Pd: Shaurli, su enti locali è la politica di Ponzio Pilato
(ACON) Trieste, 13 nov - COM/CMC - "È Ponzio Pilato che si fa
politica, la rinuncia a qualsiasi visione, a qualsiasi pensiero
della nostra regione nel 2030. Avremo una Regione più forte e
accentratrice, con i Comuni abbandonati e resi marginali".
Così il consigliere regionale del Pd Cristiano Shaurli,
intervenendo in Aula, ha definito la legge di riforma degli enti
locali che oggi ha iniziato il suo iter in Consiglio regionale.
Per l'esponente dem "è un insulto alla lingua italiana chiamare
'riforma' questa manciata di articoli che serve solo a fare
narrazione, non risolve un problema né in termini di personale,
né sulla qualità dei servizi, né sulla capacità di spesa dei
nostri Comuni. Questa riforma non ci farà fare nessun passo
avanti e anzi torniamo indietro di vent'anni.
"Il vero e unico dato politico - ha indicato Shaurli - è che la
Lega pensa Comuni e sindaci solo come erogatori di servizi: non
c'è più nessuna visione di sviluppo del territorio, nessuna
visione sovracomunale, nessun aiuto economico per i nostri
Comuni. Si tornerà a rivolgersi col cappello in mano alla Giunta".
Shaurli ha quindi ricordato le leggi della Regione Veneto e di
Trento e Bolzano "che almeno hanno avuto il coraggio di
scegliere, di costruire comunità di vallata o Unioni con funzioni
in comune, mettendo insieme i piccoli Comuni e ovviamente
mettendo risorse per aiutare le aggregazioni. Regioni che hanno
esercitato una scelta, mentre qui in Friuli Venezia Giulia di
fatto siamo alla ritirata.
"L'ambizione dei Comuni dovrebbe essere tenere assieme due cose,
i servizi e la visione di sviluppo del proprio territorio, ma -
ha spiegato Shaurli - in questi pochi articoli c'è una sola
scelta politica del centrodestra e cioè che i Comuni saranno solo
e unicamente erogatori di servizi. La visione di sviluppo e
programmazione dei territori per il centrodestra tornerà alle
Province, ma intanto, visto che non sappiamo quante saranno e
come saranno fatte, torneranno in Regione. Il timore fondato è
che, come tutte le cose in Italia, ciò che è temporaneo diventa
definitivo.
"Questi enti di decentramento regionale - ha concluso - ce li
terremo fino al 2023, chi verrà dopo dovrà decidere cosa fare e
per i nostri Comuni si ripartirà da capo".