SICUREZZA SUL LAVORO. HONSELL (OPEN): PIÙ TUTELA CON LA CERTIFICAZIONE
(ACON) Trieste, 23 feb - "La certificazione della sicurezza sul
lavoro andrebbe perseguita dalle aziende con la medesima
attenzione con la quale vantano la qualità del loro marchio. La
produttività non si accresce riducendo i sistemi di sicurezza o
accelerando le procedure, ma garantendo tutte le tutele ai
lavoratori. La sicurezza si può raggiungere solamente eliminando
ogni situazione di non conformità, anche se queste non conducono
a infortuni".
Così dichiara in una nota il consigliere regionale di Open
Sinistra Fvg, Furio Honsell.
"Non ci si deve occupare solamente degli infortuni. Una
repubblica fondata sul lavoro - sottolinea ancora Honsell - deve
assicurare che quest'ultimo non mini la salute. Sembra, invece,
che l'attenzione nei confronti dell'insorgenza di malattie
professionali si riduca solamente ad adempimenti burocratici o
sia del tutto trascurata".
"Gravissime - prosegue il consigliere di Opposizione - sono poi
le carenze di organico sia presso l'Ispettorato nazionale del
lavoro, sia quelle di medici e operatori dei Servizi di salute e
sicurezza sui luoghi di lavoro che dipendono dalle Aziende
sanitarie regionali. Come Open Sinistra Fvg, avevo fatto
un'interrogazione all'assessore Riccardi alcuni mesi fa per
conoscere se intendesse potenziare tale servizio".
"Avevamo poi organizzato - spiega ancora - con il sindacato Usb e
Potere al Popolo un incontro a Pordenone per presentare la
proposta di legge di iniziativa popolare sull'istituzione del
reato di omicidio sul lavoro. A tutt'oggi, infatti, un incidente
mortale è solamente un'aggravante dell'omicidio colposo. Non
esistono fatalità, esistono solamente omissioni colpevoli.
Purtroppo, pare che il ministro Nordio non colga o non voglia
cogliere la differenza".
"Purtroppo - conclude Honsell - la prevenzione non riceve mai
abbastanza attenzione nel nostro Paese e nella nostra regione. I
numeri degli incidenti e delle malattie crescono, soprattutto a
causa della precarietà dei lavoratori e delle scarse tutele loro
garantite dai contratti con i quali vengono fatti lavorare. È
davvero inaccettabile che un Paese nel quale non ci sia un
salario minimo e dove le persone lavorano per pochi euro l'ora,
si continui a imporre loro di pagare un prezzo così alto di
salute, se non addirittura la vita".
ACON/COM/sm