LAVORO. RUSSO: CAPIRE UTILIZZO TECNOLOGIA PER GARANTIRE PIÙ SICUREZZA
(ACON) Trieste, 31 mar - "Rubo la definizione che apre la
pubblicazione di Sclip, 'Sicurezza e crisi del lavoro: rinuncia o
opportunità?', dove scrive che viviamo un tempo plastico, perché
è davvero così: dopo anni di apparente immobilismo,
improvvisamente le cose diventano liquefatte. Questi due anni di
pandemia hanno cambiato molto in e per ciascuno di noi: la
percezione del nostro tempo di vita, la dinamica delle nostre
città e non ultimo la percezione della visione del lavoro".
Lo ha affermato Francesco Russo, vicepresidente del Consiglio
regionale, in occasione della presentazione dell'ultimo libro di
Giorgio Sclip, curatore della collana Sicurezza accessibile
dell'Università di Trieste, avvenuta con la collaborazione della
biblioteca Livio Paladin del Consiglio regionale presso la sala
Tessitori, a Trieste.
"Il nostro è un interesse anche da legislatori - ha aggiunto
Russo - perché desideriamo capire quali contributi possono
aiutarci a interpretare meglio un mondo del lavoro che ci è
cambiato sotto gli occhi, come poter sfruttare la tecnologia per
garantire maggiore sicurezza. Senza innovazione culturale, non si
va da nessuna parte".
"Dei morti sul lavoro si parla oggi e domani già non se ne parla
più: è una cosa su cui ci dobbiamo interrogare. Non possiamo
rassegnarci - ha concluso il vicepresidente - che l'artico 1
della nostra Costituzione non sia pienamente applicato e che il
diritto al lavoro non sia anche un diritto sicuro".
L'intervento di Sclip nella presentazione del suo volume ha visto
una riflessione sulla recessione economica del periodo 2010-2018,
"a cui ha fatto seguito, dal 2020, l'inattesa crisi economica
causata dalla pandemia da Covid-19 e poi un'altra crisi
altrettanto inattesa, questa volta dettata dalla guerra in
Ucraina. Allora il tempo della crisi non è più qualcosa di
circoscritto, ma siamo quasi costretti ad adeguarci ad eventi non
più eccezionali ma ormai costanti".
L'introduzione è stata poi affidata a Francesca Larese, delegata
alle Condizioni di lavoro, salute e sicurezza dei lavoratori
presso l'Ateneo triestino. Gli interventi sono invece stati di
Giancarlo Restivo, presidente della Nuova organizzazione
d'imprese e segretario generale della Safetyplayers nazionale
italiana sicurezza sul lavoro; Michele Piga, segretario generale
della Cigl triestina; il deputato Alessandro Amitrano. A Maria
Dolores Ferrara, professoressa di Diritto del lavoro
dell'università di Trieste, il compito di tirare le fila
dell'incontro.
La Larese ha puntato il dito su sicurezza accessibile, formazione
e soprattutto prevenzione, per la quale l'università sta formando
dei professionisti. A suo dire, con la prevenzione si può fare
molto, gli incidenti sul lavoro sarebbero evitabili e dunque alla
fine la prevenzione costa molto meno delle vite umane perse.
Per Restivo, durante i periodi di crisi non si deve abbassare il
livello di tutela. È vero, ormai si passa di crisi in crisi, ma
anche di fronte a una crisi c'è sempre bisogno di una figura
responsabile. Per fare le cose è sempre necessario un criterio;
lì dove c'è una minoranza creativa, non può mancare il
coinvolgimento del datore di lavoro, della figura apicale.
Fondamentale, per Piga, il tema del valore del lavoro e la sua
organizzazione. Il ruolo degli organismi e delle istituzioni è
centrale e determinante nel lavoro inteso come investimento, si
vede ad esempio dalle regole di affidamento degli appalti
pubblici. Inoltre c'è molto bisogno di ispettori e di esperti di
medicina del lavoro. "Abbiamo un dipartimento di prevenzione che
ha 140 addetti in meno di quelli di cui ci sarebbe bisogno,
invece la medicina del lavoro è fondamentale, lo Stato deve
investire in innovazione e risorse alle imprese, ma a quelle che
fanno della scurezza sul lavoro punto fondamentale", ha affermato.
Amitrano ha ricordato le modifiche ottenute ai testi normativi
dove si è accentuato il focus su sicurezza e responsabilità
d'impresa. Ha poi sottolineato che deve cambiare il concetto di
formazione sul lavoro, che deve iniziare dalle scuole e al
contempo deve coinvolgere i datori; non può essere sentito dal
lavoratore solo come un dovere, ma essere un vero approccio
formativo sul campo. Inoltre, il Governo deve legiferare in
anticipo sulle nuove tecnologie che si affacciano sul mondo del
lavoro, vedi le piattaforme per il delivery (consegne a
domicilio), altrimenti si continuerà ad arrivare sempre dopo che
tutto è già accaduto.
A chiudere, la Ferrara ha elencato le due lezioni di metodo e le
tre di merito uscite dall'incontro. Le prime due si riassumono
nell'importanza dell'approccio olistico della sicurezza e
nell'importanza della valutazione di impatto della tecnica
legislativa. Le altre tre nel fatto che, con forza, oggi si deve
tronare a parlare di partecipazione a tutti i livelli; vi è la
necessità di non abbandonare la cultura e la formazione della
sicurezza, ma ragionarvi partendo da un'analisi seria della
formazione nelle scuole; il fatto che la crisi pandemica in fondo
è stata anche un grande attivatore di rimedi, dove la reazione
dell'ordinamento europeo è stata anche un'inedita azione di
finanziamento. "Ora l'aspetto più difficile è la creatività,
ovvero saper sfruttare le risorse del Piano nazionale di ripresa
e resilienza", ha concluso.
ACON/RCM