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LAVORO. BORDIN A RONCHIS: MARCINELLE INSEGNI A METTERE UOMO AL CENTRO

06.08.2023
16:28
(ACON) Ronchis (Ud), 6 ago - Centinaia di italiani al lavoro sotto terra, in una miniera del Belgio. A più di mille chilometri da casa, per guadagnarsi da vivere e dare un futuro alle loro famiglie, in anni difficili ma anche pieni di speranza dopo la fine della guerra. La mattina dell'8 agosto 1956 però qualcosa va storto nelle operazioni di caricamento dei carrelli di carbone: un terribile incendio uccide 262 operai, le vittime italiane sono 136. E il nome di Marcinelle, la cittadina che ospitava la miniera di Bois du Cazier, entra per sempre nel triste elenco delle tragedie del Novecento.

Quel disastro di 67 anni fa ha seminato lutti dappertutto, anche in Friuli Venezia Giulia. E la nostra regione, grazie all'iniziativa del consolato udinese della Federazione Maestri del lavoro guidato da Roberto Kodermatz, non dimentica di ricordare ogni anno le sette vittime friulane, con cerimonie itineranti che rendono omaggio in modo particolare, di volta in volta, a uno dei caduti, in concomitanza con la Giornata degli emigranti morti sul lavoro che si celebra l'8 Agosto.

Quest'anno è toccato a Ronchis ospitare la cerimonia in memoria del concittadino Ruggero Castellani, alla presenza dei figli Aldo e Ivana, del sindaco Manfredi Michelutto - nipote di un minatore che lavorò anche a Marcinelle - dei primi cittadini degli altri comuni interessati dalla tragedia e di numerose autorità militari. All'intensa mattinata ha voluto partecipare anche Mauro Bordin, presidente del Consiglio regionale.

"Con il passare del tempo - ha detto la più alta carica dell'assemblea legislativa regionale nella sala consiliare del municipio, dopo la messa in memoria delle vittime nella parrocchiale di Sant'Andrea, l'omaggio alla tomba di Castellani e al monumento dedicato ai caduti sul lavoro - c'è il rischio di perdere la memoria di quel che successe, mentre invece è un nostro dovere ricordare Marcinelle. Lo dobbiamo innanzitutto ai caduti e alle loro famiglie, con un sentimento di affetto e di rispetto. Castellani lasciò orfani tre figli che avevano allora tra gli 11 e i 17 anni, e due di loro oggi sono qui con noi: possiamo immaginare le difficoltà che dovettero affrontare nella loro crescita, portando questo lutto nel cuore".

La seconda ragione fondante di cerimonie di questo tipo, ha aggiunto Bordin, "è il ricordo dell'emigrazione italiana, capace di dare un forte aiuto al Paese ma anche di mostrare al mondo la qualità, la forza morale e l'impegno dei nostri lavoratori. Quando andiamo all'estero ci inorgoglisce scoprire che gli italiani vengono visti come un modello perché sono stati capaci di creare economia e progresso, e i friulani in questo senso rappresentano un'eccellenza nell'eccellenza".

C'è poi l'aspetto della sicurezza sul lavoro, "degli incidenti, delle morti che sono ancora troppe - ha sottolineato ancora il presidente del Consiglio regionale -: un problema sul quale le istituzioni sono chiamate a impegnarsi ulteriormente, in un gioco di squadra che deve coinvolgere anche gli imprenditori privati e gli stessi lavoratori. Una maggiore sicurezza passa infatti dalla sinergia tra chi detta le regole, chi è chiamato ad applicarle nella propria attività e chi deve metterle in pratica".

"Detto questo - ha aggiunto Bordin - bisogna riconoscere che tanto è stato fatto e che i nostri ambienti di lavoro hanno compiuto passi da gigante rispetto alle condizioni degli anni Cinquanta e dei decenni successivi. Questo è avvenuto perché la nostra società ha scelto di mettere al centro la persona, facendole ruotare attorno gli altri valori come lo sviluppo, il progresso, la crescita economica. E bisogna continuare a dire con forza - ha scandito il presidente - che niente, nessun principio, nessun ideale, nessuna battaglia può giustificare il sacrificio anche di una sola vita umana". Bordin ha infine garantito al console generale per il Fvg della Federazione Maestri del lavoro, Andrea Peressutti, l'impegno suo e del Consiglio regionale per arrivare al riconoscimento di altri italiani morti in miniera, quelli che persero la vita ad Arsia nel 1940, fornendo supporto all'associazione nella richiesta inoltrata al Ministero degli esteri e alla Croazia, il Paese nel quale si trova oggi la località istriana.

Tra l'altro le due tragedie sono legate a doppio filo: fu proprio la perdita di Arsia - passata alla Jugoslavia alla fine della seconda guerra mondiale - a privare l'Italia della maggior parte del carbone necessario alle sue industrie, tanto da indurre il nostro Paese a stringere un accordo con il Belgio che prevedeva l'invio di manodopera italiana in cambio di una certa quantità di carbone gratis, o a prezzi molto ridotti: tra i 200 e i 250 chili di combustibile per ogni minatore, come è stato ricordato oggi.

Tra i tanti che partirono c'era anche Ruggero Castellani, che all'epoca del disastro aveva 41 anni, si trovava in Belgio da 3 anni e solo da otto mesi era stato raggiunto dalla moglie e dai tre figli. Le altre vittime friulane di Marcinelle furono Mauro Buiatti di Udine, Pietro Basso di Fiume Veneto, Lorenzo De Santis di Flaibano, Ferruccio Pegorer di Azzano Decimo, Piccolo Ciro Natale di Povoletto e Armando Zanelli di San Giorgio di Nogaro. ACON/FA



Il presidente del Cr Fvg, Mauro Bordin, rende omaggio al monumento ai caduti sul lavoro
Il discorso del presidente Bordin nella sala consiliare: alla sua destra il sindaco di Ronchis, Manfredi Michelutto
La foto di gruppo al termine della messa in memoria delle vittime di Marcinelle
Un momento della cerimonia nel cimitero di Ronchis
Il presidente Bordin in corteo, all'uscita dalla chiesa di Ronchis
Il manifesto che ricorda il sacrificio del minatore Ruggero Castellani
L'omaggio di Bordin alla tomba del minatore: accanto al presidente, i figli di Ruggero Castellani
Un altro momento della cerimonia davanti al monumento ai caduti sul lavoro