FERROVIE. CAPOZZI (M5S): COSTI NODO UDINE, URGE DIBATTITO PUBBLICO
(ACON) Trieste, 14 giu - "Il nodo di Udine di cui, come
ricordato dall'assessore Amirante, si parla in città dagli anni
Novanta, è l'ennesima opera italiana che sai quando inizia, non
sai quando finisce e nemmeno quanto ti verrà a costare. Ci si
appiglia alle guerre e all'inflazione, ma sta di fatto che
nessuna circostanza dovrebbe permettere il raddoppio dei costi di
un'opera pubblica, senza che questo crei un qualche imbarazzo o
una qualche discussione".
Ad affermarlo, in una nota, è la consigliera regionale del
Movimento 5 Stelle Rosaria Capozzi, assieme al rappresentante del
gruppo territoriale di Udine, Michele Comentale, che commentano
il raddoppio dei costi del nodo ferroviario di Udine.
"La commissione tenutasi nel Comune di Udine - spiega Capozzi - è
stata molto importante per far capire ai cittadini alcune cose:
da quando c'è la Giunta Fedriga l'opera che doveva costare 186
milioni, secondo l'Amirante verrà a costare 280 milioni di euro,
ma il direttore del servizio regionale, Enzo Volponi, ha detto
che ad oggi il costo dell'opera è di 340 milioni di euro. Non
essendo partiti tutti i cantieri, i costi potrebbero ancora
lievitare. In ogni caso, siamo oltre la soglia prevista per far
sì che le opere prevedano il dibattito pubblico. Ma lo spezzatino
di Rfi punta a evitarlo".
"Abbiamo assistito a parecchi annunci e sblocchi di milioni di
euro negli ultimi mesi - prosegue l'esponente pentastellata - ma
il fabbisogno necessario al completamento del nodo è passato dai
133 milioni del contratto presentato quando al Ministero dei
trasporti c'era il Movimento 5 Stelle, ai 170 milioni attuali. In
questi anni non sono aumentati solo gli annunci, che di fatto
risultano del tutto inutili se poi aumentano anche i costi finali
dell'opera, ma soprattutto i disagi per i cittadini di Udine,
costretti ad attese ancora maggiori ai passaggi a livello".
"Se invece di seguire le opere faraoniche - conclude Capozzi - si
fossero fatte quelle effettivamente utili, avremmo una linea
ferroviaria efficiente, più veloce, più capace e quindi più utile
alle nostre imprese che nei prossimi anni saranno costrette a
spostare il traffico merci dalla strada alla ferrovia. Ma qui,
invece di andare avanti, facciamo passi indietro".
ACON/COM/sm