IV Comm: audizioni su futuro centrale termoelettrica di Monfalcone
(ACON) Trieste, 18 nov - RCM - Dal carbone al gas e alle fonti
rinnovabili; mantenimento dei livelli occupazionali, che oggi si
aggirano intorno ai 105 dipendenti diretti e circa 140 di
indotto; sviluppo del sito industriale e sua bonifica. Tutto
questo per un progetto che può vedere impegnati 500 milioni di
euro, permessi permettendo, attesi in primis dal ministero dello
Sviluppo economico, dopo che il Governo ha posto come dead line
il 2025 per l'utilizzo del carbone.
La IV Commissione del Consiglio regionale presieduta da Lorenzo
Tosolini (Lega), dietro richiesta del consigliere del Pd Diego
Moretti che ha raccolto i desiderata delle organizzazioni
sindacali, ha ascoltato in audizione Filctem Cgil, Flaei Cisl e
Uiltec Uil con i responsabili della società di multiservizi
(raccolta e smaltimento rifiuti, produzione e vendita di energia
elettrica, teleriscaldamento, reti gas, ciclo idrico integrato)
A2A e l'assessore regionale Rosolen in merito alla situazione in
cui verte e verso cui sta andando la centrale termoelettrica di
Monfalcone.
Dai vertici della A2A - il cui 25% è di proprietà del Comune di
Milano, altrettanto del Comune di Brescia, mentre il mercato
detiene il 49,2% e lo 0,8% è di azioni proprie - si sono apprese
le intenzioni dell'azienda di multi-utility di impegnare mezzo
miliardo di euro per la riconversione della centrale monfalconese
attraverso interventi come la realizzazione di un nuovo impianto
a ciclo combinato ad altissima efficienza, soluzioni flessibili
che abilitino lo sviluppo di fonti rinnovabili, soluzioni per
l'economia circolare finalizzata al recupero di materia, messa a
disposizione di parte del sito per valutare l'erogazione di
servizi di retro-portualità. Il gas, a Monfalcone, avrà un ruolo
fondamentale nella copertura delle esigenze energetiche nel Nord
Italia, coerentemente con le esigenze espresse da Terna per
consentire l'uscita dal carbone.
Indicativamente, la performance del nuovo impianto, che il
progetto trasformerà dunque in un ciclo combinato a gas con un
miglioramento anche dal punto di vista ambientale con un crollo
delle emissioni inquinanti in atmosfera, sarà di 810-855 Mega
Watt di potenza elettrica netta (830-870 lorda) rispetto ai 300
MW attuali.
E che ci sarà un tale miglioramento, sono state le stesse
organizzazioni sindacali a evidenziarlo, rispetto a una
popolazione che ha paura di ciò che avverrà e che invece va
tranquillizzata. Il progetto presentato - hanno detto - non è in
contrasto con lo sviluppo delle fonti energetiche rinnovabili in
Italia e aiuterà le esigenze delle industrie del territorio, dato
che le garanzie dei livelli occupazionali sono al primo posto.
Una garanzia che è stata approfondita anche dalle domande in
primis dell'assessore al Lavoro, Rosolen, ma anche da Honsell
(OpenFVG), Moretti e Marsilio (Pd), Dal Zovo (M5S), Calligaris
(Lega), che ha fatto presente come solitamente le centrali a gas
metano impieghino un quarto dei lavoratori delle altre centrali,
e Moretuzzo (Patto).
(foto su www.consiglio.regione.fvg.it; immagini alle tv)