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FINE VITA. CABIBBO (FI): NO A FORZATURE, ISTITUZIONI SCELGANO LA CURA

19.06.2024
18:51
(ACON) Trieste, 19 giu - "Se un rappresentante dello Stato, vigile del fuoco o agente delle forze dell'ordine, interviene per impedire un gesto estremo da parte di una persona che si trova in una condizione di grande sofferenza, fisica o psicologica, c'è una sola persona disposta a parlare di abuso di potere o azione liberticida o illegittima? In altre parole, c'è qualcuno che può mettere in discussione il dovere costituzionale di solidarietà, elemento fondamentale dell'operato delle istituzioni pubbliche? Ribadisco con convinzione l'auspicio che le istituzioni si pongano sempre dalla parte della vita, anche difficile, anche complicata e contro la morte facile e l'annullamento della dignità umana. Scegliendo con convinzione la cura, non l'abbandono".

Così in una nota Andrea Cabibbo, capogruppo di Forza Italia in Consiglio regionale, nel ribadire "l'incompetenza della Regione a legiferare in materia di fine vita, come peraltro già affermato chiaramente dall'Avvocatura generale dello Stato e ribadito dalla pregiudiziale di oggi nell'aula del Consiglio regionale. I proponenti continuano a combattere una battaglia strumentale sulla pelle dei sofferenti, ben sapendo che su questo tema la competenza è solo del legislatore nazionale. Si respingono al mittente le accuse dei proponenti secondo i quali la Maggioranza non voglia esprimersi nel merito: la pregiudiziale non è un escamotage e il Consiglio regionale aveva già respinto la mozione del collega Bullian che aveva il medesimo oggetto della proposta di legge. Successivamente, in Terza commissione, dopo un approfondito esame, la maggioranza si è pronunciata in modo compatto bocciando la proposta approdata oggi in Consiglio regionale". Secondo Cabibbo "va sgomberato il campo dal grande equivoco sul quale si basa questa proposta di legge: la sentenza n. 242/2019 della Corte Costituzionale non riconosce alcun "diritto al suicidio", ma solamente depenalizza - in presenza di alcuni precisi requisiti e quindi in ipotesi eccezionali - la condotta di chi aiuta medicalmente a suicidarsi, ribadendo la centralità del diritto alla vita e l'irrinunciabilità della sua tutela penale, anche dinnanzi alla richiesta di morte del suo titolare". Ancora il capogruppo forzista: "Legiferare su questi temi, dunque, significa intervenire sulla titolarità e sull'esercizio di diritti fondamentali, soggetti in realtà a competenza legislativa esclusiva dello Stato, trattandosi di norme che incidono su aspetti essenziali dell'integrità della persona e dell'autodeterminazione terapeutica, che devono essere trattati in modo omogeneo in tutto il Paese". Cabibbo ribadisce che l'obiettivo, da parte del legislatore, dovrebbe essere "eliminare la sofferenza, non accelerare il processo crepuscolare del sofferente cui, invece, la sanità pubblica ha il dovere di garantire ogni supporto, anche psicologico, mettendo al centro del rapporto tra medico e paziente un'irrinunciabile alleanza terapeutica. La scelta tra cura e abbandono è un bivio cui le istituzioni non possono sfuggire e che si presenta ogni volta che si approva una legge o che si costituisce un servizio pubblico. Se il servizio sanitario affermasse che di fronte a un'invalidità o una malattia incurabile è un bene procurarsi la morte, direbbe ad alta voce che la vita fragile non ha senso, che va abbandonata, che va scartata. Ognuno giudichi - conclude l'esponente forzista - se ritiene più umano e ragionevole ricevere per sé e per i propri cari, anche dalle istituzioni pubbliche, cura o abbandono". ACON/COM/fa



  • Andrea Cabibbo, capogruppo di Forza Italia
    Andrea Cabibbo, capogruppo di Forza Italia