolo di Trieste, quale presidio specializzato nell'area materno-infantile, di erogare direttamente attraverso la propria organizzazione prestazioni di area pediatrica, ostetrica e ginecologica anche nei presidi ospedalieri dell'Azienda sanitaria universitaria giuliano-isontina (Asugi). Ciò consentirà di mantenere gli assetti organizzativi attuali, potenziandoli attraverso l'apporto qualificato dei professionisti coinvolti.

Il sistema di emergenza-urgenza territoriale (ex 118) viene ripensato per garantire omogeneità negli standard di risposta. A tal fine, il ruolo di coordinamento dell'intero sistema dell'emergenza passa all'Azienda regionale di coordinamento per la salute (Arcs). Non è nostra intenzione ritornare alle 4 strutture provinciali - ha aggiunto Riccardi -.

Si creano i presupposti per risolvere le situazioni di carenza di medici di base in alcuni Comuni attraverso un chiaro mandato, da concretizzare con gli strumenti previsti dagli accordi nazionali e regionali nei tavoli di contrattazione. I Centri di assistenza primaria (Cap) non hanno dato le risposte attese; gradualmente saranno sostituiti dalle Medicine di gruppo integrate. Per quanto concerne l'assistenza primaria, si punta a un sistema che ponga il distretto in condizioni di esercitare compiutamente le funzioni di integrazione socio-sanitaria e riconoscendo al medico di famiglia e al pediatra di libera scelta quel ruolo di principale responsabile clinico che il Piano nazionale della cronicità attribuisce a questa figura professionale.

Con la riorganizzazione dell'assistenza primaria, si intende concorrere al miglioramento della risposta sanitaria e socioassistenziale. Lo spostamento dell'assistenza e della cura dall'ospedale al territorio e, coerentemente, di risorse dal segmento ospedaliero a quello distrettuale, presuppone un progressivo riorientamento dell'organizzazione dell'assistenza primaria. Questa legge consentirà, quindi, di reindirizzare le risorse e le attività verso un'organizzazione rispettosa delle diverse caratteristiche demografiche, epidemiologiche, geomorfologiche e di densità abitativa della regione. Conseguentemente, le forme organizzative dell'assistenza primaria saranno rimodulate in considerazione dei diversi contesti urbano-montani che richiedono altri modelli dagli attuali e in cui il mero aumento dell'offerta oraria ambulatoriale e della condivisione dei dati sono insufficienti.

Mediante accordi con le organizzazioni sindacali, la forma organizzativa attuale (nota come 'medicina di gruppo integrata') sarà progressivamente potenziata, dove il concetto di 'sede unica' espresso con i Cap va superato.

Si prospetta una integrazione tra l'area sociale e quella sanitaria con i reciproci servizi, ciascuno nell'ambito dell'esercizio delle proprie organizzazioni e competenze, per questo sono state apportate modifiche alla Lr 6/2006.

Maggiore chiarezza sul dipartimento di assistenza distrettuale è stata chiesta per primo da Furio Honsell (OpenFVG), così come sono garantiti i tempi di aggiornamento dei Piani di zona e perché manchi ogni riferimento alla prevenzione.

Andrea Ussai (M5S) ha aggiunto domande su cosa differenzi questa riforma sanitaria rispetto alla precedente a parte l'aspetto della delega; poco chiaro, poi, come si intende raggiungere gli obiettivi prospettati; perché separare la funzione di erogazione delle prestazioni dei distretti dalla presa in carico, il controllo e l'integrazione, a meno che non voglia ridurre il distretto a mera struttura di committenza; ruolo dell'Arcs e ruolo della direzione centrale: poco chiaro come opereranno senza litigare; non si cita da nessuna parte il dipartimento delle dipendenze. Il ddl si riduce a molta teoria e a volte pure poco chiara.

Antonio Lippolis (Lega) ha voluto sapere come si intende agire data l'affermata non funzionalità dei Cap ma al contempo li si ripresenta esattamente come ora, senza potenziamenti, e come si intende intervenire per la riduzione delle liste d'attesa e l'utilizzo delle strutture convenzionate.

Nicola Conficoni (Pd) ha chiesto quali saranno le funzioni degli ospedali in futuro, quali i tempi e le priorità della loro trasformazione, e se aumenterà o calerà l'intervento del privato.

Mariagrazia Santoro (Pd) ha espresso dubbi sui budget di salute previsti all'articolo 9; anche lei sul dipartimento di assistenza distrettuale previsto all'art. 13; sul fatto che all'art. 15 per i Centri di salute mentale non è messa in evidenza l'assistenza sulle 24 ore; sulla Centrale operativa per la presa in carico dell'art. 19; sulla generalità con cui si prevedono all'art. 30 i progetti transfrontalieri e dunque non emerge se saranno mantenuti quelli in atto per il Goriziano e l'Isontino.

Infine, oltre a chiarimenti sul dipartimento di assistenza distrettuale anche quali saranno le funzioni e i reparti specialistici che continueranno a esistere per gli ospedali, erogazione dell'assistenza, gestione della cronicità e 'Case Manager' (colui che si fa carico del percorso di cura di un paziente e ne diventa responsabile) per le domande di Simona Liguori (Citt).

Audizioni sul testo del disegno di legge sono già programmate per giovedì 7 novembre, al pomeriggio, e per l'intera giornata di lunedì 11.

(foto su www.consiglio.regione.fvg.it; immagini alle tv)



La III Commissione consiliare presieduta da Moras (Lega) con l'ass. Riccardi (foto Acon)
L'assessore Riccardi e il presidente Moras (Lega) (foto Acon)