AMBIENTE. IN IV COMM AUDIZIONI SGHIAIAMENTO CELLINA E LAGO BARCIS - 2
(ACON) Trieste, 23 mag - Dal Comune di Barcis, tra i chiamati
in audizione sul progetto per lo sghiaiamento del lago, sono
giunte alcune richieste che per larga parte coincidono con quelle
dei comitati presenti in IV Commissione: in adesione alla
direttiva ministeriale del 2014 Grandi dighe, si predisponga
anche per il lago di Barcis un Piano emergenza diga; si vigili
sul rispetto degli adempimenti per il concessionario Edipower, a
cui compete per decreto aggiornare il Progetto di gestione degli
invasi (il Pgi attuale risale al 2008) e relativo Piano di
gestione dei sedimenti (Pgs); si rendano le ghiaie dei bacini
della Valcellina più attrattive, magari sospendendo le
concessioni all'estrazione in pianura dato che mettono a
disposizione inermi a costi più sostenibili (attualmente in
Friuli Venezia Giulia sono autorizzate 22 cave di ghiaia, delle
quali 11 nella sola provincia di Pordenone, con concessioni che
scadranno tra il 2024 e il 2032); i Comuni dell'asta del Cellina
siano coinvolti nella costituzione della società energetica
regionale a capitale pubblico/privato.
L'amministrazione comunale di Montereale Valcellina ha poi
rimarcato la consapevolezza che c'è la necessità di interventi di
emergenza atti a portar via la ghiaia, con un passaggio di camion
che prevede anche l'attraversamento dell'abitato, ma la soluzione
non può limitarsi a un trasporto pesante su gomma. Si devono
valutare altre soluzioni, inoltre vanno coinvolti anche altri
portatori di interesse, ad esempio i possibili acquirenti del
materiale ghiaioso.
Il Comitato per la vita del Friuli rurale ritiene che attualmente
si stia facendo il bene solo dei cavatori e punta in particolare
sull'importanza di opere adatte a garantire la messa in sicurezza
del lago, mentre la previsione di un commissario straordinario
non sarebbe la soluzione giusta. Bisogna assicurare lo svaso del
lago in caso di emergenza - è stato spiegato - e il modo c'è:
realizzare un'altra diga a monte per frenare l'acqua inserendo
dei pali trasparenti, poco impattanti visivamente, che hanno
l'effetto di abbattere la forza dell'acqua e dunque di rallentare
il deposito locale dei sedimenti. Invece si è optato per una
soluzione non efficace costruendo una strada lungo un fianco del
lago, di grande impatto, oltre a un ponte in ferro da utilizzare
per portare via le ghiaie.
I referenti del Comitato Valcellina non vogliono che una scelta
raffazzonata renda Barcis una cava perenne a cielo aperto:
auspicano il rinnovo delle concessioni tramite gara, ma valutando
costi/benefici delle opere. Chiedono, poi, di studiare come
intercettare e stoccare la ghiaia a monte, non nei pressi del
lago, e da lì portarla a valle attraverso la galleria che si
trova a Vallata, oltre a prevedere da subito compensazioni al
Comune di Barcis visto che la ghiaia escavata ha un costo,
ottenendo in tal modo gli stessi diritti che hanno i Comuni delle
cave autorizzate in pianura. Non da meno, anche loro esigono
chiarezza sulla sicurezza dell'invaso e sulla capacità di
scarico, nonché di poter concertare interventi di recupero,
ripristino e manutenzione delle briglie di contenimento ghiaia a
monte (ne sono state costruite 5 in passato e sono state lasciate
crollare, hanno denunciato) per mitigare il loro ingresso nel
serbatoio e avere così più acqua a disposizione.
Il Comitato Valcellina da anni punta ad ottenere un Pgi, l'unico
che costringerebbe tutti i protagonisti a ragionare assieme.
Infine si è parlato di circa 20 milioni di mc di ghiaia
attualmente accumulata, destinata ad aumentare negli anni visti
gli scarsi interventi; si è calcolato che servono 32 anni per
stoccare 10 mln di mc, il che significa che la valle è condannata
per i prossimi 100 anni. C'è la necessità di prendere una
soluzione definitiva.
I numeri sentiti hanno, però, lasciato perplessi i referenti del
Consorzio di bonifica Cellina Meduna e il responsabile della
sicurezza delle opere e dell'esercizio dell'impianto della diga
di Ravedis, il quale ha esposto una serie di dati molto
ingegneristica e dettagliata sugli aspetti delle criticità lungo
l'asta del Cellina e lo sghiaiamento del lago, con le previsioni
delle possibili soluzioni sviscerate da un punto di vista tecnico
e anche economico, partendo dalla centrale di Barcis e arrivando
a quella di Cordenons, passando per le centrali di Ponte Giulio,
S. Leonardo, S. Foca e Villa Rinaldi. È quindi stato spiegato
come, considerate tutte le varianti, non ultime quelle
meteorologiche, non sia facile pensare a un'unica modalità di
sghiaiamento o di stoccaggio.
Il responsabile del Consorzio per il Nucleo di
industrializzazione della provincia di Pordenone (Nip) ha invece
commentato che, data la portata economica importante dei
progetti, si dovrebbe valutare anche l'interconnessione del
bacino di Barcis con l'acquedotto della Destra Tagliamento, oltre
a cercare di valorizzare i materiali che escono dalla valle. A
tal proposito, è stato reso noto che il Consorzio ha contattato
l'Arabia Saudita (a cui già vende l'acqua Dolomia) in quanto
Paese che ha bisogno, ma non possiede, inermi di qualità.
Ulteriori richieste sono poi state esposte anche dal Circolo
Legambiente Prealpi Carniche, a detta del quale il Laboratorio si
presenta come l'ennesima Commissione consultiva, oltre al fatto
che la sua denominazione denota un approccio parziale alle
problematiche mentre l'esigenza è di una riqualificazione
dell'intera asta del fiume, dalle sorgenti alle risorgive. Non
ultimo, la ghiaia del Cellina è di ottima qualità e viene venduta
a circa 10 euro/mc, perciò non si deve sottovalutare l'aspetto
economico della questione. Ecco che per Legambiente deve essere
ripreso, con la variante alla viabilità del 2004, il progetto
approvato dalla Conferenza dei servizi nel 2002 e appaltato con
urgenza, chiarendo il percorso dei mezzi pesanti a Montereale
Valcellina e progettando un intervento di sistemazione idraulica
e di asporto continuato nel tempo di circa 150mila mc/anno di
materiale. Di pari passo, la Regione deve dotarsi di un Prae in
cui inserire i prelievi di materiale esuberante da tutti i fiumi
del Fvg soggetti a sistemazione idraulica.
Per i consiglieri di opposizione le audizioni - che non sono
concluse, ma saranno riproposte in una successiva seduta da
calendarizzare in tempi brevi - hanno fatto emergere elementi
preoccupanti e contraddittori, in quanto la Regione da un lato
parla di decisioni ancora da prendere e che devono vedere
coinvolti tutti gli interessati, dall'altro già ha stabilito una
spesa da 113 milioni per una soluzione su strada. Dopo tanti anni
di immobilismo, hanno aggiunto, è ora che la Giunta sproni il
Laboratorio e gli dia una scadenza nella consegna dei progetti.
Alla domanda su come sia stato possibile chiedere fondi statali
per un progetto che si dice ancora in itinere, è stato spiegato
che il Piano nazionale di interventi infrastrutturali e per la
sicurezza del settore idrico (Pniissi) prevede un aggiornamento
annuale e due macro voci, per gli invasi e per i sistemi di
acquedottistica, perciò quando ci saranno evoluzioni, il portale
potrà essere debitamente adeguato.
2 - fine
ACON/RCM-fa