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V Comm: illustrazione e audizioni ddl 71 riforma enti locali

05.11.2019
15:46
(ACON) Trieste, 5 nov - RCM - Illustrazione e audizioni, per la V Commissione consiliare presieduta da Diego Bernardis (Lega), del disegno di legge n. 71 sull'esercizio coordinato di funzioni e servizi tra gli enti locali del Friuli Venezia Giulia e l'istituzione di enti di decentramento regionale, presentato dall'assessore Pierpaolo Roberti.

"E' una prima riforma degli enti locali e in particolare dell'ordinamento del sistema associativo dei Comuni", ha affermato l'assessore, che in più occasioni ha utilizzato il termine di volontarietà ma con il ddl si riafferma che il 31 dicembre 2020 è la data entro la quale le Unioni territoriali intercomunali (Uti) dovranno essere definitivamente superate.

Dunque una nuova legge per la "realizzazione di modelli condivisi di esercizio virtuoso delle funzioni comunali, fondati su principi di libera associazione, efficientamento dei servizi e salvaguardia delle specificità, ma senza utilizzare misure coercitive o penalizzanti".

Con la legge regionale 31/2018 - ha ricordato Roberti - si era già compiuto un primo passo in questa direzione, prevedendo la non obbligatorietà di adesione alle Uti da parte dei Comuni e quindi la possibilità, per essi, di revocare una o tutte le funzioni comunali esercitate dalle Unioni o di recedere dalle stesse fino a comportarne lo scioglimento. Fanno eccezione le Uti che svolgono le funzioni precedentemente attribuite alle Comunità montane o alle Province che non possono essere sciolte fino alla riallocazione delle predette funzioni. Conseguentemente, in questa fase, i Comuni ricompresi in tali Unioni possono solo deliberare la revoca delle funzioni ma non il loro recesso.

Ora invece si punta al definitivo superamento delle Uti, enti dimostratisi inefficaci tanto per la gestione associata di funzioni comunali, quanto per l'esercizio di funzioni di area vasta; nel contempo, si intende ridefinire il quadro delle forme collaborative tra Comuni, raccogliendo in un unico disegno di legge le modalità di gestione associata di funzioni e servizi. Il tutto tenendo conto delle peculiarità del territorio, incluse quelle linguistiche, mentre le Uti hanno fallito anche sotto questo profilo.

Il disegno di legge riconosce in primo luogo le convenzioni, forma collaborativa già ampiamente utilizzata dai Comuni, priva di personalità giuridica e che consente sia la costituzione di uffici comuni ai quali affidare l'esercizio delle funzioni comunali, sia la delega di dette funzioni a uno dei Comuni partecipanti alla convenzione, il quale opera in luogo e per conto degli enti deleganti. Per questo istituto, quindi, nulla cambia rispetto alla disciplina precedente. E conferma l'istituto della fusione di Comuni contermini, su base volontaria e previa consultazione delle popolazioni interessate.

Invece nell'ottica del superamento delle Uti è prevista la Comunità, ente locale costituito volontariamente tra i Comuni per l'esercizio associato di funzioni e servizi comunali.

La Comunità avrà personalità giuridica e sarà costituita su base volontaria, senza vincoli geografici e dimensionali o di individuazione delle funzioni comunali da associare. Volontarietà significa anche assenza di incentivi economici, in quanto la scelta di unirsi dovrà essere dettata unicamente da ragioni organizzative, ovvero dall'obiettivo di fornire migliori servizi ai cittadini a parità di risorse. Gli organi di governo seguiranno il principio non derogabile dell'"una testa un voto": nell'organo assembleare, costituito dai sindaci, il voto dei sindaci stessi avrà lo stesso peso, indipendentemente dalle dimensioni del Comune. In secondo luogo, la gestione dell'ente viene affidata a un organo di dimensioni ridotte, il Comitato esecutivo, scelto dall'Assemblea dei sindaci con il metodo del voto limitato, sempre con l'obiettivo di dare ugual peso a tutti i Comuni. Infine, poiché gli amministratori locali sono spesso già gravati da impegni che potrebbero limitare il loro poter partecipare alla gestione della Comunità, si prevede che i componenti del Comitato esecutivo possano essere scelti anche fra qualsiasi cittadino in possesso dei requisiti per essere eletto alla carica di consigliere comunale.

Il ddl tiene anche conto delle peculiarità dei territori montano e collinare, nonché della necessità di allocare determinate funzioni precedentemente esercitate dalle Province.

Ecco che si prevede l'istituzione ex lege delle Comunità di montagna. Tali enti locali, corrispondenti ad altrettanti ambiti omogenei, sono istituiti in via obbligatoria per l'esercizio delle funzioni di tutela del territorio montano e di promozione dello sviluppo della montagna. Oltre all'esercizio obbligatorio delle funzioni sovracomunali, le Comunità di montagna, analogamente alle altre Comunità, potranno esercitare le funzioni comunali ad esse volontariamente conferite dai Comuni. E' poi prevista una particolare sezione del Consiglio delle autonomie locali: il Consiglio delle autonomie montane, che sarà chiamato a esprimersi in ordine alle politiche di sviluppo di quelle particolari aree.

Per quanto riguarda il territorio collinare, il ddl n. 71 intende valorizzare l'esperienza associativa del Consorzio comunità collinare del Friuli. Perciò si prevede la sua trasformazione in Comunità collinare, ente associativo obbligatorio al pari delle Comunità di montagna e che subentra nel patrimonio e in tutti i rapporti giuridici facenti capo al Consorzio e all'Uti Collinare.

Infine, il provvedimento affronta il problema delle funzioni ex provinciali allocate presso le Uti di cui fanno parte i Comuni ex capoluogo di provincia (Uti del Noncello, Uti del Friuli centrale, Uti Collio-Alto Isonzo e Uti Giuliana), trasferendole alla Regione per essere gestite transitoriamente in vista di nuovi enti di area vasta. Si tratta - ha ribadito l'assessore - di una soluzione temporanea, per superare le difficoltà di gestione soprattutto dell'edilizia scolastica di secondo grado. Perciò si prevede l'istituzione di quattro enti sub-regionali con competenza territoriale corrispondente a quella delle soppresse Province, nei quali sono allocate le funzioni in questione e rendendo così possibile lo scioglimento anche delle Uti citate.

Completa il disegno di legge la disciplina transitoria per la cancellazione delle Uti: i Comuni potranno optare per lo scioglimento delle Unioni o per la loro trasformazione in Comunità, fermo restando che nel territorio collinare la trasformazione del Consorzio comunità collinare in Comunità risulta di fatto obbligatoria, e che nel territorio montano le Comunità di montagna subentreranno nel patrimonio e nelle funzioni sovracomunali già esercitate dalle soppresse Comunità montane. La fase transitoria dovrà concludersi entro il 31 dicembre 2020.

In chiusura, Roberti ha sottolineato il volere che si formino geometrie variabili sul territorio per rispetto proprio delle differenze e delle diverse esigenze dei Comuni; che ci sarà una riallocazione delle risorse per 4 milioni di euro destinate al pagamento dei costi per il funzionamento delle Uti; che il Consiglio delle autonomie montane avrà funzioni anche propositive, come per l'organizzazione della Conferenza della montagna, che si istituzionalizza; si garantisce la tutela delle minoranze linguistiche all'interno delle diverse Comunità.

Il testo non è ancora chiuso, ha già specificato l'assessore parlando di emendamenti pronti e altri che sta predisponendo in seguito alle audizioni che si sono svolte in V Commissione con i rappresentanti degli enti locali (Cal, Anci, Uncem, Uti), Autorità unica per i servizi idrici e rifiuti (Ausir) e organizzazioni sindacali. Domani, mercoledì 6 novembre, i consiglieri entreranno nel merito dei singoli articoli e della loro approvazione.

(foto su www.consiglio.regione.fvg.it; immagini alle tv)



La V Commissione consiliare presieduta da Bernardis (Lega), presente l'assessore Roberti (foto Acon)
La V Commissione consiliare durante le audizioni del ddl n. 71 (foto Acon)
Il presidente Bernardis (Lega) e l'ass. Roberti (foto Acon)