ANTIMAFIA. DE NICOLO: QUI NON SI SPARA MA RICICLAGGIO PREOCCUPA
+++Anche Zanin a incontro Udine: attenti alle infiltrazioni+++
(ACON) Udine, 3 mar - In Friuli Venezia Giulia "non ci sono basi
radicate di 'ndrangheta, mafia o camorra. La criminalità
organizzata ha però un forte interesse a immettere denari di
provenienza illecita nel circuito legale. Qui c'è un fiorente
interscambio economico e fare affari può essere facile: il
riciclaggio è il reato che temiamo di più. E in questo senso
preoccupa la criminalità cinese che fa uno smaccato uso di
contanti e ha interesse a muoverli".
Lo ha detto oggi Antonio De Nicolo, procuratore capo di Trieste,
durante il seminario di formazione organizzato a Udine
dall'Osservatorio regionale antimafia, al quale ha partecipato
anche il presidente del Consiglio regionale, Piero Mauro Zanin.
"In regione - ha proseguito De Nicolo, al vertice della Direzione
distrettuale antimafia dopo l'esperienza alla guida della Procura
di Udine - tendenzialmente non si spara, ma da tempo le mafie
hanno capito che è meglio entrare nei circuiti economici legali.
Lo scenario post pandemia potrebbe indurre la criminalità
organizzata a penetrare nell'economia legale anche approfittando
delle agevolazioni concesse alle aziende che hanno subìto
perdite. Oppure prestando denaro ad imprenditori in difficoltà,
non solo con la formula del prestito che può diventare usura, ma
anche con la mossa ancor più subdola dell'ingresso nel capitale
sociale".
Il procuratore ha svolto una vera e propria lezione sui compiti
della magistratura in materia di criminalità organizzata,
fornendo numerosi spunti di riflessione alle studentesse Eleonora
Carpenè e Luisa Pizzol, impegnate - come ha ricordato in apertura
di incontro Michele Penta, presidente dell'Osservatorio antimafia
- in un tirocinio curricolare, grazie al supporto delle
Università di Trieste e di Udine, presenti all'incontro con i
docenti Gian Paolo Dolso, Angelo Venchiarutti, Natalina Folla e
Giuseppe Mazzanti.
"Questa iniziativa - ha commentato Zanin - conferma che si può
già tracciare un bilancio positivo sul varo dell'Osservatorio
regionale antimafia, sia per le azioni messe in campo sia per il
suo ruolo di cabina di regia. Fu un'intuizione positiva del
legislatore anche la scelta di affidarsi a tecnici ed esperti,
nella logica della prevenzione che è meglio della cura".
"Osservo poi - ha proseguito il presidente del Consiglio
regionale - che è cresciuta l'attenzione dell'opinione pubblica e
dei mass media su questi fenomeni. Dobbiamo stare attenti al
tentativo della criminalità organizzata di infiltrarsi in tessuti
economici sani. E ribadisco la preoccupazione per i prossimi
anni, quando arriveranno sul territorio i massicci finanziamenti
del Pnrr".
Nella prima parte della sua relazione, De Nicolo ha riassunto
alle studentesse l'articolazione dell'organizzazione degli uffici
giudiziari in Italia, soffermandosi sull'intuizione di Giovanni
Falcone che propose di potenziare alcune Procure per concentrare
nelle sedi con maggiori mezzi investigativi l'azione di contrasto
a una serie di reati, tra i quali l'associazione a delinquere di
tipo mafioso. Il procuratore ha anche elencato i reati più comuni
in regione - furti, scippi, spaccio di droga, favoreggiamento
dell'immigrazione clandestina - e le variazioni apportate dalla
pandemia a questa classifica, con la decisa riduzione dei reati
predatori e l'aumento di quelli commessi a mezzo internet. In
crescita anche i reati familiari e il fenomeno delle intolleranze
che da verbali possono diventare intimidazioni e violenze, come
ha dimostrato la cronaca di alcune proteste no vax.
Sollecitato dalle domande delle tirocinanti e dei docenti in
ascolto, De Nicolo si è soffermato anche sulla necessità -
particolarmente sentita in una regione di confine - della
cooperazione internazionale tra Procure, sull'attività della
Direzione investigativa antimafia anche in termini di prevenzione
e sull'efficacia del mandato di arresto europeo: "L'ordinamento
europeo - ha detto il procuratore - è molto più presente nelle
nostre vite di quanto siamo abituati a pensare".
ACON/FA