IDROGENO. AUDIZIONI IN II COMM: OBIETTIVO PRODURRE 5MILA TONNELLATE
Energia verde, dibattito in aula con 3 assessori e numerosi
tecnici
(ACON) Trieste, 15 nov - Un progetto piccolo nella portata ma
grande nelle ambizioni. Così Massimiliano Pozzo, il consigliere
del Pd primo firmatario della richiesta di audizioni in II
Commissione, ha definito la Valle dell'idrogeno del Nord
Adriatico. Che in sei anni di tempo si propone di arrivare a una
produzione di 5000 tonnellate di idrogeno rinnovabile all'anno in
Friuli Venezia Giulia, Slovenia e Croazia, con uno scambio di
almeno il 20 per cento fra i tre territori e il coinvolgimento di
37 diversi partner tra pubblico e privato.
Questi numeri sono emersi dagli interventi di tre assessori
(Sergio Emidio Bini, Alessia Rosolen e Fabio Scoccimarro) e di
numerosi portatori d'interesse, convocati in aula consiliare dal
presidente della Commissione, Markus Maurmair (FdI), e sottoposti
a un fuoco di fila di domande da parte dei consiglieri, a
conferma dell'interesse per il tema dell'energia del futuro.
La domanda di partenza l'ha messa sul tavolo Pozzo, esternando
una serie di dubbi: "Quali saranno i risvolti concreti di questo
progetto, dove potrà essere utilizzato l'idrogeno? Noi vorremmo
che oltre alle parole ci fossero i fatti". E in tanti hanno
provato a rispondergli. A partire da Rodolfo Taccani,
rappresentante di quell'Università di Trieste che è uno degli
attori protagonisti del progetto Nahv (North Adriatic Hydrogen
Valley, nella nomenclatura internazionale).
"Si prevede - ha spiegato il docente - lo stoccaggio, il
trasporto e l'utilizzo in settori dove nell'immediato
l'elettrificazione non può darci un contributo importante. Un
esempio è la produzione di acciaio, ma anche quella di cemento. E
il settore dei trasporti ad alta intensità energetica: si fa
fatica ad immaginare batterie elettriche in camion che viaggiano
per 8-10 ore al giorno". Prospettive condivise da Lorenzo
Campagna, delle acciaierie Bertoli-Safau che fanno parte del
gruppo Danieli: "Rinunciare a carbonio e metano in alcuni dei
nostri processi è quasi impossibile, dunque siamo interessati a
valutare l'opzione dell'idrogeno verde". Applaude anche
Confindustria Alto Adriatico, con Elisabetta Michieli:
"L'idrogeno è un vettore strategico per garantirci la sicurezza
energetica: appoggiamo questo progetto perché è lungimirante".
Paolo Pivato - rappresentante del consorzio Nip di Maniago che ha
avviato un progetto spin-off con l'obiettivo ambizioso della
decarbonizzazione di una valle montana - crede che l'idrogeno
sarà in grado di alimentare a tariffe ragionevoli i mezzi pesanti
ma anche le biciclette, "perché le due ruote elettriche hanno un
ciclo di vita breve, e l'idrogeno consentirebbe ricariche molto
rapide". Una tesi che non convince Taccani e neppure la
consigliera Giulia Massolino (Patto-Civica), convinta che "ci
siano già sistemi efficienti con altri tipi di batterie".
Sollecitata in particolare da Furio Honsell (Open) a spiegare la
scelta di investimento da parte di Acegas Aps Amga, Maria
Mazzurco si è detta convinta che "le infrastrutture debbano
partire un attimo prima dello sviluppo dei territori. Nessuno
pensa - ha precisato, spiegando di condividere perplessità e
dubbi espressi da alcuni consiglieri - che l'idrogeno sarà una
soluzione per i consumi domestici: tutto quel che sarà
elettrificabile in futuro verrà elettrificato. Ma questo progetto
parte con l'approccio di sistema giusto in quanto l'Europa per
prima punta sull'idrogeno". Parole apertamente condivise dagli
assessori Bini e Rosolen. "L'Ue investirà tra gli 80 e i 120
miliardi - ha ricordato l'assessore al Lavoro - e il Governo
nazionale ne metterà altri 3 e mezzo, quindi la Regione investe
su un progetto già condiviso". Dall'assessore Scoccimarro e dai
suoi uffici è arrivato poi il suggerimento di "tariffe
incentivanti per far decollare il sistema, come si fece in
passato per il fotovoltaico".
Tra i portatori d'interesse sono intervenuti anche Riccardo
Edmondo Bernabei di Snam (che è al lavoro sula tecnologia di
compressione dell'idrogeno), Salvatore La Rosa di Area Science
park, Sandra Primiceri del Consorzio industriale del'area
giuliana ed Eleonora Cordioli della Fondazione Bruno Kessler di
Trento. Qualche preoccupazione sul piano dell'occupazione è stata
espressa da Ezio Tesan della Uil Fvg, mentre Giuseppe Zottis di
Trieste Trasporti ha sottolineato la volontà di avviare una
sperimentazione con l'idrogeno.
Altri consiglieri hanno poi aggiunto carne al fuoco. Rosaria
Capozzi (M5S) ha chiesto come si stia muovendo la Regione
nell'elettrificazione delle banchine portuali, ricevendo da
Primiceri la risposta che gli appalti sono appena stati banditi.
Andrea Carli (Pd) è preoccupato per il costo di produzione
dell'idrogeno, "attualmente di 8 euro per 1 chilo e da portare a
2 euro per renderlo competitivo. E se volessi fare l'attuale
pieno di benzina, diciamo 40 litri di carburante, di quanto
idrogeno avrei bisogno?". Di pochi chili, gli hanno risposto gli
uffici dell'assessore Scoccimarro, delineando però un quadro in
cui la risorsa idrogeno sarà importante soprattutto "per
garantirsi l'indipendenza energetica rispetto agli sbalzi delle
disponibilità e dei prezzi, spesso decisi a livello geopolitico
come abbiamo visto con gas ed elettricità in questi anni".
Alberto Budai (Lega) è convinto comunque "che alla fine come
Paese saremo importatori netti di idrogeno, perché per produrlo
con l'energia elettrica servirebbero milioni di ettari di campi
da riservare al fotovoltaico". "Sì, verosimilmente importeremo -
gli ha risposto ancora Mazzurco - ma questi piccoli impianti ci
serviranno per immagazzinare energia, perché l'idrogeno si può
stoccare facilmente e trasportare. L'idrogeno verde richiede
energia elettrica ma i due sistemi non confliggono, sono
piuttosto complementari". Risposte anche a Massolino che aveva
sollevato il tema dei consumi d'acqua, altro elemento necessario
per produrre l'idrogeno. "In periodi di siccità la risorsa idrica
è preziosa, ma riutilizzeremo le acque reflue che altrimenti
verrebbero scartate", ha spiegato Mazzurco. "Per produrre le
5mila tonnellate di idrogeno - ha ribadito Taccani - ci
servirebbero 50mila tonnellate d'acqua, numero importante ma non
così impressionante se mettiamo insieme Fvg, Slovenia e Croazia".
Convinta che si debba garantire una produzione "veramente green"
dell'idrogeno anche Serena Pellegrino (Avs).
"Dobbiamo ragionare in prospettiva - ha osservato Roberto Novelli
(FI), con una riflessione che in qualche modo sintetizza il
dibattito - perché spesso nelle fasi iniziali questi percorsi non
sono chiarissimi. Ma l'Europa ci crede, così come Cina, Giappone
e altri Paesi. Del resto negli anni Quaranta chi poteva
immaginare che l'uomo sarebbe arrivato sulla Luna?".
ACON/FA