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MARCINELLE. PRESIDENZA CR: MINATORI COME SOLDATI CONTRO LA FAME

08.08.2022
15:20
(ACON) Trieste, 8 ago - È stata una tragedia immane, ma dal disastro di Marcinelle, avvenuto esattamente 66 anni fa, è nata un'Europa più attenta alle tematiche della sicurezza sul lavoro, del valore della vita umana, della solidarietà e aiuto reciproco tra Stati membri.

Ad andare con il cuore prima che con la memoria alle 262 vittime, 136 le italiane, dell'incendio avvenuto l'8 agosto 1956 nella miniera di carbone Bois du Cazier di Marcinelle, in Belgio, oggi patrimonio dell'Unesco, è il presidente del Consiglio regionale del Friuli Venezia Giulia, rappresentante di una terra di emigranti per antonomasia.

La vita dei minatori allora valeva meno del carbone che estraevano, sottolinea il vertice dell'Assemblea legislativa. Erano uomini reclutati a combattere una guerra tanto silente quanto spietata, quella del lavoro senza regole contro la fame, per il diritto di dare prima ancora che un futuro ai propri figli, un pezzo di pane da mettere in tavola alle proprie famiglie.

Se del buono è nato dalle ceneri della miniera, per il presidente si trova non certo negli accordi tra Italia e Belgio del '46, quando il nostro Governo si espose con l'invio di almeno 2.000 lavoratori a settimana nelle miniere belghe con garanzie di un trattamento umano solo sulla carta, ma in quel desiderio - divenuto esigenza - di promozione dei diritti dei lavoratori che da lì è scaturito e che segna le fondamenta dell'Unione europea odierna.

Pensare a quei 136 italiani è come pensare a uomini di cui andare fieri come nazione, sostiene ancora la presidenza consiliare. Giusto, dunque, aver voluto già nel 2001 che la ricorrenza di Marcinelle coincida con la "Giornata nazionale del sacrificio del lavoro italiano nel mondo", un sacrificio che, affinché non sia stato vano, deve continuare ad essere mantenuto vivo come stimolo di coscienza, civile, politica e istituzionale. ACON/RED



La presidenza durante una seduta d'Aula