Bertiolo: pres. Zanin a cerimonia Unità nazionale e delle Forze armate
(ACON) Bertiolo, 3 nov - RCM - "La guerra non la fanno solo gli
eroi, i grandi uomini ricordati nei libri di storia, ma quelle
centinaia di migliaia di morti su tutti i campi di battaglia che
erano persone comuni, umili, giovani e giovanissimi che per
rispondere a un dovere lasciarono tutto. Obbedire a un dovere per
dire che la vita non è fatta solo di diritti, ma appunto
essenzialmente di doveri: se c'è un insegnamento che dobbiamo
apprendere da quegli uomini, è proprio la generosità con cui
hanno donato la vita per qualcosa di superiore che era il senso
di patria, di famiglia e di collettività".
Lo ha affermato il presidente del Consiglio regionale, Piero
Mauro Zanin, a Bertiolo in occasione della cerimonia organizzata
per rendere omaggio alle Forze armate e per la giornata
dell'Unità nazionale, nata dalla firma dell'armistizio di villa
Giusti, a Padova, posta esattamente 101 anni fa.
Prima la santa messa e la benedizione di una corona d'allora
nella chiesa di San Martino con l'omelia di don Davide, poi gli
onori resi presso il monumento cittadino ai caduti di tutte le
guerre. Qui la sindaca del Comune friulano, Eleonora Viscardis,
ha avuto parole per coloro "che hanno sacrificato i propri
progetti combattendo in guerra animati da valori quali
l'altruismo, l'obbedienza e l'onore, ma soprattutto l'amore per
la propria patria".
Parlando, poi, della festa delle Forze armate, la sindaca ha
affermato che "quando ricordiamo i nostri combattenti, i nostri
caduti di ogni tempo e quando ci rechiamo ai cippi e ai monumenti
posti in loro memoria, non facciamo omaggio a valori legati al
concetto di guerra ma a valori quali sacrificio, eroismo,
obbedienza, coraggio, quelli di tanti giovani che si sono spesi
per donarci un Paese libero, dove vige la democrazia e
soprattutto la pace".
Il comandante del 2° stormo di Rivolto, il colonnello
dell'aeronautica militare Andrea Amadori, ha ripercorso la storia
del "milite ignoto", della sua tumulazione nel 1921 al
Vittoriano, ma soprattutto di come e da chi ad Aquileia la sua
bara fu scelta tra undici bare contenenti i resti di altrettanti
soldati italiani, rimasti senza nome sui campi di battaglia
durate la I Guerra mondiale. Fu una scelta dettata dal voler
onorare "non un soldato ma l'intero esercito, non l'individuo ma
la nazione, non la sofferenza di uno ma la guerra vinta dallo
Stato italiano", ha fatto presente Amadori. "Questi sono quindi i
valori a cui oggi tutte le Forze armate si scherano nel lavoro
quotidiano, per essere di fatto sempre più utili al Paese, tra la
gente e per la gente".
"Le famiglie che restarono a casa non patirono meno di quei
giovani che nel fango persero la vita per degli ideali", ha
concluso il presidente Zanin. "Allora è per rispondere a quei
sacrifici che noi oggi siamo qui".
E rivolgendosi ai più giovani presenti alla cerimonia, ha
lanciato un monito: "La compassione deve prevalere sull'egoismo.
Siamo sempre più schiavi di un mondo che ci vuole consumatori e
non fratelli, non comunità, non famiglia, ma un numero al quale
poter vender qualcosa. Se non riusciamo a cambiare questa
tendenza, rischiamo che quel sacrificio e quei valori siano stati
vani. E non per quei caduti in guerra, perché loro sono diventati
eroi agli occhi di Dio e della comunità, ma per noi che non siamo
stati in grado di capire e raccogliere quell'insegnamento".
Citando le parole del 15enne Carlo Acutis colpito da leucemia
fulminante (tutti nasciamo originali, ma molti muoiono
fotocopia), Zanin ha chiosato dicendo: "Poiché quei giovani
soldati morirono ignoti ma non fotocopia, dobbiamo rendergli
onore, affinché il loro sacrificio non sia stato vano soprattutto
agli occhi dei ragazzi di oggi, nostro presente e nostro futuro".
(foto su www.consiglio.regione.fvg.it; immagini alle tv)