MIGRANTI. VI COM, ILLUSTRATA PDLN LEGA: RICONGIUNGIMENTI, NUOVE REGOLE
+++Parere contrario a pdln Honsell su certificato nascita anche
senza permesso soggiorno+++
(ACON) Trieste, 6 ott - Modificare le norme nazionali
sull'immigrazione introducendo regole più stringenti sui
ricongiungimenti familiari. Che diventerebbero possibili solo in
presenza di un reddito più alto di quello previsto oggi (8.700
euro lordi all'anno per portare in Italia una persona, 11.900 per
due persone), di un contratto di due anni per i lavoratori
dipendenti, di una permanenza minima di 48 mesi sul territorio
nazionale, dell'obbligo di registrazione del matrimonio contratto
in patria e di un certificato di idoneità dell'alloggio in cui si
va ad abitare.
È questo il contenuto della proposta di legge nazionale (pdln)
illustrata oggi dal primo firmatario Antonio Calligaris (Lega) ai
consiglieri della VI Commissione, radunati in aula dal presidente
Giuseppe Sibau (Progetto Fvg/Ar). Una seduta che si è conclusa
con il parere contrario a maggioranza (Centrodestra per il no,
tutte le Opposizioni invece a favore) a un'altra pdln sul tema
dell'immigrazione, proposta da Furio Honsell (Open Sinistra Fvg)
e diretta a includere la denuncia di nascita e l'emanazione del
relativo certificato tra gli atti consentiti dalla legge anche in
assenza di permesso di soggiorno dei genitori.
Calligaris ha motivato la sua proposta con la necessità "di
aderire nella sostanza alla direttiva europea 2.386, la quale
prevede che gli Stati possano chiedere al soggiornante se è in
grado di mantenere se stesso e i suoi familiari senza ricorrere
al sistema di assistenza sociale del Paese ospitante. Le cifre
oggi richieste per i ricongiungimenti sono così basse che
inevitabilmente i familiari, una volta in Italia, devono
rivolgersi ai servizi comunali". "Si tratta - ha detto ancora il
consigliere leghista, facendo riferimento nello specifico alla
situazione di Monfalcone, dove la percentuale di stranieri è di
circa il 30 per cento - di una bomba sociale che ci siamo
costruiti da soli, e che dobbiamo disinnescare al più presto".
Analoghi concetti sono stati espressi, durante lo spazio delle
audizioni, dal sindaco di Monfalcone, Anna Maria Cisint. "Il
welfare del mio Comune - ha detto, collegata in videoconferenza -
è destinato in modo quasi totale a supportare servizi per persone
extracomunitarie: il 77,7 per cento dei contributi scolastici nel
2021, il 100 per cento nel 2019 e nel 2020, il 55 per cento del
budget per gli alloggi nel 2019, il 49 per cento nel 2020 e il 41
per cento nel 2021. Oggi in città ci sono circa 9mila stranieri,
in grande prevalenza provenienti dal Bangladesh, e abbiamo
verificato che ciascun lavoratore porta in Italia mediamente 5-6
persone. È impossibile - ha aggiunto Cisint - assicurare una vita
dignitosa a tante persone con meno di 1.000 euro lordi al mese.
Tanto è vero ci sono alloggi occupati anche da 15 persone,
l'abbiamo scoperto grazie a un'analisi dettagliata delle
situazioni di sovraffollamento".
Decisamente contrario alla proposta di legge invece Gianfranco
Schiavone, del Consorzio italiano di solidarietà-Ufficio
rifugiati onlus. "Il diritto al ricongiungimento verrebbe
stravolto dalle modifiche che sono state proposte. E la direttiva
europea prevede che gli Stati debbano tenere conto delle loro
soglie minime per retribuzioni e pensioni: il reddito annuo pari
all'assegno sociale è un parametro ufficiale, e non si può
decidere che è troppo basso in questa situazione e in altre no,
in quanto si creerebbero disparità di trattamento. Stesso
discorso per la richiesta di contratti lunghi e stabili: il
contratto a tempo determinato in base alle nostre norme non è un
rapporto di lavoro precario". In sostanza, Schiavone ritiene che
si tratti di una pdln "palesemente illegittima".
Dorino Favot, presidente dell'Anci, considera invece
"apprezzabile lo sforzo di allineamento della norma ai princìpi
europei". E auspica che questo "consenta di agevolare il grande
lavoro degli uffici comunali che si occupano di queste materie".
Per l'Anusca (Associazione nazionale ufficiali di stato civile e
anagrafe, rappresentata da Davide Civic) è importante che la
nuova norma "porti chiarezza, in modo da sapere con esattezza a
che condizioni il soggiorno è regolare".
Anche se eravamo solo in sede di illustrazione e non ancora di
esame della proposta di legge, diversi consiglieri hanno chiesto
chiarimenti, arricchendo il dibattito con nuovi argomenti. Andrea
Ussai (M5S) ha ipotizzato di adottare, come altri Stati, il
requisito della conoscenza minima della lingua per gli immigrati
che arrivano in Italia (proposta apprezzata da Calligaris), ma ha
anche messo in guardia dal pericolo di "violare la direttiva
europea", chiedendo di tener conto delle sentenze della Corte
europea di giustizia.
Il collega di gruppo Mauro Capozzella ha invece chiesto al
sindaco di Monfalcone "quale sia il Pil attribuibile agli
immigrati" che vivono e lavorano nella città dei cantieri. "La
città ha i redditi più bassi di tutta la regione", gli ha
risposto Cisint, "e per ogni lavoratore ci sono altre 5-6 persone
senza reddito in casa. Senza contare che ci ritroviamo a scuola
classi di 23-24 bambini non italofoni, e rischiamo di creare dei
ghetti". "Ne concludo che lei considera i 9mila stranieri che
vivono a Monfalcone totalmente parassitari", ha controreplicato
il pentastellato Capozzella.
"La realtà di Monfalcone è particolare - ha osservato Chiara Da
Giau del Pd - ma non possiamo proporre una pdln nazionale solo
per questa ragione. Forse è possibile individuare correttivi
efficaci a livello regionale e locale". "Questa proposta di legge
- le ha fatto eco Honsell - non sembra appropriata a risolvere il
problema, perché varrebbe per situazioni future e non per quelle
di oggi".
L'assessore Pierpaolo Roberti - titolare della delega
all'Immigrazione - ha motivato il sì della Giunta alla pdln
preannunciando alcuni emendamenti: "Ritengo giusto - ha premesso
- garantire il ricongiungimento, perché se uno straniero lavora
qui da noi vuol dire che si sta integrando, e il fatto di poter
portare in Italia i familiari agevola quel processo. Ma ci si
integra davvero solo se si è capaci di mantenere la famiglia, e
con le cifre previste oggi dalla legge questo non è possibil.
L'Istat - ha riferito ancora Roberti - ha stabilito che una
famiglia di due persone vive sotto la soglia di povertà se ha un
reddito annuo netto di 13.200 euro, ed è dunque paradossale che
un immigrato possa ricongiungere una persona guadagnandone 8.mila
lordi all'anno". "Stiamo dunque solo cercando di correggere quel
che non funziona, cercando di ragionare su fatti concreti e non
in termini ideologici", ha concluso l'esponente dell'Esecutivo.
Una frase che gli è stata poi rinfacciata da Massimo Moretuzzo,
capogruppo del Patto per l'Autonomia, dopo che Calligaris aveva
anticipato il voto contrario della Lega alla già citata pdln di
Honsell, "per noi sbagliata a livello concettuale: i migranti
privi di permesso di soggiorno non devono stare in Italia se non
ne hanno diritto". "È come dire che le colpe dei padri devono
ricadere sui figli - ha protestato Moretuzzo - perché così si
nega a un bambino il diritto di registrare la nascita. Meno male
che l'assessore aveva invitato a uscire dai ragionamenti
ideologici
".
"Profonda delusione" ha espresso invece Honsell per il voto
contrario alla sua proposta, che autorizza denuncia di nascita e
certificato anche ai figli di chi non ha il permesso di
soggiorno, una modifica alla norma considerata "un atto di
civiltà nel rispetto dei diritti dei bambini". Il consigliere di
Open ha annunciato di voler comunque portare in Aula la sua pdln.
ACON/FA-db