Ue: Zanin, immigrazione controllata per evitare rischio sanitario
(ACON) Trieste, 14 ott - "L'immigrazione verso l'Europa, e in
particolare i flussi che si sviluppano lungo la rotta balcanica,
costituisce sicuramente un tema caldo da tenere in grande
considerazione. Nello specifico, è necessario affrontare con
urgenza e particolare attenzione il rischio sanitario al quale
possono essere sottoposte le comunità locali, regolamentando gli
ingressi per tutelare la salute della popolazione".
Lo ha auspicato oggi il presidente del Consiglio regionale del
Friuli Venezia Giulia, Piero Mauro Zanin, nel corso del suo
intervento in collegamento on line nell'ambito dell'assemblea
plenaria del Comitato europeo delle Regioni (CdR).
I lavori, moderati in prima persona direttamente dalla Alcide De
Gasperi Room di Bruxelles dal presidente del Cdr, Apostolos
Tzitzikostas, vertevano sui macro temi della solidarietà ai
profughi di Moria e del contributo umanitario da parte degli Enti
locali e regionali.
"Il fenomeno dei minori non accompagnati - ha precisato Zanin -
crea un peso molto importante a carico degli Enti locali e dei
Comuni che, per legge, sono ovviamente deputati ad affrontare
questa problematica. Questi giovani risultano spesso al limite
dell'età maggiorenne e quasi tutti dichiarano di avere un'età tra
i 16 e i 17 anni".
"L'Europa si basa fondamentalmente, e non potrebbe essere che
così, sullo Stato di diritto, ma è importante - ha aggiunto il
presidente del Cr Fvg - difendere anche lo Stato dei doveri.
Sotto questo aspetto è perciò necessario passare dalle parole ai
fatti per chiarire una volta per tutte quali siano gli effetti
d'ingaggio rispetto i migranti economici. Mi riferisco a coloro
che non scappano da guerre e non fuggono da dittature ma che,
invece, cercano di raggiungere il continente per risolvere un
problema economico".
"Riguardo questo argomento, se è vero che dobbiamo rispondere ai
principi cristiani di accoglienza, dobbiamo anche difendere la
sicurezza delle nostre comunità - ha concluso Zanin - e far sì
che questi ingressi, molte volte necessari, vangano controllati e
regolamentati per diventare realmente utili per l'Europa ma anche
per chi vi entra provenendo da alti Paesi".
Nel corso del suo intervento, Zanin ha anche lanciato un appello
al CdR affinché "venga modificato il regolamento di Dublino
relativo ai Paesi di primo approdo, proprio ora che l'Europa sta
giustamente cambiando volto e atteggiamento verso un'ottica più
solidale". La genesi di quello che viene anche definito sistema
Dublino risale al 1990, quando 12 paesi dell'Unione europea si
ritrovarono nella capitale irlandese per dare vita a una
convezione per la gestione dei richiedenti asilo. Tredici anni
dopo, nel 2003, la Convenzione venne trasformata in un
regolamento Ue per stabilire criteri e meccanismi per l'esame
delle domande di protezione internazionale presentate negli Stati
membri da cittadini di Paesi terzi o apolidi.
Rivisitato nel 2013, diventando il Dublino III criticato più
volte dall'Alto commissariato Onu per i rifugiati (Unhcr),
l'impianto del regolamento è rimasto quasi invariato nel suo
punto principale: l'individuazione dello Stato membro
responsabile dell'elaborazione di una domanda di asilo. In base
alle leggi, infatti, esso deve farsi carico del potenziale
rifugiato e, se questi sceglie una particolare Nazione come
destinazione finale ma l'Unità Dublino di quel Paese non accetta
la richiesta, dovrà rimanere nel Paese di primo approdo. Un
meccanismo che comporta tempi molto lunghi per il riconoscimento
dell'asilo, facendo gravare il peso dell'accoglienza interamente
su tale Paese e alimentando un fenomeno sotterraneo dominato da
illegalità e sfruttamento, oltre a provocare il rischio di fughe
clandestine.
ACON/DB