KRONOSPAN. IV COMM: OK A RISOLUZIONE CDX, PER OPPOSIZIONI NON BASTA
(ACON) Trieste, 17 mar - Più di tre ore di accesa discussione
non sono bastate a trovare una posizione condivisa sul caso
Kronospan in IV Commissione.
Sotto la presidenza di Mara Piccin (FI), i consiglieri hanno
approvato con i soli voti del Centrodestra una risoluzione che
prende atto dei "forti elementi di preoccupazione sugli impatti
ambientali" del progetto di ampliamento, centrato su un impianto
di produzione di pannello truciolare da legno riciclato. La
risoluzione impegna quindi la Giunta "a farsi carico e
approfondire le preoccupazioni espresse da enti locali, cittadini
e portatori di interesse, raccomandando la massima disponibilità
a spiegare gli iter istruttori".
Ma il documento - nato sulla base di una prima proposta di
risoluzione avanzata dal capogruppo del Pd, Diego Moretti - è
stato ritenuto dai gruppi di Opposizione troppo tiepido e
generico rispetto alle aspre critiche al progetto che erano state
espresse in precedenza dal comitato Abc, durante un'audizione in
videoconferenza.
Il testo proposto da Moretti chiedeva infatti alla Giunta di
garantire - nel caso il progetto della multinazionale austriaca
venisse autorizzato - monitoraggi, trasparenza sui dati di
emissione, verifiche degli impatti e riduzione al minimo dei
trasporti su gomma. "La nostra risoluzione è stata snaturata", ha
attaccato il capogruppo dem, aprendo la strada al parere
contrario del Pd, imitato da Cittadini e Open Sinistra Fvg,
mentre gli altri due gruppi di Opposizione - M5S e Patto per
l'Autonomia - hanno scelto di non partecipare al voto.
Non è dunque andata a buon fine la mediazione proposta da Lorenzo
Tosolini (Lega) e condivisa apertamente da Emanuele Zanon (Gruppo
Misto-Futura). "La petizione - aveva ricordato il consigliere
leghista - ha raccolto quasi seimila firme ed è giusto tenere
conto delle preoccupazioni dei cittadini. Ma va anche detto che
esiste la libertà di impresa e noi dobbiamo solo dettare le
regole, non possiamo dire se un impianto va bene o no".
Sulla stessa linea l'assessore alla Difesa dell'ambiente, Fabio
Scoccimarro: "Io non posso intervenire sulla procedura: se
dicessi agli uffici di non autorizzare il progetto, entro pochi
minuti probabilmente aprirebbero un fascicolo a mio carico in
Procura e l'azienda mi chiederebbe i danni
Bisogna piuttosto
cercare un accordo con l'azienda, come si fece nel caso della
Ferriera a Trieste". "Nella petizione si chiede alla Regione di
bocciare un processo amministrativo - ha osservato sul punto
Antonio Calligaris (Lega) - e questo non è possibile, perché non
abbiamo competenza su quegli atti".
Il distinguo ribadito dal Centrodestra non piace all'altra parte
della barricata politica, che in numerosi interventi ha espresso
appoggio alla battaglia del Comitato di San Vito al Tagliamento e
Casarsa. "Io condivido e sostengo la loro protesta - ha detto
Tiziano Centis, capogruppo dei Cittadini - : pare evidente
l'aumento delle emissioni, di Pm 10 e diossine". "Credo che non
ci sia bisogno di questo impianto nella nostra regione - gli ha
fatto eco Furio Honsell (Open) - e mi meraviglio che i sindaci
all'interno del Consorzio industriale non abbiano la forza di
dire che non lo ritengono funzionale". "Stiamo parlando - ha
aggiunto Massimo Moretuzzo, capogruppo del Patto - di un modello
di sviluppo superato, e dal punto di vista politico non possiamo
non prendere una posizione".
Cristian Sergo, capogruppo M5S, ha attaccato Scoccimarro che
aveva annunciato una legge sulla sommatoria delle fonti emissive,
parlando "di promesse inattuate che sentiamo da anni. Non vorrei
che si attendesse l'esito di qualche procedura in corso prima di
approvare quella norma". Chiara Da Giau (Pd) ha sottolineato
invece "il forte impatto ambientale del progetto su molti comuni
dell'area pordenonese, e il rischio di aumentare le emissioni
limitando anche futuri insediamenti", mentre il collega di gruppo
Nicola Conficoni ha invocato "risposte puntuali della politica di
fronte alle domande formulate dal Comitato". Il consigliere dem
si è domandato anche "se in occasione di episodi acuti di
inquinamento all'azienda verrebbe imposto di stoppare la
combustione della legna, come si chiede in quei casi ai
cittadini".
Anche Zanon guarda con attenzione ai timori espressi dal
comitato: "Dobbiamo valutare il peso dell'inquinamento - ha detto
il consigliere di Regione Futura - e dare grande attenzione al
problema dei 43mila mezzi pesanti in più all'anno attorno alla
viabilità di San Vito al Tagliamento".
Il dibattito sul caso Kronospan era stato preceduto, come detto,
dall'audizione di Lucia Mariuz, prima firmataria della petizione
del comitato Abc, che assieme a Eleonora Frattolin e al
vicesindaco di San Vito al Tagliamento, Giacomo Collarile, aveva
riassunto le ragioni del no all'impianto. Si va dall'ubicazione
(le emissioni si accumulerebbero in un territorio dove già
vengono sforati i limiti di legge, a poca distanza da un asilo
nido e da alcuni centri abitati) alle emissioni inquinanti ("pari
a 8000 stufe domestiche per le polveri emesse e a 31800 per le
diossine"), dalla quantità dei rifiuti legnosi ("650mila
tonnellate-anno da parte dell'azienda collegata Silva, 542mila da
Kronospan") al problema del trasporto ("Più di 60mila camion
all'anno, con 120mila transiti, traffico ingestibile per San
Vito").
Sotto accusa anche i consumi energetici, le colle a base di
formaldeide, i riflessi sulle acque, le emissioni odorifere e
acustiche, le presunte irregolarità urbanistiche su cui ha
chiesto chiarimenti la consigliera Mariagrazia Santoro (Pd).
In sostanza, sostiene il comitato delle seimila firme, "i
vantaggi occupazionali non compensano gli svantaggi per la
salute" e la politica dovrebbe "prendersi la responsabilità di
questa scelta, senza delegarla ai tecnici o ai Tribunali".
ACON/FA-fc