Giorno Ricordo: Consiglio Fvg celebra dramma Foibe ed Esodo
(ACON) Trieste, 19 feb - La 129. Seduta del Consiglio regionale
Fvg si è aperta con la celebrazione del Giorno del Ricordo (10
febbraio), istituito nel 2004 con richiamo alla giornata della
firma a Parigi del Trattato di pace del 1947.
Il presidente dell'Assemblea legislativa ha così evidenziato che
il Giorno del Ricordo rappresenta la consapevolezza civile
acquisita con colpevole ritardo di dover fare luce sulla più
grande tragedia umana avvenuta in Italia dopo la fine della
Seconda Guerra Mondiale, riconoscendo che l'orribile capitolo
delle Foibe e dell'Esodo dall'Istria, Fiume e Dalmazia è stato
nascosto per troppo tempo al nostro Paese. Con il voto del
Parlamento, la Repubblica Italiana ha deciso di non dimenticare,
per affrontare in maniera condivisa le cause e le responsabilità
di quanto accadde sul confine orientale, avviando nel contempo
una riflessione per superare tutte le barriere di diversità e
discriminazione.
Ricordare le vittime delle Foibe e l'Esodo giuliano-dalmata, è
stato sottolineato in Aula, è anche un dovere nei confronti dei
superstiti, dei famigliari delle vittime, delle associazioni che
coltivano la memoria di quelle tragedie personali e collettive. A
questo proposito, sono stati richiamati i drammatici eventi che,
tra il 1943 e la fine del 1945, segnarono i destini della
popolazione italiana dell'Istria, di Fiume e della Dalmazia,
quando ad essere perseguitati, torturati, deportati, uccisi,
molto spesso gettati nelle foibe, furono cittadini la cui colpa
era l'appartenenza alla Comunità italiana.
Altri 350mila italiani, è stato ribadito, furono costretti a
lasciare tutto per andare incontro a un futuro precario e incerto
nei 109 campi profughi allestiti in Italia, dove rimasero per
diversi anni in condizioni umane e igieniche precarie, vivendo da
esuli il duplice dramma di essere costretti ad abbandonare la
propria casa e di essere accolti con indifferenza, se non con
ostilità, da quell'Italia nella cui piena solidarietà avevano
confidato.
Queste sciagure non possono essere dimenticate, né possono essere
giustificate, ma va compreso come siano potute accadere, ha
aggiunto il rappresentante dell'Assemblea, ricordando il contesto
storico politico internazionale ma anche affermando che la real
politik di quel periodo spiega, ma solo in parte, il silenzio
sull'esodo e le foibe.
Questo capitolo tragico del passato comune va interpretato oggi,
in un contesto che vede le Repubbliche di Slovenia e di Croazia
parte di un'Europa nella quale nessuna identità deve essere
negata, nessuna minoranza discriminata.
Il Giorno del Ricordo diventa un'occasione per convertire la
memoria di una grande tragedia in una riflessione sulle
prospettive di un futuro improntato ai valori della pace e della
cooperazione, senza più violenze e ingiustizie, nella
consapevolezza che da allora sono cambiati non solo gli accordi
internazionali, le relazioni economiche, i valori e le
aspirazioni dei popoli, ma l'Europa stessa. Una riflessione che,
con il supporto delle indagini storiografiche acquisite, aiuti a
superare le contingenze della strumentalizzazione politica e
delle sacche di negazionismo.
La storia degli ultimi 70 anni ha posto le premesse per ricucire
le lacerazioni, grazie al consolidamento del processo di
integrazione europea che ha rafforzato le relazioni con Slovenia
e Croazia, entrate a far parte dell'Unione Europea, per sua
natura fondata sullo spirito di reciproca collaborazione fra
etnie, culture e lingue diverse.
Se le nuove generazioni croate, italiane e slovene si riconoscono
nell'appartenenza all'Euroregione, che arricchisce le rispettive
identità nazionali, la grande opportunità che abbiamo di fronte
deve tener conto della presenza e dell'attività di più di 50
Comunità di italiani che risiedono in Istria, Fiume e Dalmazia e
continuano a tener viva la nostra cultura e la nostra lingua.
Le decine di gemellaggi tra Comuni italiani e gli Enti locali di
Slovenia e Croazia e il radicamento della Dieta Democratica
istriana che, con un rivendicato bilinguismo, governa la maggior
parte dei Comuni e la Regione Istria, aprono straordinarie
prospettive per la crescita dei rapporti transfrontalieri e
consentono di guardare oltre le pagine più buie della storia
recente del confine orientale.
Come rappresentanti della comunità del Friuli Venezia Giulia,
dobbiamo impegnarci nella stesura di una nuova storia, dove si
parli di sviluppo e di cooperazione, tra popoli e individui
diversi, che hanno diluito il loro essere italiani, sloveni e
croati nella nuova identità collettiva che ci consente di
sentirci tutti Europei.
Un impegno che è dovuto, si è detto in conclusione, a coloro che
ci hanno preceduto in quest'Aula, che hanno contribuito a dar
vita alla Comunità di lavoro Alpe Adria e che hanno consentito
alla Regione Friuli Venezia Giulia di aprire, negli anni della
guerra fredda, inaspettati canali di dialogo e confronto con i
Paesi confinanti, con i quali siamo chiamati a collaborare per
costruire più estesi orizzonti di crescita e sviluppo comuni.
ACON/GB/mpb-fc