QUESTION TIME. SALUTE: MEDICI STRANIERI, LISTE ATTESA, PRIVATO, MMG
(ACON) Trieste, 21 giu - Cinque question time discussi oggi in
Consiglio regionale riguardavano i temi della Salute.
Furio Honsell (Open Sinistra Fvg) ha chiesto ragione
all'assessore Riccardo Riccardi dei problemi che si sarebbero
verificati nel Pordenonese a causa dell'insufficiente conoscenza
della lingua italiana da parte di operatori sanitari del settore
della diagnostica, un gap linguistico che avrebbe causato
problemi di comprensione dei referti da parte degli utenti. "I
medici ai quali si fa riferimento - ha spiegato Riccardi - hanno
la doppia cittadinanza argentina e italiana, e hanno già prodotto
4000 referti: l'impiego di medici dall'estero cerca di dare
risposte al problema della carenza di professionisti, e anche in
futuro seguiremo questa strada. I problemi linguistici si stanno
risolvendo". Risposta ritenuta insoddisfacente da Honsell: "I
referti non vanno tradotti in modo automatico: se ci sono stati
errori di questo genere, è tragico".
Il problema delle liste di attesa era al centro
dell'interrogazione urgente presentata da Simona Liguori (Patto
per l'autonomia-Civica Fvg), che ha chiesto alla Giunta di dare
piena attuazione alla legge del 2009 che garantisce al cittadino
prestazioni pagate dal Servizio sanitario regionale anche in
strutture accreditate e convenzionate, nel caso si tratti di
servizi particolarmente rilevanti che non siano stati erogati
entro 120 giorni. Nella sua articolata risposta, l'assessore alla
Salute ha fornito informazioni sulle modalità con le quali le tre
aziende sanitarie (Asfo, Asufc e Asugi) ma anche Cro di Aviano e
Burlo Garofolo di Trieste gestiscono le procedure relative al
rispetto dei tempi di attesa e all'accesso al privato accreditato.
"L'utente a volte si trova costretto ad andare dal privato - ha
controreplicato Liguori - e da Asufc riceviamo segnalazioni di
utenti che non conoscono la possibilità di farsi rimborsare le
prestazioni effettuate presso operatori privati preventivamente
autorizzate dalle strutture pubbliche: questo va spiegato alla
gente, perché oggi ci sono molte persone malate di tumore
costrette ad autogestirsi".
Manuela Celotti (Pd) ha invece interrogato l'Esecutivo sulla
situazione del Policlinico Città di Udine, privato accreditato
"che non può considerarsi identico all'offerta pubblica", in
merito alla dotazione dei posti letto di medicina interna dal
2020 al 2023, alla casistica dei pazienti trattati e
specificatamente alle patologie prevalenti e al loro grado di
complessità, comparando questi numeri con i ricoveri delle
analoghe strutture dell'Asufc, azienda pubblica. "Si parla - ha
ricordato l'esponente dem - di una media di 650 ricoveri all'anno
nella struttura privata".
"L'accordo con il Città di Udine - ha risposto Riccardi - prevede
il ricovero di pazienti in situazione stabile all'invio, in
quanto il Policlinico non ha aree capaci di gestire l'emergenza.
Questo accordo ha garantito buoni volumi, con degenze medie
contenute", ha aggiunto l'assessore, prima di elencare i dati
specifici mettendo a confronto il Città di Udine con le strutture
pubbliche: nel 2020 sono stati 647 i ricoveri al Policlinico
privato contro i 2130 e 2478 dei reparti di medicina del Santa
Maria della Misericordia di Udine, i 712 della Clinica medica, i
318 di Cividale, i quasi 4000 ricoveri tra San Daniele e Tolmezzo
e i 4500 di Palmanova-Latisana. "Nel primo trimestre 2023 - ha
detto ancora Riccardi - si confermano queste proporzioni". "Si
tratta di percentuali significative - ha controreplicato Celotti
- e io credo che parte di quei fondi potrebbero essere usati per
incrementare gli stipendi del personale che opera nel pubblico.
Il tema è capire cosa faccia davvero la sanità privata
convenzionata, perché oggi questa è una nebulosa".
Il consigliere dem Massimo Mentil ha messo invece a fuoco il
problema della carenza di medici di medicina generale (Mmg) in
montagna, per chiedere alla Giunta quali azioni intenda
intraprendere al fine di garantire l'erogazione di questo
servizio primario in tutto il territorio regionale, dopo aver
osservato che anche la soluzione del medico di vallata non ha
prodotto i risultati sperati, "lasciando scoperte molte terre
alte e anche la stessa area di Tolmezzo". "La preoccupazione di
Mentil è di tutti, ma purtroppo non si fabbricano i medici". ha
risposto Riccardi, prima di spiegare come "la Giunta sia sempre
stata attenta alle zone montane, anche prevedendo compensi
accessori maggiorati del 15 per cento grazie a un accordo
integrativo regionale, che possono portare lo stipendio dei
medici a superare i 7000 euro. La Regione - ha aggiunto
l'assessore - ha attivato tutti i rimedi possibili, aumentando
anche il numero delle borse di studio per il percorso formativo.
Va ricordato però che i medici di medicina generale sono liberi
professionisti e che è impossibile conoscere con ampio anticipo
le zone destinate a rimanere scoperte". Insoddisfatto Mentil: "Ho
faticato a capire che linee si intendano intraprendere", ha
commentato il consigliere dem.
Serena Pellegrino (Alleanza Verdi Sinistra) ha invece posto il
problema del payback, ovvero della restituzione dei soldi
incassati dalle aziende che producono dispositivi medici, dopo
che Confcommercio e Confindustria hanno definito quell'obbligo di
partecipazione alla spesa pubblica "illegittimo, incostituzionale
e pregiudizievole". La preoccupazione è legata al diritto al
lavoro dei dipendenti delle aziende danneggiate. "Stiamo parlando
- ha spiegato in aula la consigliera - di molte imprese che
producono dispositivi biomedicali e che saranno messe in
ginocchio a causa di una norma folle tenuta nel cassetto per 7
anni
Il payback significa che i fornitori dovranno restituire
parte dell'incasso, una somma che va dal 30 al 100 per cento del
loro fatturato medio annuo".
"Riconosco che la vicenda è seria e preoccupante - ha risposto
Riccardi -, frutto di una norma di 7 anni fa che ci vede
contrari. C'è stata una ulteriore proroga al pagamento ma il
meccanismo in generale non è sostenibile, siamo anche noi
preoccupati per le sorti di queste aziende e nella commissione
Salute delle Regioni siamo tuti d'accordo nel cercare una
soluzione al problema". "Le Regioni - ha controreplicato
Pellegrino - potrebbero far slittare il termine anche di un anno,
come ha deciso la Provincia di Trento. Invece questa norma è uno
strumento dato in mano agli amministratori pubblici per
stroncare il servizio pubblico a favore delle multinazionali. E
anche voi rimanete proni a questa legge, anche se dite che
l'avete ereditata".
Massimiliano Pozzo (Pd) ha infine interrogato la Giunta sul
fenomeno del caporalato, chiedendo "quali azioni di contrasto
intenda porre in essere l'Esecutivo pe rafforzare prevenzione e
contrasto, a partire dalla gestione dell'intermediazione tra
domanda e offerta in capo ai Cpi e dall'analisi dell'andamento
del mercato del mondo agricolo, in particolare relativamente ai
contratti stagionali". Pozzo ha anche citato la relazione annuale
dell'Osservatorio antimafia che si propone un focus sul
caporalato, invitando la Regione a intervenire con una proposta
di legge per contrastare il fenomeno.
"Nel dicembre 2021 - gli ha ricordato l'assessore Pierpaolo
Roberti - abbiamo sottoscritto assieme ad altri 29 enti pubblici
e privati un progetto finanziato con 20 milioni per il contrasto
allo sfruttamento lavorativo, tramite interventi di protezione
sociale e la promozione di lavoro dignitoso e legalità". Mentil,
nella replica, ha confermato la disponibilità a "dare il nostro
contributo anche su una proposta legislativa", sollecitando "un
tavolo di confronto permanente con sindacati e categorie
economiche, con l'obiettivo di un attento monitoraggio".
ACON/FA