PETEANO. PRES CR: 50 ANNI DOPO CERCARE VERITÀ, NO VOCE A CARNEFICI
(ACON) Mossa (Go), 31 mag - Fa male vedere che i carnefici
possono avere ancora voce. E fa ancora più male sapere che dietro
quei carnefici c'erano uomini dello Stato, alcuni dei quali
indossavano la stessa divisa.
Lo ha detto oggi a Mossa la Presidenza del Consiglio regionale,
durante la cerimonia che ha voluto ricordare il brigadiere dei
carabinieri Antonio Ferraro, vittima assieme ai colleghi Donato
Poveromo e Franco Dongiovanni della strage neofascista del 31
maggio 1972.
Tanto alto è il loro sacrificio e il loro valore - ha osservato
ancora la Presidenza, che ha partecipato alla cerimonia assieme
al sindaco di Mossa Emanuela Russian, al Prefetto di Gorizia
Raffaele Ricciardi e alla vedova di Ferraro - quanto è profondo
il disonore e la vergogna per gli uomini delle istituzioni che
sminuirono il valore di quel sacrificio. La Presidenza ha detto
ancora che il problema non è tanto il rischio di perdere la vita
- che chi indossa una divisa mette sempre in conto - ma il vedere
confuso e offuscato nella nebbia il senso di quella morte, come è
avvenuto per troppi anni.
Il riferimento è ai numerosi depistaggi che caratterizzarono
l'inchiesta sulla strage avvenuta in provincia di Gorizia
cinquant'anni fa, fino ad arrivare all'attribuzione delle
responsabilità al gruppo eversivo di estrema destra Ordine Nuovo:
sotto inchiesta finirono anche esponenti delle Forze armate e
delle forze dell'ordine, ed è stato - secondo la Presidenza - uno
dei momenti più bui per la nostra democrazia.
Antonio Ferraro, sepolto nel cimitero di Mossa, e le altre
vittime di Peteano sono stati accostati dalla massima carica
dell'Assemblea legislativa a quegli ultimi di cui parlava Pier
Paolo Pasolini, quando nella sua invettiva contro il terrorismo
il grande intellettuale disse che erano loro, i carabinieri e gli
uomini in divisa, i veri figli del popolo, e non i giovani
terroristi figli della borghesia.
A cinquant'anni dalla strage bisogna dunque coltivare la memoria
e rendere onore a queste vittime troppo spesso dimenticate,
mentre invece i carnefici vanno in televisione e hanno la
possibilità di parlare e di scrivere libri. Le istituzioni - ha
concluso la Presidenza - hanno il dovere di fare i conti col
passato, assumendosi le responsabilità e trovando fino in fondo
la verità, per arrivare a una giustizia piena.
ACON/FA