FINE VITA. III COM: AUDIZIONI AL VIA. MINORANZA: INTERVENTI FUORI TEMA
(ACON) Trieste, 14 nov - Una proposta di legge che parte da un
presupposto erroneo: un diritto, quello al suicidio assistito,
che la Corte costituzionale con la sua sentenza non ha però
sancito. Un'istanza che, nei suoi contenuti, spinge a dare valore
all'essere umano e alla sua vita soltanto a certe condizioni. Una
normativa che tocca una materia disciplinabile unicamente con un
provvedimento nazionale.
Sono alcune delle considerazioni riportate dagli auditi - e
ritenute per la maggior parte fuori tema dai consiglieri delle
Opposizioni, che speravano in un approccio più concreto - nel
corso della seduta della III Commissione consiliare presieduta da
Carlo Bolzonello (Fp).
Avvocati, bioeticisti, medici erano stati chiamati a intervenire
in merito alla mozione sul fine vita (primo firmatario Enrico
Bullian del Patto per l'Autonomia-Civica Fvg) e della proposta di
legge regionale di iniziativa popolare inerente procedure e tempi
per l'assistenza sanitaria regionale al suicidio medicalmente
assistito.
Ad aprire le audizioni l'avvocato Alberto Gambino, ordinario
dell'Università degli studi Europea di Roma e presidente
dell'Associazione Scienza&Vita, che ha ribadito come la Corte
Costituzionale, nella sua sentenza, abbia individuato 'un
bilanciamento tra interessi, ma non ha accordato un diritto a
suicidio assistito'. Il nodo centrale è: la normativa sul
suicidio medico assistito può essere adottata dal legislatore
regionale? 'Gli atti di disposizione del proprio corpo - ha
specificato - sono parte dei diritti personalissimi e questi da
sempre hanno richiesto disciplina di carattere nazionale. La
materia, quindi, non potrebbe che trovare disciplina in un
provvedimento nazionale'.
Concorde l'avvocato Domenico Menorello, coordinatore dell'Agenda
pubblica Ditelo sui tetti, pronto a evidenziare che 'il valore
della vita è il primo di tutti i valori, ma negli ultimi anni
questo è stato legato fortemente alla capacità di
autodeterminazione. Quando si dice che la vita, quando non è più
autonoma, può essere accompagnata alla fine in modo non naturale,
al più debole si dice che la sua vita non merita tutela'. Sulle
cure palliative, l'avvocato ha detto che dove sono presenti 'la
domanda di morte scende o scompare, perché queste sono la
risposta al dolore'.
Di cure palliative ha parlato anche Lucia De Zen, responsabile
del Centro di riferimento regionale del Fvg per terapia del
dolore e cure palliative pediatriche: 'Hanno grande valore e
rappresentano un diritto del cittadino che, anche in Friuli
Venezia Giulia, deve essere garantito a tutte le persone
eleggibili. Tuttavia, hanno anche dei limiti'. Entrando nel
merito della proposta di legge, la dottoressa ha poi suggerito
alcuni miglioramenti rispetto ai tempi di risposta, al percorso
di valutazione richieste (che deve essere uniforme), alla
composizione della Commissione e al ruolo del nucleo etico.
Il forum associazioni familiari Fvg, rappresentato da Giancarlo
Biasoni e Margherita Canale, ha riaffermato l'interpretazione
errata da parte dell'associazione Coscioni della sentenza delle
Consulta ('che non ha eliminato il reato'), e parlato di una pdl
regionale 'strumentale, non animata da intento di assistenza o
cura.
Ha riportato critiche puntuali al testo della normativa il dottor
Paolo Pesce, bioeticista. 'Si parte da un presupposto erroneo,
secondo il quale esiste il diritto al suicidio assistito. La
Corte ha però stabilito - ha osservato - la non punibilità a
certe condizioni. Non si può, poi, fare una legge senza
specificare i trattamenti di sostegno vitale. La questione delle
tempistiche? Garantire tempi certi per morire è impossibile,
visto che il sistema sanitario non è in grado di gestire i tempi
per guarire i pazienti'. Infine, il medico ha richiamato il tema
della visione antropologica 'funzionalista, secondo cui l'essere
umano ha valore solo a certe condizioni: una visione che porta
disvalore personale e interpersonale'.
Stefano Martinolli, bioeticista, ha riportato come il problema
riguardi il rapporto medico-paziente, 'che necessita, nel
percorso di condivisione, di un bilanciamento, dato che il medico
non è unico decisore della salute né un mero esecutore'. Nella
pdl, ha provocato, 'si parla di obbligo di prestazione da parte
dell'Azienda sanitaria: ma se si lascia libertà al paziente,
perché non lasciare libertà all'operatore sanitario?'.
Una valutazione clinica è stata fatta da Paola Ponton,
responsabile unità di coordinamento per l'etica nella pratica
clinica di Asufc, che ha messo l'accento sull'importanza di dare
ascolto profondo al richiedente e espresso la necessità di
definire la procedura dell'iter con la trattazione di questioni
riguardanti i medicinali da utilizzare e i luoghi dove realizzare
il suicidio assistito.
Critici rispetto alla proposta di legge anche i referenti di
Federvita Fvg, Salvatore Tumulo ('Quando si parla di un Sistema
sanitario pubblico che deve provvedere all'approvvigionamento di
un farmaco letale e di setting assistenziale durante la
procedura, ci troviamo davanti all'inversione del sistema
sanitario pubblico') e l'avvocato Francesca Todone ('C'è una
discrasia tra la sentenza della Corte e la proposta di legge
regionale').
Infine, Maurizio Pessato (Consulta regionale delle associazioni
delle persone con disabilità e delle loro famiglie) ha definito
essenziali i criteri stabiliti dalla Corte costituzionale: 'Tutti
devono avere come riferimento la garanzia della dignità in ogni
situazione e dell'autodeterminazione'.
Il dibattito si è acceso con il consigliere Bullian, che non ha
nascosto la sua delusione e l'indignazione per alcune delle
dichiarazioni riportate, a cui ha risposto punto per punto. 'Ho
notato un dialogo tra sordi, dove si è rimasti nelle posizioni di
partenza, senza passi in avanti: qui nessuno vuole ridefinire i
Lea. Dentro il perimetro che prevede la sentenza Corte, crediamo
ci siano le condizioni affinché il Cr possa intervenire per avere
procedure e tempi certi'. La bocciatura della mozione e della
proposta di legge, secondo Bullian, lascerebbero le persone che
hanno i requisiti previsti dalla sentenza all'interno di un
processo che non sarebbe governabile, con Aziende sanitarie che
agirebbero in modo autonomo.
'Oggi - ha insistito Roberto Cosolini (Pd) - siamo andati fuori
tema: la norma vuole garantire un percorso certo e strutturato
rispetto alla sentenza, non introduce l'eutanasia. Ho trovato
alcune affermazioni apocalittiche'. Dello stesso avviso la
pentastellata Rosaria Capozzi ('La legge non tutela la morte,
tutela il diritto all'autodeterminazione,a decidere della propria
vita e del proprio corpo') e Furio Honsell (Open): 'Oggi non si
doveva riflettere su temi cosi ampi e vasti, ma ci si doveva
interrogare sul percorso del suicidio medicalmente assistito. Di
reali contributi a migliorare strumento, però, ne abbiamo avuti
pochi'.
Serena Pellegrino (Avs) ha parlato di un 'concerto all'unisono'
da parte di chi si difendeva come 'se la proposta di legge
ledesse il percorso di ogni individuo. Non approvare una legge di
questo tipo, che può essere sicuramente migliorata, lede la
volontà di una parte di popolazione'. Intervenire con una legge è
giusto, secondo Manuela Celotti (Pd), per garantire condizioni di
lavoro appropriate ai dipendenti del Sistema sanitario, visto che
'in mancanza di procedure chiare si apre un mondo di
responsabilità. Oggi mi sarebbe piaciuto entrare nel merito della
normativa'.
Maddalena Spagnolo (Lega) ha criticato l'atteggiamento della
minoranza ('Ascoltare questi interventi è un privilegio, non
diamo giudizi su quanto sentito'), mentre Carlo Grilli (Fp) ha
messo in chiaro come 'favorire le cure palliative e la cultura
della vita, considerare qualsiasi persona e il suo valore in ogni
momento della vita, sono elementi che ci devono
contraddistinguere'.
Due i punti sostanziali del discorso del capogruppo di FdI,
Claudio Giacomelli: 'Il suicidio assistito è nell'ordinamento, ma
dobbiamo chiederci: abbiamo competenza? No. La competenza non la
decide il numero di firme. Il contenuto della legge, poi, è
amministrativo e il Cr non si occupa di questo. Ci prendiamo la
responsabilità, tra tutti i procedimenti amministrativi legati a
un percorso sanitario, di decidere di legiferare solo su uno?
Sarebbe singolare'.
La discussione si è chiusa con l'intervento di Andrea Cabibbo
(capogruppo di FI): 'Noi non possiamo fare leva su un sentimento
diffuso di tipo pietistico per sdoganare interventi nel nostro
ordinamento giuridico. Conta l'autodeterminazione o mettere le
persone nelle condizioni di essere libere da paura e solitudine?
Che ruolo hanno le Istituzioni? Il Sistema sanitario nazionale -
ha concluso - non deve fornire solo guarigione, ma la cura per
non lasciare soli gli individui'.
ACON/MT-fc