Finanze: sì Aula a Relazione 2019 e Rapporto 2020 Corte dei Conti
(ACON) Trieste, 29 set - Tipologia delle coperture finanziarie
adottate nelle leggi da parte della Regione Friuli Venezia Giulia
e coordinamento della finanza pubblica: è quanto contenuto
rispettivamente in una Relazione e in un Rapporto della sezione
di controllo della Corte dei Conti, presentati al Consiglio
regionale da Alessandro Basso (FdI), poi accolti registrando la
sola astensione di Furio Honsell (Open Fvg) e nessuno voto
contrario.
'Nella Relazione in esame - aveva spiegato Basso - la Corte
evidenzia le irregolarità e i disallineamenti, rispetto alla
normativa e ai principi che presiedono alla copertura finanziari
delle leggi di spesa, emersi dal controllo sulla produzione
legislativa regionale del 2019, anche alla luce dei principi
desumibili dalle sentenze della Corte costituzionale'.
'Con il Rapporto 2020 sul coordinamento della finanza pubblica
regionale, invece, la Corte intende fornire un quadro del
coordinamento della finanza pubblica regionale articolato in una
pluralità di referti, alcuni dei quali relativi ad attività di
controllo già avviate e che si dovevano concludere entro febbraio
2020'.
La Corte, per quanto riguarda i risultati complessivi del
controllo sulle coperture finanziarie delle leggi approvate dalla
Regione nel 2019, ha dato atto che 'la disamina della copertura
finanziaria non ha evidenziato effetti negativi sugli equilibri
del bilancio regionale e, salvo singole fattispecie, non sono
state rilevate significative violazioni delle norme e dei
principi che presiedono alla copertura delle leggi regionali di
spesa'.
Peraltro, 'permangono talune problematiche sistemiche, già
segnalate in passato, per quanto attiene alla tipologia delle
coperture e alla completezza delle procedure di quantificazione
degli oneri. La copertura a mezzo storno da precedenti
autorizzazioni di spesa continua a essere la modalità di più
ampia applicazione (84,99% delle coperture complessive),
oltretutto in aumento rispetto al 2018 (80,32%). Le restanti
coperture sono state operate in parte attraverso il ricorso ad
accantonamenti iscritti nei fondi speciali (10,61% del totale
delle coperture). Una minima parte (4,4%) degli oneri indotti
dalle leggi prese in considerazione risulta, infine, coperta
attraverso la previsione di maggiori entrate'.
Ancora da Basso si è appreso che 'la Corte ha anche sottolineato
l'importanza di accertare le coperture dei debiti fuori bilancio
per poter verificare l'incidenza che il riconoscimento di tali
debiti ha poi sugli equilibri generali del bilancio. Inoltre, ha
rilevato che i debiti fuori bilancio costituiscono un fenomeno
ricorrente e in aumento nel triennio 2017-19; sono infatti
lievitati dai 2.327.805,76 euro del 2017 ai 3.595.295,03 del 2018
fino ai 5.368.760,82 del 2019, di cui 4.156.086,28 per assenza
del preventivo impegno di spesa e 1.212.676,54 per sentenze
esecutive, con un incremento complessivo pari al 130,64%. Nello
specifico, la Relazione riscontra che la copertura ordinaria dei
debiti è avvenuta a mezzo di una rimodulazione della spesa,
mentre solo in qualche caso a mezzo di storno laddove il capitolo
di riferimento non aveva la sufficiente disponibilità'.
Il Rapporto 2020 sul coordinamento della finanza pubblica
regionale si compone di tre parti: 'Dalle Unioni territoriali
intercomunali (Uti) agli Enti di decentramento regionale (Edr).
Il ruolo di finanza pubblica spettante alla Regione in relazione
all'evoluzione dell'ordinamento delle autonomie locali del Friuli
Venezia Giulia'; 'Soggetti, forme e relazioni organizzative della
Regione Friuli Venezia Giulia nell'ottica della finanza
pubblica'; 'Monitoraggio sulla consistenza degli organismi
societari partecipati dagli enti locali del Friuli Venezia Giulia
al 31 dicembre 2019, alla luce dell'attuazione dei provvedimenti
di razionalizzazione delle partecipazioni adottati dagli enti con
riferimento al 31 dicembre 2017'.
La prima parte del Rapporto è stata sollecitata dall'articolata
riforma ordinamentale degli enti locali del Fvg. Si tratta di uno
studio che va di pari passo con il secondo, inerente
l'individuazione dei connotati fondamentali della funzione
regionale alla luce delle importanti novità introdotte dal
protocollo d'intesa Stato/Regione di febbraio 2019.
Il primo referto individua, dunque, lo stato organizzativo e
gestionale in cui le Uti versavano al 30 giugno 2019 (con
riferimento alla consistenza del personale in servizio e alle
funzioni esercitate), contestualizza nello scenario regionale le
gravi difficoltà operative che esse hanno incontrato, evidenzia i
motivi di tali difficoltà e dei risultati conseguiti
(obiettivamente inferiori rispetto alle aspettative, commenta la
Corte).
A emergere sono problematiche già esaminate, come quella
concernente i ruoli del personale dipendente dei Comuni e quelle
aperte dall'ultimo contratto collettivo del comparto unico, e si
dà evidenza agli effetti della soppressione delle Province
relativamente alle nuove destinazioni e ai costi del personale
trasferito alla Regione.
A detta della Corte, la riforma ordinamentale degli enti locali
iniziata nel 2014 e la sua revisione, avviata nel 2018, muovono
da concezioni del rapporto Regione/enti locali ampiamente
divergenti. Inoltre, specifici aspetti delle competenze comunali
(ad esempio in relazione al significato dei subambiti) sono stati
intesi e valutati in senso diametralmente opposto da chi era
favorevole e da chi era contrario alle Uti. L'organo di controllo
ritiene proficue le soluzioni organizzative basate sull'esercizio
associato o comunque condiviso di funzioni e servizi, specie per
i Comuni di piccole dimensioni, e nel contempo esprime la propria
perplessità per previsioni normative che affidassero tale
condivisione esclusivamente allo spontaneismo dei singoli Comuni.
La seconda disamina della Corte è inserita in un più ampio
scenario, che prende in considerazione le modalità attraverso le
quali si esplica l'azione regionale nell'arco temporale 2014-19 e
di ognuna delle quali è rilevata la dimensione finanziaria.
Nello svolgimento delle funzioni si può individuare una
tripartizione dell'azione regionale a seconda che essa sia svolta
direttamente dall'apparato amministrativo regionale, sia posta in
essere da soggetti di cui la Regione si avvale per il
perseguimento delle sue finalità o, infine, sia oggetto di delega
a favore di soggetti formalmente estranei all'amministrazione
regionale.
I controlli della Sezione in questo caso sono stati eseguiti ai
fini delle dichiarazioni di affidabilità del rendiconto regionale
e hanno talvolta evidenziato una carente verifica da parte del
soggetto delegante (ad esempio il rispetto dei termini per
l'esecuzione dell'attività delegata).
Nel 2018, gli enti che hanno fruito di trasferimenti finanziari
dalla Regione per la loro veste di delegatari di funzioni o
attività regionali sono stati 31, per un importo di circa 267
milioni di euro. In linea generale, l'incidenza finanziaria della
spesa annua regionale sostenuta per mezzo degli enti e degli
organismi regionali delegati ammonta all'incirca al 10% della
spesa annua complessiva.
Infine, il terzo referto espone gli esiti del monitoraggio della
Corte dei Conti concernente la partecipazione degli enti locali a
organismi societari al 31 dicembre 2019, quantificando in primo
luogo l'entità complessiva delle società partecipate dagli enti
locali della Regione che, dalle 135 unità esistenti a inizio
2012, scende a 91 unità a fine 2019 (-32,59%). Di queste 91, 17
sono interessate da un procedimento di liquidazione, che in
alcuni casi è datato 2009 oppure 2010, a dimostrazione delle
difficoltà operative che gli enti incontrano nella dismissione
delle partecipazioni.
Alla diminuzione del numero delle società corrisponde una
contrazione del numero complessivo delle partecipazioni, che
passa da 961 unità (a inizio 2012) a 743 unita (a fine 2019), con
una variazione pari a -22,68%. Per quanto attiene ai settori in
cui operano le 74 società non interessate da un procedimento di
liquidazione, il monitoraggio ha evidenziato che esse operano
principalmente nei settori turismo (27,03%), economia, commercio,
industria e artigianato (24,32%), acqua, energia, gas e rifiuti
(22,97%).
A fine 2019 erano pendenti, o comunque non concluse, 199
procedure di dismissione, 85 delle quali (42,71%) afferiscono a
società in liquidazione e 82 (41,20%) a società per le quali era
già stata decisa la dismissione con provvedimenti precedenti.
Quanto ai contenuti degli atti deliberativi assunti dagli enti,
per più della metà delle partecipazioni (58%) presentano
motivazioni inidonee a giustificarne compiutamente il
mantenimento.
ACON/RCM-fc