III Comm: illustrato ddl 70 su riorganizzazione sanitaria
(ACON) Trieste, 31 ott - RCM - Elementi di discontinuità ma
anche di continuità, nella riforma sanitaria che si sta
configurando per il Friuli Venezia Giulia, con un nuovo rapporto
con gli ospedali, con la loro riorganizzazione secondo il
principio hub & spoke, e con i mandati alle Aziende sanitarie e
alle strutture minori. Una riforma graduale ma improcrastinabile.
Sessantaquattro articoli: sono quelli necessari alla
'riorganizzazione dei livelli di assistenza, norme in materia di
pianificazione e programmazione sanitaria e sociosanitaria e
modifiche alla legge regionale 6/2006 e alla legge regionale
26/2015' predisposti dall'assessore regionale Riccardo Riccardi e
illustrati alla III Commissione consiliare, presidente Ivo Moras
(Lega).
Il nodo della presa in carico del paziente - ha esordito Riccardi
- è la maggiore criticità che abbiamo, considerati i circa
500mila malati cronici oggi in Friuli Venezia Giulia, che siamo
al 18esimo posto in Italia come natalità nelle regioni e che
siamo la seconda regione d'Italia in termini di invecchiamento.
Le finalità perseguite con il disegno di legge n. 70 - ha detto
ancora l'assessore - sono riassunte nell'articolo 2 e possono
essere sintetizzate nella valorizzazione della centralità della
persona e della famiglia, nel principio di equità di accesso alle
strutture sanitarie, nella costruzione delle condizioni
organizzative, tecnologiche e professionali, per una reale presa
in carico delle fragilità e delle morbilità (la frequenza
percentuale di una malattia in una collettività).
Esso rappresenta la fase II della riforma del Sistema sanitario
regionale approvata con la Lr 27/2018. Attraverso il
potenziamento dei servizi di assistenza primaria e una
progressiva differenziazione delle attività ospedaliere, ci si
attende una riduzione dei ricoveri impropri con relativo recupero
di risorse. In sintesi, razionalizzazione del sistema con
conseguente contenimento dei costi.
Il provvedimento - ha proseguito Riccardi - affronta aspetti di
un sistema orientato al governo della domanda dei Livelli di
assistenza del Servizio sanitario regionale (Ssr) sul fronte
sanitario e sociale, con suddivisione delle funzioni di
Assistenza distrettuale, di Prevenzione collettiva e sanità
pubblica e di Assistenza ospedaliera per reti di assistenza. E'
affrontato il tema della Sanità digitale e sviluppo tecnologico,
prerequisiti essenziali per il miglioramento dei processi clinici
e amministrativi, e per una sanità capace di portare dati e
informazioni in tempo reale a professionisti e cittadini. Così
come il tema della Pianificazione e programmazione sanitaria e
sociosanitaria, con cui si definiscono soggetti (oltre
all'Azienda regionale di coordinamento per la salute) e strumenti
sia di pianificazione sia di programmazione, considerate leve
determinanti per il miglior impiego delle risorse, con un reale
coinvolgimento dei portatori di interesse nella stesura dei Piani
annuali a livello locale e consentire una maggiore
razionalizzazione delle funzioni decisionali.
Gli articoli relativi agli erogatori delle prestazioni
assistenziali, per poter dotare le Aziende sanitarie di uno
strumento di contrasto ai tempi d'attesa definiscono in modo
chiaro le competenze istituzionali sul rilascio
dell'autorizzazione, dell'accreditamento e della stipula degli
accordi contrattuali. Inoltre definiscono le modalità di
svolgimento dei controlli sulle strutture pubbliche e private
convenzionate, nonché stabiliscono le sanzioni amministrative.
Vengono trattate assieme l'assistenza sociale e l'assistenza
sanitaria e sono poste le basi affinché l'integrazione
sociosanitaria si realizzi attraverso la presa in carico
multidimensionale degli utenti.
I distretti restano nella configurazione territoriale attuale e
assicurano il raccordo con gli ambiti e l'integrazione
sociosanitaria; essi sono le strutture deputate al governo della
domanda tramite le funzioni di committenza e controllo, oltre a
realizzare la presa in carico degli assistiti e la sanità di
iniziativa, sia con riferimento ai casi complessi e alla
fragilità, sia per tutte le patologie che presuppongono un
processo di cura articolato. In altri termini, la principale
innovazione del ddl sta nel fatto che viene individuato nel
distretto il soggetto che deve assicurare che gli utenti e le
loro famiglie siano supportati nell'organizzazione dell'accesso
ai servizi e alle prestazioni previsti nel percorso di cura.
Sono previsti i dipartimenti di assistenza primaria che,
unitamente ai dipartimenti di salute mentale, agli ospedali, ai
soggetti del terzo settore e agli erogatori privati accreditati,
assicurano la produzione delle prestazioni.
Il modello attuale della salute mentale è preservato e orientato
in modo da assicurare un maggiore contributo delle risorse
disponibili alle attività di presa in carico, alla realizzazione
di progetti terapeutico-riabilitativi personalizzati, alla
promozione dei processi di inserimento lavorativo e di sostegno
abitativo e domiciliare, di contrasto alla marginalità.
E' semplificato l'accesso alle degenze intermedie (come Rsa e
Hospice) per favorire la presa in carico anche nei giorni
prefestivi e festivi, permettendo di evitare i ricoveri
ospedalieri inappropriati ed essere di effettivo supporto ai
pazienti e ai loro familiari in momenti delicati della loro vita.
Le farmacie (sono circa 400 quelle in FVG - ha fatto sapere
Riccardi) entrano nel sistema e diventano dei punti-salute
diffusi nel territorio che, oltre a distribuire farmaci, possono
essere ingaggiate per contribuire a fornire servizi di prossimità
assieme ai medici di medicina generale e ai pediatri di libera
scelta.
L'attività ospedaliera è assicurata tramite il modello hub &
spoke, potenziando l'organizzazione in rete. Sono poste le basi
per giungere alla progressiva differenziazione delle attività e
dei mandati delle sedi ospedaliere, in modo da evitare inutili
duplicazioni e sviluppare i settori che, invece, sono in maggiore
difficoltà e per i quali si registra fuga di pazienti o liste
d'attesa troppo lunghe.
Si conferma il ruolo dei presidi ospedalieri specializzati che
assicurano le funzioni hub per l'intero territorio regionale, con
la possibilità per il Burlo Garofolo di Trieste, quale presidio
specializzato nell'area materno-infantile, di erogare
direttamente attraverso la propria organizzazione prestazioni di
area pediatrica, ostetrica e ginecologica anche nei presidi
ospedalieri dell'Azienda sanitaria universitaria
giuliano-isontina (Asugi). Ciò consentirà di mantenere gli
assetti organizzativi attuali, potenziandoli attraverso l'apporto
qualificato dei professionisti coinvolti.
Il sistema di emergenza-urgenza territoriale (ex 118) viene
ripensato per garantire omogeneità negli standard di risposta. A
tal fine, il ruolo di coordinamento dell'intero sistema
dell'emergenza passa all'Azienda regionale di coordinamento per
la salute (Arcs). Non è nostra intenzione ritornare alle 4
strutture provinciali - ha aggiunto Riccardi -.
Si creano i presupposti per risolvere le situazioni di carenza di
medici di base in alcuni Comuni attraverso un chiaro mandato, da
concretizzare con gli strumenti previsti dagli accordi nazionali
e regionali nei tavoli di contrattazione. I Centri di assistenza
primaria (Cap) non hanno dato le risposte attese; gradualmente
saranno sostituiti dalle Medicine di gruppo integrate. Per quanto
concerne l'assistenza primaria, si punta a un sistema che ponga
il distretto in condizioni di esercitare compiutamente le
funzioni di integrazione socio-sanitaria e riconoscendo al medico
di famiglia e al pediatra di libera scelta quel ruolo di
principale responsabile clinico che il Piano nazionale della
cronicità attribuisce a questa figura professionale.
Con la riorganizzazione dell'assistenza primaria, si intende
concorrere al miglioramento della risposta sanitaria e
socioassistenziale. Lo spostamento dell'assistenza e della cura
dall'ospedale al territorio e, coerentemente, di risorse dal
segmento ospedaliero a quello distrettuale, presuppone un
progressivo riorientamento dell'organizzazione dell'assistenza
primaria. Questa legge consentirà, quindi, di reindirizzare le
risorse e le attività verso un'organizzazione rispettosa delle
diverse caratteristiche demografiche, epidemiologiche,
geomorfologiche e di densità abitativa della regione.
Conseguentemente, le forme organizzative dell'assistenza primaria
saranno rimodulate in considerazione dei diversi contesti
urbano-montani che richiedono altri modelli dagli attuali e in
cui il mero aumento dell'offerta oraria ambulatoriale e della
condivisione dei dati sono insufficienti.
Mediante accordi con le organizzazioni sindacali, la forma
organizzativa attuale (nota come 'medicina di gruppo integrata')
sarà progressivamente potenziata, dove il concetto di 'sede
unica' espresso con i Cap va superato.
Si prospetta una integrazione tra l'area sociale e quella
sanitaria con i reciproci servizi, ciascuno nell'ambito
dell'esercizio delle proprie organizzazioni e competenze, per
questo sono state apportate modifiche alla Lr 6/2006.
Maggiore chiarezza sul dipartimento di assistenza distrettuale è
stata chiesta per primo da Furio Honsell (OpenFVG), così come
sono garantiti i tempi di aggiornamento dei Piani di zona e
perché manchi ogni riferimento alla prevenzione.
Andrea Ussai (M5S) ha aggiunto domande su cosa differenzi questa
riforma sanitaria rispetto alla precedente a parte l'aspetto
della delega; poco chiaro, poi, come si intende raggiungere gli
obiettivi prospettati; perché separare la funzione di erogazione
delle prestazioni dei distretti dalla presa in carico, il
controllo e l'integrazione, a meno che non voglia ridurre il
distretto a mera struttura di committenza; ruolo dell'Arcs e
ruolo della direzione centrale: poco chiaro come opereranno senza
litigare; non si cita da nessuna parte il dipartimento delle
dipendenze. Il ddl si riduce a molta teoria e a volte pure poco
chiara.
Antonio Lippolis (Lega) ha voluto sapere come si intende agire
data l'affermata non funzionalità dei Cap ma al contempo li si
ripresenta esattamente come ora, senza potenziamenti, e come si
intende intervenire per la riduzione delle liste d'attesa e
l'utilizzo delle strutture convenzionate.
Nicola Conficoni (Pd) ha chiesto quali saranno le funzioni degli
ospedali in futuro, quali i tempi e le priorità della loro
trasformazione, e se aumenterà o calerà l'intervento del privato.
Mariagrazia Santoro (Pd) ha espresso dubbi sui budget di salute
previsti all'articolo 9; anche lei sul dipartimento di assistenza
distrettuale previsto all'art. 13; sul fatto che all'art. 15 per
i Centri di salute mentale non è messa in evidenza l'assistenza
sulle 24 ore; sulla Centrale operativa per la presa in carico
dell'art. 19; sulla generalità con cui si prevedono all'art. 30 i
progetti transfrontalieri e dunque non emerge se saranno
mantenuti quelli in atto per il Goriziano e l'Isontino.
Infine, oltre a chiarimenti sul dipartimento di assistenza
distrettuale anche quali saranno le funzioni e i reparti
specialistici che continueranno a esistere per gli ospedali,
erogazione dell'assistenza, gestione della cronicità e 'Case
Manager' (colui che si fa carico del percorso di cura di un
paziente e ne diventa responsabile) per le domande di Simona
Liguori (Citt).
Audizioni sul testo del disegno di legge sono già programmate per
giovedì 7 novembre, al pomeriggio, e per l'intera giornata di
lunedì 11.
(foto su www.consiglio.regione.fvg.it; immagini alle tv)