News


Finanze: sì Aula a Relazione 2019 e Rapporto 2020 Corte dei Conti

29.09.2020
16:59
(ACON) Trieste, 29 set - Tipologia delle coperture finanziarie adottate nelle leggi da parte della Regione Friuli Venezia Giulia e coordinamento della finanza pubblica: è quanto contenuto rispettivamente in una Relazione e in un Rapporto della sezione di controllo della Corte dei Conti, presentati al Consiglio regionale da Alessandro Basso (FdI), poi accolti registrando la sola astensione di Furio Honsell (Open Fvg) e nessuno voto contrario.

'Nella Relazione in esame - aveva spiegato Basso - la Corte evidenzia le irregolarità e i disallineamenti, rispetto alla normativa e ai principi che presiedono alla copertura finanziari delle leggi di spesa, emersi dal controllo sulla produzione legislativa regionale del 2019, anche alla luce dei principi desumibili dalle sentenze della Corte costituzionale'.

'Con il Rapporto 2020 sul coordinamento della finanza pubblica regionale, invece, la Corte intende fornire un quadro del coordinamento della finanza pubblica regionale articolato in una pluralità di referti, alcuni dei quali relativi ad attività di controllo già avviate e che si dovevano concludere entro febbraio 2020'.

La Corte, per quanto riguarda i risultati complessivi del controllo sulle coperture finanziarie delle leggi approvate dalla Regione nel 2019, ha dato atto che 'la disamina della copertura finanziaria non ha evidenziato effetti negativi sugli equilibri del bilancio regionale e, salvo singole fattispecie, non sono state rilevate significative violazioni delle norme e dei principi che presiedono alla copertura delle leggi regionali di spesa'.

Peraltro, 'permangono talune problematiche sistemiche, già segnalate in passato, per quanto attiene alla tipologia delle coperture e alla completezza delle procedure di quantificazione degli oneri. La copertura a mezzo storno da precedenti autorizzazioni di spesa continua a essere la modalità di più ampia applicazione (84,99% delle coperture complessive), oltretutto in aumento rispetto al 2018 (80,32%). Le restanti coperture sono state operate in parte attraverso il ricorso ad accantonamenti iscritti nei fondi speciali (10,61% del totale delle coperture). Una minima parte (4,4%) degli oneri indotti dalle leggi prese in considerazione risulta, infine, coperta attraverso la previsione di maggiori entrate'.

Ancora da Basso si è appreso che 'la Corte ha anche sottolineato l'importanza di accertare le coperture dei debiti fuori bilancio per poter verificare l'incidenza che il riconoscimento di tali debiti ha poi sugli equilibri generali del bilancio. Inoltre, ha rilevato che i debiti fuori bilancio costituiscono un fenomeno ricorrente e in aumento nel triennio 2017-19; sono infatti lievitati dai 2.327.805,76 euro del 2017 ai 3.595.295,03 del 2018 fino ai 5.368.760,82 del 2019, di cui 4.156.086,28 per assenza del preventivo impegno di spesa e 1.212.676,54 per sentenze esecutive, con un incremento complessivo pari al 130,64%. Nello specifico, la Relazione riscontra che la copertura ordinaria dei debiti è avvenuta a mezzo di una rimodulazione della spesa, mentre solo in qualche caso a mezzo di storno laddove il capitolo di riferimento non aveva la sufficiente disponibilità'.

Il Rapporto 2020 sul coordinamento della finanza pubblica regionale si compone di tre parti: 'Dalle Unioni territoriali intercomunali (Uti) agli Enti di decentramento regionale (Edr). Il ruolo di finanza pubblica spettante alla Regione in relazione all'evoluzione dell'ordinamento delle autonomie locali del Friuli Venezia Giulia'; 'Soggetti, forme e relazioni organizzative della Regione Friuli Venezia Giulia nell'ottica della finanza pubblica'; 'Monitoraggio sulla consistenza degli organismi societari partecipati dagli enti locali del Friuli Venezia Giulia al 31 dicembre 2019, alla luce dell'attuazione dei provvedimenti di razionalizzazione delle partecipazioni adottati dagli enti con riferimento al 31 dicembre 2017'.

La prima parte del Rapporto è stata sollecitata dall'articolata riforma ordinamentale degli enti locali del Fvg. Si tratta di uno studio che va di pari passo con il secondo, inerente l'individuazione dei connotati fondamentali della funzione regionale alla luce delle importanti novità introdotte dal protocollo d'intesa Stato/Regione di febbraio 2019.

Il primo referto individua, dunque, lo stato organizzativo e gestionale in cui le Uti versavano al 30 giugno 2019 (con riferimento alla consistenza del personale in servizio e alle funzioni esercitate), contestualizza nello scenario regionale le gravi difficoltà operative che esse hanno incontrato, evidenzia i motivi di tali difficoltà e dei risultati conseguiti (obiettivamente inferiori rispetto alle aspettative, commenta la Corte).

A emergere sono problematiche già esaminate, come quella concernente i ruoli del personale dipendente dei Comuni e quelle aperte dall'ultimo contratto collettivo del comparto unico, e si dà evidenza agli effetti della soppressione delle Province relativamente alle nuove destinazioni e ai costi del personale trasferito alla Regione.

A detta della Corte, la riforma ordinamentale degli enti locali iniziata nel 2014 e la sua revisione, avviata nel 2018, muovono da concezioni del rapporto Regione/enti locali ampiamente divergenti. Inoltre, specifici aspetti delle competenze comunali (ad esempio in relazione al significato dei subambiti) sono stati intesi e valutati in senso diametralmente opposto da chi era favorevole e da chi era contrario alle Uti. L'organo di controllo ritiene proficue le soluzioni organizzative basate sull'esercizio associato o comunque condiviso di funzioni e servizi, specie per i Comuni di piccole dimensioni, e nel contempo esprime la propria perplessità per previsioni normative che affidassero tale condivisione esclusivamente allo spontaneismo dei singoli Comuni.

La seconda disamina della Corte è inserita in un più ampio scenario, che prende in considerazione le modalità attraverso le quali si esplica l'azione regionale nell'arco temporale 2014-19 e di ognuna delle quali è rilevata la dimensione finanziaria.

Nello svolgimento delle funzioni si può individuare una tripartizione dell'azione regionale a seconda che essa sia svolta direttamente dall'apparato amministrativo regionale, sia posta in essere da soggetti di cui la Regione si avvale per il perseguimento delle sue finalità o, infine, sia oggetto di delega a favore di soggetti formalmente estranei all'amministrazione regionale.

I controlli della Sezione in questo caso sono stati eseguiti ai fini delle dichiarazioni di affidabilità del rendiconto regionale e hanno talvolta evidenziato una carente verifica da parte del soggetto delegante (ad esempio il rispetto dei termini per l'esecuzione dell'attività delegata).

Nel 2018, gli enti che hanno fruito di trasferimenti finanziari dalla Regione per la loro veste di delegatari di funzioni o attività regionali sono stati 31, per un importo di circa 267 milioni di euro. In linea generale, l'incidenza finanziaria della spesa annua regionale sostenuta per mezzo degli enti e degli organismi regionali delegati ammonta all'incirca al 10% della spesa annua complessiva.

Infine, il terzo referto espone gli esiti del monitoraggio della Corte dei Conti concernente la partecipazione degli enti locali a organismi societari al 31 dicembre 2019, quantificando in primo luogo l'entità complessiva delle società partecipate dagli enti locali della Regione che, dalle 135 unità esistenti a inizio 2012, scende a 91 unità a fine 2019 (-32,59%). Di queste 91, 17 sono interessate da un procedimento di liquidazione, che in alcuni casi è datato 2009 oppure 2010, a dimostrazione delle difficoltà operative che gli enti incontrano nella dismissione delle partecipazioni.

Alla diminuzione del numero delle società corrisponde una contrazione del numero complessivo delle partecipazioni, che passa da 961 unità (a inizio 2012) a 743 unita (a fine 2019), con una variazione pari a -22,68%. Per quanto attiene ai settori in cui operano le 74 società non interessate da un procedimento di liquidazione, il monitoraggio ha evidenziato che esse operano principalmente nei settori turismo (27,03%), economia, commercio, industria e artigianato (24,32%), acqua, energia, gas e rifiuti (22,97%).

A fine 2019 erano pendenti, o comunque non concluse, 199 procedure di dismissione, 85 delle quali (42,71%) afferiscono a società in liquidazione e 82 (41,20%) a società per le quali era già stata decisa la dismissione con provvedimenti precedenti.

Quanto ai contenuti degli atti deliberativi assunti dagli enti, per più della metà delle partecipazioni (58%) presentano motivazioni inidonee a giustificarne compiutamente il mantenimento. ACON/RCM-fc



Alessandro Basso, consigliere regionale (Fdl)