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Cr: in Aula ricordata figura ex consigliere e assessore Antonio Tripani

03.03.2020
10:51
(ACON) Trieste, 3 mar - La 132esima seduta dell'Assemblea legislativa Fvg si è aperta con la commemorazione in Aula della figura di Antonio Tripani consigliere regionale eletto nella I, II, III e IV legislatura, mancato alcuni giorni fa all'età di 94 anni.

Tripani, goriziano, laureato in giurisprudenza, membro della Giunta regionale per 17 anni con gli incarichi di assessore alle Finanze, alla Sanità, agli Enti locali, all'Agricoltura, è stato ricordato come uno dei protagonisti dei primi vent'anni di vita della nostra Regione, accanto ai presidenti Berzanti e Comelli.

Con Comelli condivise l'emergenza della ricostruzione del post terremoto che aveva nell'assessorato alle Finanze un punto di riferimento per l'interlocuzione e il confronto con il Governo nazionale. Contribuì a dotare la Regione dei primi strumenti di credito agevolato, gettando le basi di quelli che sarebbero diventati Friulia e Mediocredito. Guidando l'assessorato dell'Agricoltura avviò la promozione vitivinicola strutturata e i primi progetti organici di sperimentazione agraria, in un periodo in cui fu anche istituito l'ERSA, l'Ente regionale per lo sviluppo dell'agricoltura, che ebbe sede a Gorizia, in considerazione delle prospettive che dal Collio si potevano dischiudere per l'economia del settore primario.

Interprete dei sentimenti della classe dirigente della Democrazia Cristiana isontina, aperta al dialogo con la Slovenia, promosse la costruzione dell'autoporto e delle altre strutture confinarie, nell'ottica di una crescita economica e commerciale che, negli anni '60 e '70 aveva in Gorizia il punto di attrazione centrale nei rapporti transfrontalieri con la Jugoslavia.

Fu protagonista della scelta di costruire nella sua città, accanto alla sede della Regione, l'Auditorium della Cultura friulana, a sottolineare il filo conduttore che collegava idealmente questa struttura alle idee del goriziano Isaia Ascoli, fondatore della Società Filologica Friulana, ma anche nella convinzione del ruolo di cerniera che il territorio isontino aveva tra il Friuli e l'area giuliana. Proprio per le sue radici, sentiva in modo particolare le ragioni della specialità della regione, perché nella sua città esisteva una barriera confinaria che lo portò a operare sempre per il miglioramento dei rapporti transfrontalieri, promuovendo assieme al Comune i primi incontri con l'Amministrazione di Nova Gorizia. Lo spirito mitteleuropeo era alla base della grande intesa con i sindaci di Gorizia che, con lui, sostenevano questo obiettivo, un lavoro che si tradusse nella fondazione dell'Istituto per gli incontri culturali europei e più tardi dell'ISIG, l'Istituto di Sociologia internazionale.

Abbandonato l'impegno regionale, alla fine degli anni '80, divenne presidente della Cassa di Risparmio di Gorizia, improntando l'azione della banca a una forte presenza verso il sistema produttivo e il comparto delle Autonomie locali. Fu uno dei protagonisti della costituzione della Cassa di Risparmio del Friuli Venezia Giulia, dell'accorpamento, a seguito dei grandi riassetti bancari di quegli anni, con il gruppo Intesa-San Paolo e dell'istituzione della Fondazione CARIGO che, nei primi anni, lo vide sostenitore di tante attività per la crescita culturale e sociale delle Associazioni locali. Seguì con grande partecipazione l'attività caritativa dell'Azione cattolica e soprattutto quella educativa dei gesuiti del centro "Stella Matutina", al quale era molto vicino per l'apertura e il dialogo che si registrava tra cattolici sloveni, friulani e giuliani.

Ricordava spesso agli amici di aver condiviso con Comelli, Belci, Bressani e Coloni la prova del Trattato di Osimo, nel 1974, considerato un passaggio inevitabile per chiudere le controversie con la Jugoslavia, ma doloroso per tutta la comunità degli esuli istriani, che aveva nel sindaco di Gorizia De Simone uno dei testimoni di quella tragedia.

In quegli stessi anni lavorò in stretto rapporto con i maggiori esponenti della Democrazia Cristiana per affrontare l'emergenza e l'avvio della ricostruzione del Friuli terremotato e, due anni dopo, la crisi politico - istituzionale seguita al rapimento e all'uccisione di Aldo Moro.

Politico e amministratore rispettoso delle posizioni di partito di tutti gli interlocutori, soleva ripetere di non avere nemici ma solo avversari, sottolineando che tra questi c'erano molte persone con le quali aveva un dialogo costruttivo e reciproca stima. ACON/GB/mpb