ELEZIONI. CAPOZZI (M5S): NON VOTEREMO UN DDL CHE AUMENTA ASTENSIONISMO
(ACON) Trieste, 20 mar - "Questo disegno di legge ci vede
fortemente contrari, lo siamo nel metodo perché costituisce un
atto d'imperio della Maggioranza, frutto di un lavoro non
condiviso con le altre forze politiche e che svilisce il ruolo
stesso del Consiglio. Non solo l'azione politica, ma anche le
priorità delle forze politiche non sono le stesse. Per noi rimane
fondamentale combattere l'astensionismo, riportare i cittadini
alle urne ed è questo lo spirito che sottende gli emendamenti che
abbiamo presentato". A dirlo in una nota, così come durante la
discussione generale del ddl 15 in Aula, è la consigliera
regionale del Movimento 5 Stelle, Rosaria Capozzi.
"Per il Centrodestra è urgente evitare altre sconfitte come
quella di Udine, come confermato dall'assessore Roberti, che
costituisce ancora un nervo scoperto - commenta la Capozzi - e
per questo ricorrono a certi espedienti per mascherare la
difficoltà che hanno ad individuare candidati sindaci all'altezza
del ruolo. Lo consideriamo un assalto alla legge elettorale,
ancor più intollerabile perchè celato dietro ad un risparmio di
spesa".
"Noi difendiamo la soglia del 50% sul ballottaggio, perché
consente di avere un sindaco legittimato da una maggioranza più
ampia e visto il trend della partecipazione piuttosto bassa, dove
l'affluenza alle urne è ormai inferiore al 50%, verrà dichiarato
eletto chi ottiene, forse, il 20% per cento dei voti.
Un sindaco eletto con queste cifre - ribadisce la consigliera 5
Stelle - sarà maggiormente esposto ad una instabilità
amministrativa perché qualunque decisione prenderà, non
rappresenterà la maggioranza dei suoi concittadini".
"La ratio del ballottaggio è duplice: in primo luogo, chi riveste
una carica di particolare rilievo deve essere legittimato dalla
maggioranza assoluta degli elettori; in secondo luogo, prevede
che le elezioni devono comunque produrre un risultato univoco e
indiscutibile. Come Movimento 5 Stelle -evidenzia l'esponente
pentastellata - difendiamo il limite del secondo mandato, a
difesa dello stesso principio democratico per non avere un
eccesso di potere locale di un governo che va oltre i 10 anni".
"Il limite ai mandati dei sindaci e dei presidenti di Provincia
fu introdotto con la legge 81/1993 come temperamento di sistema,
con l'intento di evitare una concentrazione di potere in capo a
una sola persona e per evitare gli effetti sulla par condicio
delle elezioni successive. Il senso va rintracciato nel fatto che
nei governi locali ci sarebbe maggiore pericolo per la prossimità
tra l'eletto e la comunità, con la necessità di tutelare la
libertà di voto e di impedire eventuali fenomeni clientelari e,
al contempo, di favorire il ricambio ai vertici
dell'amministrazione locale. Ecco perchè - conclude la Capozzi -
secondo noi in questo momento storico i temi che dovrebbero
essere posti al centro dell' agenda sono altri, primo fra tutti
portare i cittadini alle urne".
ACON/COM/rcm