CHIESA. ZANIN: DALL'ENCICLICA "FRATELLI TUTTI" UN SEGNO DI SPERANZA
(ACON) Trieste, 30 set - Siamo un mondo senza il senso della
storia. Il bene comune sembra il meno comune dei beni. In questo
mondo sovraffollato, siamo soli. L'inclusione viene barattata con
l'immergersi nel consumo, diventa frutto del consumismo
esasperato.
Sono solo alcuni degli elementi di riflessione espressi dal
direttore de La civiltà cattolica, il gesuita Antonio Spadaro, in
occasione del suo intervento sul valore politico dell'enciclica
"Fratelli tutti" di Papa Francesco svoltosi presso la sala
Tessitori del Consiglio regionale, a Trieste, all'interno degli
incontri organizzati dal 23 settembre all'8 ottobre dalla
Libreria editrice vaticana e da Sandro Sandrin, presidente
dell'associazione Euro 92 Eventi, per le giornate dedicate
all'editoria religiosa e intitolate "ascoltare - leggere -
crescere", giunte alla sedicesima edizione.
Fratellanza, quindi, è stata la parola dominante degli
approfondimenti di padre Spadaro, che ha ricordato come si tratti
di un potente vocabolo evangelico che Bergoglio ha utilizzato sin
dalla sua nomina a pontefice, il 13 marzo 2013, quando per la
prima volta chiese al mondo di pregare per lui proprio in segno
di una relazione attiva tra il Papa e gli altri.
A portare il saluto del Consiglio regionale, il presidente Piero
Mauro Zanin, presente anche il vicepresidente Francesco Russo.
Due gli aspetti principali, per Zanin, in merito all'enciclica.
Il primo è l'aver messo al centro la fratellanza quale sentirsi
parte attiva e non solo tra esseri umani, ma anche con la natura,
con il creato nella sua interezza; il secondo è l'essersi
ispirato alla figura di san Francesco.
"La fratellanza - ha così spiegato il presidente - è un approccio
che negli ultimi anni si è affievolito per lasciare il passo,
sino a prima della pandemia da Covid, all'individualismo, dove
non c'era più il noi ma l'io, ci sentivamo tutti capaci di essere
sufficienti a noi stessi. Le relazioni con gli altri non ci sono
mancate finché non ci hanno tolto la libertà di incontrarci; come
abbiamo dovuto chiuderci in casa, ecco che abbiamo capito
l'importanza di non lasciare gli altri fuori dalla nostra vita".
Quanto a san Francesco, Zanin ha evidenziato "il suo aspetto di
guerriero e il suo prendere parte alla quinta crociata, quando
incontrò il sultano Malik al-Kamil armato solo del suo saio e
della sua fede. Un'azione - ha riflettuto andando con la mente
alla guerra in Ucraina - che dovrebbe ispirarci anche oggi,
quando invece non parliamo più di pace, ma solo di armi. Nessuno
chiede il cessate il fuoco".
"Certo c'è un aggressore, Putin - ha aggiunto -, ma nessuno si
pone nella giusta maniera il problema che lo scontro viene
alimentato, oltretutto attraverso la morte di civili. Eppure un
vero cristiano si dovrebbe interrogare sulla morte di un uomo, su
quanto vale la sua vita rispetto ad interessi economici e
politici. Allora ecco che anche su questo l'enciclica 'Fratelli
tutti' ci può dare un'indicazione, al di là del risultato che può
ottenere ma come segno di speranza".
Continuando nell'esporre elementi chiave del messaggio papale,
padre Spadaro ha citato anche il ruolo e il rispetto della donna,
la migrazione quale fattore determinante per il futuro del mondo,
la comunicazione social che influenza quella politica e diventa
spettacolo, il diritto alla proprietà privata che non è primario
ma secondario, i limiti delle relazioni umane virtuali, il
principio della cittadinanza dove nessuno è ospite e nessuno è
padrone di casa.
Infine "la differenza tra fraternità e una parola con cui oggi
l'abbiamo sostituita, qual è la solidarietà. Per Papa Francesco -
ha detto il teologo - si tratta di un termine pur bello ma più
debole: la solidarietà permette ai diseguali di diventare uguali,
la fraternità consente agli eguali di essere persone diverse,
ovvero essere se stessi".
ACON/RCM-fa