Cr: approvata delibera conflitto di attribuzione (3)
(ACON) Trieste, 12 dic - RCM - La delibera esplicitata all'Aula
da Diego Bernardis (Lega) per la maggioranza e da Mauro
Capozzella (M5S) per la minoranza, inerente la promozione di
conflitto di attribuzione nei confronti del Parlamento, è stata
accolta dall'Aula a maggioranza: 26 i sì del centrodestra, 16 i
no delle opposizioni, nessuna astensione.
Il documento è collegato alla promozione dell'iniziativa
referendaria per l'abolizione del metodo proporzionale nelle
elezioni di Camera e Senato, depositato presso la Corte di
Cassazione il 30 settembre scorso dal Friuli Venezia Giulia con
le Regioni Veneto, Piemonte, Lombardia, Sardegna, Abruzzo,
Basilicata e Liguria. Il 20 novembre la Corte Suprema ha
dichiarato la richiesta di referendum conforme; la Corte
costituzionale ha poi fissato la discussione sull'ammissibilità
del referendum abrogativo per il 15 gennaio 2020.
Poiché si tratta di un referendum avente ad oggetto l'abrogazione
parziale di norme costituzionalmente necessarie, relative alle
leggi elettorali di Camera e Senato, tra i requisiti richiesti
per superare il vaglio di ammissibilità compiuto dalla Corte
costituzionale vi è quello relativo alla necessità che la
normativa risultante dal referendum eventualmente approvato sia
autosufficiente. Perciò - affermano i sostenitori della delibera
- vi è l'astratta possibilità che la Corte costituzionale valuti
vi siano ragioni di inammissibilità del referendum,
inammissibilità che va scongiurata perché l'effetto sarebbe
l'inibizione della sovranità popolare non potendo esprimersi
attraverso l'atto referendario.
Deve, quindi, essere scongiurato il rischio anche solo teorico di
paralisi di funzionamento, rischio che si intende superare
affermando che finché il Parlamento non legifera nuovamente in
materia elettorale, si procede con la norma vigente.
Perciò la delibera sottoposta al Consiglio regionale del FVG è
indirizzata a sollevare, da parte del Consiglio medesimo con gli
altri Consigli coinvolti dalla questione referendaria, conflitto
di attribuzione nei confronti del Parlamento affinché la Corte
costituzionale dichiari che quest'ultimo non può esimersi
dall'adottare un atto che preveda la sospensione degli effetti
del referendum approvato sino a nuova disciplina, altrimenti si
creerebbe un vulnus di una legge elettorale costituzionalmente
necessaria.
Tra le ipotesi che si prospettano nel caso in cui il referendum
sia ritenuto ammissibile dalla Corte costituzionale, c'è quella
che il Parlamento nel frattempo licenzi una nuova legge
elettorale. Due allora le possibilità: che la nuova legge vada
già nel senso desiderato dai proponenti il referendum, ovvero
verso un sistema maggioritario; che la nuova legge comunque
mantenga il sistema proporzionale. Nel primo caso la richiesta di
referendum decadrebbe in quanto non avrebbe più necessità di
essere indetto; nel secondo caso, la giurisprudenza prevede che
il quesito non decada, ma sia trasferito dalla Corte di
cassazione sulla nuova legge.
Affinché l'iniziativa abbia effetto - ha spiegato infine
Bernardis - è necessario che deliberino in tal senso almeno 5
Consigli regionali promotori il referendum abrogativo.
Se da parte del centrodestra si tratta, in ultimo, di un
intervento preventivo, per il relatore di minoranza Capozzella,
che nel suo intervento ha citato numerose sentenze della Corte
costituzionale che affermano i casi di non incidenza sugli
aspetti essenziali del sistema elettorale, si tratta di un'azione
voluta solo per fare un favore alla Lega che ha voluto la
richiesta di referendum, oltre che per indirizzare la Corte
costituzionale verso i desideri dei promotori del quesito. Da
parte del M5S, non si sarebbe dovuto procedere alla trattazione
della delibera.
Prima del voto in Assemblea, il testo era stato approfondito
dalla V Commissione consiliare presieduta dallo stesso Bernardis.
(foto su www.consiglio.regione.fvg.it; immagini alle tv)
(segue)