V Comm: illustrazione e audizioni ddl 71 riforma enti locali
(ACON) Trieste, 5 nov - RCM - Illustrazione e audizioni, per la
V Commissione consiliare presieduta da Diego Bernardis (Lega),
del disegno di legge n. 71 sull'esercizio coordinato di funzioni
e servizi tra gli enti locali del Friuli Venezia Giulia e
l'istituzione di enti di decentramento regionale, presentato
dall'assessore Pierpaolo Roberti.
"E' una prima riforma degli enti locali e in particolare
dell'ordinamento del sistema associativo dei Comuni", ha
affermato l'assessore, che in più occasioni ha utilizzato il
termine di volontarietà ma con il ddl si riafferma che il 31
dicembre 2020 è la data entro la quale le Unioni territoriali
intercomunali (Uti) dovranno essere definitivamente superate.
Dunque una nuova legge per la "realizzazione di modelli condivisi
di esercizio virtuoso delle funzioni comunali, fondati su
principi di libera associazione, efficientamento dei servizi e
salvaguardia delle specificità, ma senza utilizzare misure
coercitive o penalizzanti".
Con la legge regionale 31/2018 - ha ricordato Roberti - si era
già compiuto un primo passo in questa direzione, prevedendo la
non obbligatorietà di adesione alle Uti da parte dei Comuni e
quindi la possibilità, per essi, di revocare una o tutte le
funzioni comunali esercitate dalle Unioni o di recedere dalle
stesse fino a comportarne lo scioglimento. Fanno eccezione le Uti
che svolgono le funzioni precedentemente attribuite alle Comunità
montane o alle Province che non possono essere sciolte fino alla
riallocazione delle predette funzioni. Conseguentemente, in
questa fase, i Comuni ricompresi in tali Unioni possono solo
deliberare la revoca delle funzioni ma non il loro recesso.
Ora invece si punta al definitivo superamento delle Uti, enti
dimostratisi inefficaci tanto per la gestione associata di
funzioni comunali, quanto per l'esercizio di funzioni di area
vasta; nel contempo, si intende ridefinire il quadro delle forme
collaborative tra Comuni, raccogliendo in un unico disegno di
legge le modalità di gestione associata di funzioni e servizi. Il
tutto tenendo conto delle peculiarità del territorio, incluse
quelle linguistiche, mentre le Uti hanno fallito anche sotto
questo profilo.
Il disegno di legge riconosce in primo luogo le convenzioni,
forma collaborativa già ampiamente utilizzata dai Comuni, priva
di personalità giuridica e che consente sia la costituzione di
uffici comuni ai quali affidare l'esercizio delle funzioni
comunali, sia la delega di dette funzioni a uno dei Comuni
partecipanti alla convenzione, il quale opera in luogo e per
conto degli enti deleganti. Per questo istituto, quindi, nulla
cambia rispetto alla disciplina precedente. E conferma l'istituto
della fusione di Comuni contermini, su base volontaria e previa
consultazione delle popolazioni interessate.
Invece nell'ottica del superamento delle Uti è prevista la
Comunità, ente locale costituito volontariamente tra i Comuni per
l'esercizio associato di funzioni e servizi comunali.
La Comunità avrà personalità giuridica e sarà costituita su base
volontaria, senza vincoli geografici e dimensionali o di
individuazione delle funzioni comunali da associare. Volontarietà
significa anche assenza di incentivi economici, in quanto la
scelta di unirsi dovrà essere dettata unicamente da ragioni
organizzative, ovvero dall'obiettivo di fornire migliori servizi
ai cittadini a parità di risorse. Gli organi di governo
seguiranno il principio non derogabile dell'"una testa un voto":
nell'organo assembleare, costituito dai sindaci, il voto dei
sindaci stessi avrà lo stesso peso, indipendentemente dalle
dimensioni del Comune. In secondo luogo, la gestione dell'ente
viene affidata a un organo di dimensioni ridotte, il Comitato
esecutivo, scelto dall'Assemblea dei sindaci con il metodo del
voto limitato, sempre con l'obiettivo di dare ugual peso a tutti
i Comuni. Infine, poiché gli amministratori locali sono spesso
già gravati da impegni che potrebbero limitare il loro poter
partecipare alla gestione della Comunità, si prevede che i
componenti del Comitato esecutivo possano essere scelti anche fra
qualsiasi cittadino in possesso dei requisiti per essere eletto
alla carica di consigliere comunale.
Il ddl tiene anche conto delle peculiarità dei territori montano
e collinare, nonché della necessità di allocare determinate
funzioni precedentemente esercitate dalle Province.
Ecco che si prevede l'istituzione ex lege delle Comunità di
montagna. Tali enti locali, corrispondenti ad altrettanti ambiti
omogenei, sono istituiti in via obbligatoria per l'esercizio
delle funzioni di tutela del territorio montano e di promozione
dello sviluppo della montagna. Oltre all'esercizio obbligatorio
delle funzioni sovracomunali, le Comunità di montagna,
analogamente alle altre Comunità, potranno esercitare le funzioni
comunali ad esse volontariamente conferite dai Comuni. E' poi
prevista una particolare sezione del Consiglio delle autonomie
locali: il Consiglio delle autonomie montane, che sarà chiamato a
esprimersi in ordine alle politiche di sviluppo di quelle
particolari aree.
Per quanto riguarda il territorio collinare, il ddl n. 71 intende
valorizzare l'esperienza associativa del Consorzio comunità
collinare del Friuli. Perciò si prevede la sua trasformazione in
Comunità collinare, ente associativo obbligatorio al pari delle
Comunità di montagna e che subentra nel patrimonio e in tutti i
rapporti giuridici facenti capo al Consorzio e all'Uti Collinare.
Infine, il provvedimento affronta il problema delle funzioni ex
provinciali allocate presso le Uti di cui fanno parte i Comuni ex
capoluogo di provincia (Uti del Noncello, Uti del Friuli
centrale, Uti Collio-Alto Isonzo e Uti Giuliana), trasferendole
alla Regione per essere gestite transitoriamente in vista di
nuovi enti di area vasta. Si tratta - ha ribadito l'assessore -
di una soluzione temporanea, per superare le difficoltà di
gestione soprattutto dell'edilizia scolastica di secondo grado.
Perciò si prevede l'istituzione di quattro enti sub-regionali con
competenza territoriale corrispondente a quella delle soppresse
Province, nei quali sono allocate le funzioni in questione e
rendendo così possibile lo scioglimento anche delle Uti citate.
Completa il disegno di legge la disciplina transitoria per la
cancellazione delle Uti: i Comuni potranno optare per lo
scioglimento delle Unioni o per la loro trasformazione in
Comunità, fermo restando che nel territorio collinare la
trasformazione del Consorzio comunità collinare in Comunità
risulta di fatto obbligatoria, e che nel territorio montano le
Comunità di montagna subentreranno nel patrimonio e nelle
funzioni sovracomunali già esercitate dalle soppresse Comunità
montane. La fase transitoria dovrà concludersi entro il 31
dicembre 2020.
In chiusura, Roberti ha sottolineato il volere che si formino
geometrie variabili sul territorio per rispetto proprio delle
differenze e delle diverse esigenze dei Comuni; che ci sarà una
riallocazione delle risorse per 4 milioni di euro destinate al
pagamento dei costi per il funzionamento delle Uti; che il
Consiglio delle autonomie montane avrà funzioni anche
propositive, come per l'organizzazione della Conferenza della
montagna, che si istituzionalizza; si garantisce la tutela delle
minoranze linguistiche all'interno delle diverse Comunità.
Il testo non è ancora chiuso, ha già specificato l'assessore
parlando di emendamenti pronti e altri che sta predisponendo in
seguito alle audizioni che si sono svolte in V Commissione con i
rappresentanti degli enti locali (Cal, Anci, Uncem, Uti),
Autorità unica per i servizi idrici e rifiuti (Ausir) e
organizzazioni sindacali. Domani, mercoledì 6 novembre, i
consiglieri entreranno nel merito dei singoli articoli e della
loro approvazione.
(foto su www.consiglio.regione.fvg.it; immagini alle tv)