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FIBROMIALGIA. COMITATO LCV: MALATI INVISIBILI AL SISTEMA SANITARIO

01.02.2022
13:08
(ACON) Trieste, 1 feb - I malati di fibromialgia continuano ad essere invisibili al Sistema sanitario nazionale, e spesso anche a quelli regionali, in quanto in Italia non è riconosciuta come patologia invalidante. Questa la conclusione a cui sono giunti i consiglieri regionali Antonio Lippolis (Lega) e Simona Liguori (Cittadini), presentando all'Aula a nome del Comitato per la legislazione, il controllo e la valutazione, la relazione che la Giunta regionale ha stilato su stato di attuazione e obiettivi raggiunti nel periodo 2017-2020 dalla legge regionale 13/2017 dedicata alla tutela delle persone affette da fibromialgia.

"In assenza dell'inserimento nell'elenco del ministero della Salute - ha fatto sapere Lippolis -, questa sindrome muscolo-scheletrica non è prevista come diagnosi nei tabulati di dimissione ospedaliera: i pazienti, di conseguenza, sono privi di tutele e non possono usufruire dell'esenzione dalla spesa sanitaria. Dato che la caratteristica principale della patologia è il dolore, i malati di fibromialgia dovrebbero invece rientrare pienamente nella categoria delle persone che necessitano di terapia del dolore e dei relativi livelli essenziali di assistenza (Lea)".

"Riteniamo indispensabile che al più presto venga ripreso il lavoro che i medici di famiglia hanno fatto segnalando alle Aziende sanitarie chi, tra i propri assistiti, sia affetto da fibromialgia - ha suggerito la Liguori - e che la direzione regionale Salute possa dare indicazioni alle Aziende sanitarie di inserire nel referto G2 della visita specialistica il codice 729.0 (con cui è classificata nel ICD-9CM la fibromialgia) rendendo possibile l'estrazione dal database regionale della prevalenza di detta sindrome e garantendo al contempo la creazione e l'implementazione del registro nel rispetto della privacy delle persone malate".

"Stiamo parlando di una patologia complessa di difficile inquadramento diagnostico - ha detto ancora la consigliera -, che colpisce quasi il 4% della popolazione adulta, per lo più di sesso femminile, vale a dire tra le 10.000 e le 20.000 persone in Friuli Venezia Giulia. Per tale sindrome non esistono cure che consentano la guarigione, ma approcci terapeutici che tendono a limitarne i disturbi".

"Negli ultimi anni alcune Regioni hanno approvato delle leggi in materia - ha fatto presente Lippolis -, ma a livello nazionale resta la necessità di uniformare il sistema e assicurare omogeneità di trattamento a tutte le persone affette da questa patologia. È tempo che si concluda l'iter legislativo del disegno di legge 299, fermato a causa della pandemia. Lo Stato e le Regioni tutte devono dare una risposta concreta alle migliaia di persone che soffrono di questa malattia".

"Dobbiamo farci trovare pronti alla conclusione del Ddl 299 - gli ha fatto eco l'esponente dei Cittadini -. Dalla relazione giuntale è emerso che la Regione ha garantito un'azione di front office, dando risposta a tutte le segnalazioni e richieste pervenute, rendendo edotti gli utenti sui passaggi formali necessari al riconoscimento della fibromialgia nei Lea e fornendo un supporto clinico, mediante individuazione dei professionisti più adatti alla singola situazione. È stato rivalutato il Percorso diagnostico terapeutico assistenziale (Pdta) esistente per essere pronti a una sua prossima revisione ed è stato delineato un percorso, forte anche dell'esperienza di altre realtà nazionali, in grado di dare risposte in tempi celeri all'utenza non appena si sarà risolta la pandemia in corso".

"Vi è stata, inoltre, una partecipazione ai tavoli nazionali e nel maggio 2021 - ha continuato la Liguori - la Sottocommissione Assistenza distrettuale Lea ha accolto la richiesta di inserimento della fibromialgia nell'elenco delle malattie croniche e invalidanti limitatamente alle forme molto severe. A settembre 2021, la Commissione nazionale Lea ha approvato all'unanimità le richieste di aggiornamento dei livelli stessi, inclusa quella di inserimento della fibromialgia nell'elenco delle patologie croniche e invalidanti".

"Non è invece ancora stato attivato il registro regionale della fibromialgia - è la mancanza sottolineata dalla civica -, che verosimilmente sarà condiviso per competenza con l'Azienda regionale di coordinamento per la salute (Arcs) inserendosi di diritto nel novero delle reti di patologia multidisciplinari e multiprofessionali, attualmente in seno ad Arcs. Non sono stati avviati studi clinici specifici sulla fibromialgia non avendo definito in maniera univoca la coorte di riferimento, mentre l'eventuale individuazione di un livello aggiuntivo di assistenza dovrà prevedere un confronto preventivo con i principali professionisti coinvolti nei Percorsi diagnostico-terapeutici assistenziali (Pdta) della patologia in oggetto".

"Nel dibattito in Comitato - non ha mancato di riferire la Liguori - sono stati evidenziati i numerosi rallentamenti che stanno interessando il processo di attuazione della norma. Da parte della direzione Salute è stato precisato che la previsione dell'istituzione del registro è precedente all'applicazione della normativa europea sulla privacy, che impone parametri molto stringenti sull'attivazione dei registri di patologia. Inoltre, è stato riferito che tale direzione non gestisce dati sensibili degli utenti se non in forma aggregata, per cui il registro della patologia fibromialgica, che richiede il trattamento dei singoli dati, dovrà necessariamente essere in capo ad Arcs. È stata, infine, prevista una tempistica di attuazione della legge che richiederà tre anni per l'implementazione del registro, l'analisi dati e la proposta di eventuali Lea aggiuntivi rispetto a quelli nazionali e codici specifici di esenzione ticket".

"Rispetto alle suddette affermazioni, riteniamo che le persone ammalate non possano aspettare ulteriori tre anni per essere censite dalla Regione in cui vivono - è stata la chiusura della consigliera - e richiamiamo che chi soffre di questa sindrome, che invalida la qualità della vita spesso in maniera irreversibile, chieda quotidianamente di essere sottratto alla invisibilità in cui molto spesso deve convivere in famiglia, nel mondo del lavoro e delle relazioni sociali".

"Dalla relazione della Giunta, si evince che la situazione non è incoraggiante - ha ripetuto Andrea Ussai (M5S) - e non si capisce perché l'assegnazione ad Arcs non sia già avvenuta. Dal 2017, anno della legge regionale che lo prevede, il registro non è ancora stato avviato, al pari di studi clinici, iniziative di formazione e campagne di prevenzione. Speriamo di vedere la nostra Regione pronta a dare risposte ai cittadini che soffrono di questa patologia, con una presa in carico guidata dalle evidenze scientifiche". ACON/RCM



Simona Liguori (Cittadini)
Antonio Lippolis (Lega)
Andrea Ussai (M5S)