MULTIUTILITY. PELLEGRINO (AVS): CON DDL 19 NO GARANZIE ACQUA PUBBLICA
(ACON) Trieste, 18 giu - "Il ddl 19 non garantisce - e di
conseguenza in Consiglio il mio voto al provvedimento è stato
contrario - che il gestore unico del servizio idrico integrato
resti, nel futuro, sempre pubblico ed estraneo alle logiche del
profitto nella gestione dell'acqua, protetto dai meccanismi di
spartizione tra grandi società e multinazionali".
Lo afferma in una nota la consigliera regionale di Alleanza Verdi
e Sinistra, Serena Pellegrino, a margine della discussione in Aul
sul ddl 19 relativo alla gestione dei servizi idrici e dei
rifiuti urbani.
"Non vediamo vincoli - spiega Pellegrino - per far sì che questo
fondamentale bene comune sia mantenuto saldamente in mano
pubblica e rimanga al centro della nostra partecipazione
democratica, cura e controllo. Inoltre, la concessione di
contributi a sostegno delle fusioni tra enti gestori andava
circoscritta alle sole società in house che gestiscono il
servizio idrico integrato, tenendo ben separata l'incentivazione
delle fusioni nel settore della gestione dei rifiuti urbani".
"La volontà popolare - ribadisce l'esponente di Centrosinistra -,
espressa con il referendum del 2011 sull'acqua pubblica, continua
a non essere pienamente realizzata: l'acqua, e non solo quella
potabile, rischia continuamente le insidie del mercato,
nonostante i cittadini ne siano gli esclusivi proprietari e,
nonostante sia stato escluso che alcuno possa avere una garanzia
di profitto investendo sul servizio idrico. Anzi, l'acqua è quel
bene comune che, forse più di altri, mantiene vivo il sentimento
collettivo della proprietà pubblica, quale eccezionale e benefico
collante delle comunità e attivatore delle dinamiche di
partecipazione alla vita sociale e politica".
"Sussistono buone ragioni per le fusioni per incorporazione tra
gestori in house del servizio idrico integrato - precisa la
consigliera di Opposizione -, ma servono paletti ben determinati,
che non si è voluto apporre. Ad esempio, andava previsto che le
fusioni delle società in house conservassero l'unità del bacino
idrografico e realizzassero accorpamenti tra bacini contigui, in
coerenza con la localizzazione delle risorse idriche e le
specifiche esigenze dei territori, in nome di una corretta logica
di progettazione territoriale e con lo scopo di armonizzare,
tanto le prerogative proprietarie del bene acqua, quanto i
bisogni diversificati e specifici dei territori".
Descrivendo altri esempi di correttivi, la consigliera di Avs
afferma che "la concessione degli incentivi ai Comuni, per
l'aumento delle quote di capitale precedente la fusione, doveva
essere subordinata espressamente al riscontro dei contenuti e dei
miglioramenti, previsti e da realizzarsi grazie alla fusione,
relativi a sostenibilità ambientale, sociale, economica e
tariffaria, riaffermando così le architravi su cui si regge il
principio dell'acqua bene comune".
"Non è mai eccessivo - conclude Pellegrino - rendere
circostanziata ed esplicita, come richiesto da Cgil in audizione
e ripreso in un mio emendamento omologo a quello della
Maggioranza, la tutela dei lavoratori delle società impegnate nel
progetto di fusione. Bene che sia stato inserito nella norme
che, anche ai fini della concessione dei contributi, con
specifica clausola sociale, sia assicurato il riconoscimento dei
diritti e delle esistenti condizioni retributive e contrattuali
ai sensi dell'articolo 2112 del Codice civile".
ACON/COM/sm